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Comics standoff: Monolith, Sentinelle d’inverno, La Terra dei Figli

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Non potrebbero essere più diversi tra di loro, uno è un fumetto ultra patinato che è già un film, il secondo è una distopia politica che ci parla del terrorismo e il terzo è una lotta personale che l’autore ha intrapreso con sé stesso. Dunque facciamo partire il carillon, stringiamo l’inquadratura su mani e pistole ... Comics standoff: Monolith, Sentinelle d’inverno, La Terra dei Figli

Non potrebbero essere più diversi tra di loro, uno è un fumetto ultra patinato che è già un film, il secondo è una distopia politica che ci parla del terrorismo e il terzo è una lotta personale che l’autore ha intrapreso con sé stesso. Dunque facciamo partire il carillon, stringiamo l’inquadratura su mani e pistole e vediamo chi la spunta.

Monolith — Primo Tempo (Recchioni , Uzzeo — LRNZ)

La tecnologia c’ha questo problema: quando non funziona perfettamente diventa un problema più grande di quello che cerca di risolvere. Il telefono in cui tieni tutti i tuoi contatti che si scarica, il navigatore che ti porta in mezzo al nulla, qualcuno che ti spia perché non hai configurato bene la videocamera del tuo sistema di allarme, tua zia che ti fa formattare un PC pieno di virus. La tecnologia c’ha anche quest’altro problemino, che ti mette in mano una serie strumenti di sorveglianza estremamente facili da usare, che rendono anche la persona più riservata del mondo uno spione.

L’abilità di Recchioni e Uzzeo invece non sta solo nello scrivere bene, ma risiede anche in una profonda capacità di analisi, un intuito sopraffino che gli permette di capire (o addirittura influenzare) prima degli altri cambiamenti, mode e tendenze. Non solo hanno una katana affilata, ma dopo i fatidici sette respiri sanno subito dove colpire. Monolith rappresenta la loro interpretazione di una corrente che vede in Black Mirror la sua manifestazione più evidente: il momento in cui smettiamo di esaltarci per la tecnologia e cerchiamo di capire come ci cambia.


La storia entra subito nel vivo con pochi dialoghi essenziali: un uomo che, come molti, usa la tecnologia per sorvegliare una compagna che in passato non si è comportata bene, un figlio che ci finisce nel mezzo e una macchina dotata di tecnologie smart che analizzano, prevengono, proteggono, o quasi. Ovviamente tutto finisce malissimo, tra rabbia, sensi di colpa e un bambino intrappolato nel bel mezzo del nulla perché tu hai deciso di fare di testa tua e la macchina pure.

Al di là della buona intuizione narrativa, ciò che porta Monolith a un livello superiore sono i disegni di LRNZ. Ormai non ha neanche più senso di dire che “confermano il suo talento”, questo è successo anni fa, diciamo che se la vita fosse un videogioco avrebbe ottenuto un ulteriore livello di abilità. Non c’è pagina in Monolith che non nutra gli occhi con riflessi, ombre, dettagli e soluzioni grafiche perfette.

Dal giallo e nero di un allarme che suona ai mille neri delle sequenze oniriche. Sguardi, panorami, riflessi, corpi, sfumature e colori che ci invitano a una lettura che si prenda tutto il tempo necessario prima di andare avanti con la pagina successiva. Poveretti quelli che hanno deciso di farne un film e mettersi in competizione con tutto questo.

Sentinelle d’Inverno (Vaughan — Skroce)

Cosa succede quando sei gli Stati Uniti e anni te ne freghi del surriscaldamento terrestre? Che poi nel 2112 arriva il momento in cui invadi il Canada coi robottoni per rubargli tutta l’acqua. Se vi sembra strano, sappiate che ci avevano pensato.

Il fumetto di Vaughan, fondamentalmente una versione seria del film di South Park, cerca in qualche modo di insidiare nel lettore il tarlo di una riflessione su terrorismo, espansionismo, tortura, kamikaze, prigionia e guerre economiche. Il punto di vista principale del racconto è infatti una ragazza canadese che ha perso tutti nei primi giorni dell’offensiva e che si è trasformata in uno strumento di vendetta. Insomma, l’idea è quella di farci tifare per i terroristi, o almeno di farci venire qualche dubbio.

Casomai il metaforone con la situazione attuale non fosse ancora abbastanza evidente, nella parte finale ci pensa proprio lei a rendere palesi gli intenti. “Sai cosa succede davvero quando fai saltare per aria i genitori di qualcuno? — chiede la ragazza a una torturatrice cattiva cattiva — Non ottieni un nobile difensore della giustizia, ottieni me”.


L’idea non è male e viene presentata col giusto grado di incertezza, perché in fondo nessun lato della barricata ha pienamente ragione, ma la storia avrebbe avuto bisogno di parecchie pagine in più. Dopo un buon inizio tutto si risolve un po’ troppo in fretta, come se l’autore si fosse accorto di non avere più spazio, il risultato è che manca quel qualcosa in grado di rendere le azioni del gruppo di freedom fighters un po’ più sensate e coerenti. Ci sono un sacco di personaggi interessanti che vanno e vengono troppo in fretta ed è un vero peccato (piccolo appunto: non affezionatevi troppo a nessuno).

Il terrorismo e la guerriglia non nascono solo come risposta alla violenza diretta, soprattutto quello fatto di gente disposta a farsi saltare in aria, ecco perché nonostante la violenza e una storia interessante Sentinelle D’Inverno non è un moderno V per Vendetta che sostituisce la Tatcher con gli Americani. Dopo Saga a Vaughan gli voglio bene come un fratello, ma stavolta il diamante brilla meno del solito.

Nota di merito assoluto per i disegni di Skoce che, non chiedetemi come mai, con quel tratto pulito, particolareggiato e particolarmente preciso nel mostrare ogni espressione possibile, mi ha ricordato il compianto Steve Dillon. Alcune tavole sono veramente potenti, anche se non si esce quasi mai da una gabbia molto classica.

Comunque, un fumetto da recuperare, magari non subito, ma dategli una possibilità, perché alcuni dialoghi sono spettacolari e la storia non lesina le scene d’azione spettacolari.

La Terra dei Figli (Gipi)

Gipi è un toscano, e come tutti i toscani se gli metti un’etichetta cercherà di strapparsela di dosso in tutti i modi. Se diventa famoso per le storie autobiografiche, ecco che cerca la narrativa pura, se sbavi sui suoi acquerelli decide di farti un libro intero tutto in bianco e nero con disegni cattivi, rigidi o, come ha detto lui “spolpati come un osso”. Se pensi che sia un tipo tutto serio, ecco che ti fa il gioco di carte e passa la giornata seduto per terra a Lucca Comics a divertirsi e a ridere come un matto. Gipi è forse la risposta migliore a chi si scandalizza quando un autore fa qualcosa che il pubblico non ritene nelle sue corde.

La Terra dei Figli è il risultato sia di questa voglia di scappare, sia di una scommessa con sé stessi, il vedere se si ha la capacità di raccontare una storia senza didascalie, flashback e altri trucchetti, ma avendo più o meno solo gli strumenti a disposizione del protagonista, un ragazzo che vive in un mondo post-apocalittico fatto di gente di poche parole e fanatici che parlano una italiano preso da Facebook.

Il risultato è un libro tosto, non vuole divertirti, che non ti coccola con soluzioni facili, non ti viene incontro. Se fosse un videogioco non sarebbe certo Assassin’s Creed o Call of Duty, ma uno di quegli strategici della Paradox in cui devi imparare un sacco di cose e stare attento a ciò che succede.


C’è un momento devastante, composto da circa nove pagine, in cui vediamo un diario scritto a mano dagli occhi di chi non sa leggere. Una scelta che genera ansia, fastidio, difficoltà e incomprensione che è forse uno dei punti più alti di una narrazione che si spoglia di tutto per darti solo ciò che hai di fronte, senza orpelli.

Chi si prenderà il tempo di assaporare, capire e sbrogliare il tratto finissimo e ingarbugliato dei disegni si troverà di fronte una storia che ci racconta di come a volte la durezza sia una forma di amore quando il mondo fa schifo, di come alla fine tutto ciò di cui abbiamo bisogno è sapere che qualcuno ci vuole bene, anche se non sappiamo che nome dare a questo sentimento e che anche quando nella vita abbiamo fatto solo schifo c’è sempre tempo per un gesto di redenzione.

Adesso non vedo l’ora di scoprire cosa Gipi non farà nel suo prossimo racconto.

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