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Space Opera: l'erede glamour di "Guida galattica per gli autostoppisti"

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Un viaggio meta-musicale all'interno della fantascienza. Space Opera è la voce glitter-punk-rock delle llusioni e dei desideri dei sognatori del futuro.

Sembrava impossibile trovare nella fantascienza odierna qualcosa di davvero originale e con un'anima così no-sense. Per fortuna è arrivato un libro miracoloso, divertente, surreale e degno erede della tradizione british di “Guida galattica per gli autostoppisti” di Douglas Adams, il quale, lo ricordiamo, ebbe la forza visionaria di “turning science fiction in comedy”; ovvero mutare la novellistica fantascientifica in uno spettacolo comico.

Sto parlando di “Space Opera” nato dalla penna incontrollabile di Catherynne M. Valente (ciao Cat, sto scrivendo questo articolo ascoltando la tua playlist su youtube, un bacione), un'autrice britannica apparsa per la prima volta in Italia per 21 Lettere editore e che ha strappato anche un posto di finalista all' Hugo Award... il premio Oscar della fantascienza internazionale. Non parliamo di una principiante o di una fortunata esordiente.

Noto con piacere che il genere femminile si sta ritagliando prepotentemente (e a ragione) un posto di altissimo rilievo nella science fiction. Vi ricordo perciò (se ancora non l'avete fatto, maledetti) di ripescare testi esponenti dell'afro-futurismo come “Laguna” di Nnedi Okorafor (Zona42) e il suo Binti (Oscar Vault Mondadori), il ciclo della “Terra Spezzata” di N.K. Jemisin (Oscar Vault Mondadori) e in inglese, ma di prossima pubblicazione sempre per Mondadori, il più classico “Calculating Stars” di Mary Robinette Kowa; e cari miei, ce ne sono tantissimi altri da consigliare! Ma torniamo alla nostra Catherynne.

La trama è essenzialmente semplice, però dai, tenetevi pronti lo stesso perché il WTF in questo romanzo è costantemente presente, siamo al cospetto di una extra-estravaganza narrativa, e si abituatevi anche a un linguaggio che non troverete facilmente in altre opere di qualsiasi genere.

Chitarre elettriche vengono strimpellate da talenti extra-euclidei per far piovere sulle folle terresti una pioggia di glam-rock glittterato capace di infiammare i cuori, stantuffi biologici che tengono in vita gli homo sapiens. Il mondo è una nota musicale perpetua che viene cantata nell'eco infinito dell'universo; la terra è la sala da ballo di una massa di neutrini che si agitano per avere un autografo dei propri idoli che indossano body dorati così attillati da contornare la silhouette degli organi interni.

Tutto ha un ritmo, anche la melanconia, l'ansia, il burnt-out, l'autocommiserazione, il liscio bordo di un bicchiere di tequila da discount e la fine del mondo. Anche l'apocalisse ha il suo ritmo, ed è ballabile.

Una forza aliena, chiamata Esca, giunge sulla Terra e fa un annuncio di questo tenore: “Ciao a tutti, si siamo alieni, siamo qui per invitarvi al nostro Metagalactic Grand Prix musicale, giusto per capire se siete una razza civilizzata e dotata di intelligenza primaria (mica vogliamo avere a che fare con dei licheni). Canterete per noi e per tutte le altre razze della federazione galattica civilizzata, e se arriverete ultimi sarete sterminati, il vostro pianeta abbandonato per qualche milione di anni e poi torneremo a contrattare con la nuova razza dominante. Probabilmente delfini! No non dovete disperarvi! Arrivare ultimi è così difficile, vi basta anche il penultimo posto e sarete felicemente ammessi nella nostra federazione galattica civilizzata. Ecco a voi una lista di cantanti, crediamo molto in loro!

Ora ho parafrasato il tutto, ma i primi capitoli sono proprio così e alimentati da una prosa meravigliosa che fonde l'ironia, la satira e il metalinguaggio alla fantascienza e fa credere al lettore incredulo di avere tra le mani un libro quasi demenziale. E invece c'è tantissimo genio nelle accuratissime parole scelte dalla Valente. Ah vi ricorda un episodio di un cartone animato sconosciuto come “Rick & Morty” ? CERTO CHE VE LO RICORDA. Episodio 5 della seconda stagione, come on andate a rivederlo.

La lista che gli Esca offrono agli esseri umani è composta totalmente da vecchie glorie musicali, tutte morte. Tranne l'ultimo nome della lista. Decibel Jones è il frontman della band Absolute Zeroes (va beh, qui ho riso, pensando agli Zero Assoluto che salvano la terra), un trio musicale con soltanto due membri superstiti. Decibel è il cliché vivente dell'artista talentuoso che si auto-condanna ai fumi dell'alcool e che trasuda uno pseudo-charm che al contrario allontana tutti, nonostante egli sia convinto di essere la star definitiva della musica mondiale. Certo, una stella cadente certamente, però unica speranza dell'umanità di non arrivare ultima a questo Italia's got talent cosmico. Decibel Jones comunque è un'iperbole vivente, un archetipo moderno di numerose tendenze sociali e sessuali:

“uno spilungone psichedelico ambidestro omnisessuale glitterock ormai ridotto in povertà nonché messia glamour della musica”.

Beh che dire la Valente scrive spesso così e posso capire quanto sia impazzita la traduttrice di questo romanzo. Ti mando un abbraccio Alice Zanzottera, e visto che ci sto faccio i complimenti anche alla splendida copertina di Jacopo Starace.

Ah ci tengo a dirvi che gli Esca sono dei fenicotteri azzurri alti più di due metri, ve lo devo dire che l'autrice vi farà morire dal ridere?

Non basta un maledetto struzzo che gioca a basket con gli anelli di Saturno e che vi invita a salvare il mondo cantando ? Valente stessa ammette di aver scritto Space Opera perché è un'amante sfegatata dell'Eurovision contest (di cui sto ascoltando una trentina di canzoni pazzesche), uno dei maggiori show musicali al mondo dove i protagonisti sul palco sfoggiano anche look e comportamenti bizzarri. Boh per esempio l' “Hard Rock Halleluja” della band finlandese Lordi travestita da Orchi.

Ammetto che non è un romanzo di semplicissima lettura, a volte la fantasia frenetica dell'autrice sarà così travolgente da trasportarvi sulle montagne russe e ovviamente farete un incidente di collisione con un carro armato punk-viola di un gay pride futuristico evocato con i cheat code di un alternative pink GTA: San Andreas. Non chiedetemi cosa ho detto. L'importante è ricordarsi di festeggiare.

Nonostante queste annunciate difficoltà ho divorato il romanzo in pochissimi giorni e ho messo in coda dei romanzi che avevo sul comodino da più tempo. È semplicemente irresistibile questa autrice. Mi ha divertito con ogni pagina, ogni frase era un aneddoto musicale patinato da un'esplosione cosmica di perversione comica. Io sono rimasto spesso senza parole e non posso non consigliarvi questo vulcano di infinita energia stellare. Valente non ha l'obiettivo di farvi ridere e basta perché tutto il romanzo è costellato da bellissime massime di spessore filosofico che vi faranno riflettere e sono intessute con un linguaggio così ispirato e denso di semantica che vi farà speculare a lungo. E poi ci insegna che ognuno di noi, per quanto debosciato, può essere un eroe. Basta avere un microfono i mano.

Per questo il no-sense “rick-mortiano” si fonde con l'iper-sense metanarrativo delle suggestioni dell'autrice che diventa una profetessa del futuro. Un futuro fosforescente e sorretto da amplificatori galattici che cantano la morte di ogni concetto. La verità è una nota che non sarà mai scritta su nessun spartito.

Ma in qualche modo, riusciamo a ballare e a capire quanto sia bello essere al mondo, anche se l'apocalisse è la nostra compagna di ballo.

Ogni canzone in questo articolo è legata a un capitolo di Space Opera.
Perché la musica è la fine del mondo, l'inizio dello storytelling.

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