

Van Gogh, l'urlo di Vincent e il mondo capovolto
“Vincent e Van Gogh” è un fumetto particolare che ci proietta nel mondo visionario di un uomo e la sua ossessione. Un atto d'amore e l'elogio di un genio.
Mio caro Theo, ti mando finalmente un piccolo schizzo per darti almeno un'idea della piega che sta prendendo il mio lavoro. Perché oggi ho ricominciato.
Vincent Van Gogh, Lettere a Theo
Il fumetto
Se Vincent Van Gogh non fosse mai esistito? Se fosse stato in realtà un impostore, un truffatore, un persona comune con aspirazioni troppo grandi perché non cadesse ineluttabilmente verso la pazzia? Se fosse stato in realtà un gatto figlio del demonio e di una strega ad aver dipinto tutti i suoi quadri, un gatto dallo sguardo sornione che per dipingere non ha neppure bisogno della vernice o del colore? E se Van Gogh non si chiamasse Vincent ma si chiamasse così il gatto?
Da queste strambe e storte premesse il fumettista e pittore serbo Gladimir Smudja - che il lettore italiano potrebbe ricordare per la sua partecipazione all'importante progetto Skydoll - costruisce il suo libro a fumetti su Van Gogh – o meglio, sulla sua assenza e sulla sua presenza nel mondo, allo stesso tempo. E sì, all'inizio potrebbe non essere di semplice lettura e visione. Smudja capovolge tutto quello che sappiamo o potremmo intuire sulla figura del pittore, come spesso è accaduto anche nella cultura pop più mainstream, basti pensare all'episodio di Doctor Who con Matt Smith in cui Van Gogh è l'assoluto protagonista dei suoi incubi. Si potrebbe accennare anche a Loving Vincent per quanto riguarda l'intuizione visiva, per arrivare fino al prossimo film con William Defoe nei panni di Van Gogh stesso. Per non citare Caparezza&altro.
Visioni
Smudja dona una composizione molto ricercata alle scene che costruisce – a volte sembrano quasi plastiche e i modelli ricordano le strisce a fumetti dei primi del novecento americano, quelle che venivano stampate a pagina intera sui quotidiani formato lenzuolo, come Kin-der-kids di Feininger oppure Little Nemo, la creatura di carta e inchiostro del fumettista e animatore Winsor McCay. Ma l'aspetto più rilevante è lo stile pittorico adottato da Smudja: il lettore guarda il mondo come se lo stesse guardando attraverso gli occhi di Vincent – e questo implica che Smudja stesso abbia dovuto cercare di entrare negli occhi del pittore. Non deve essere stata una cosa semplice, né emotivamente neutra.
Quello che convince di meno di questo fumetto è invece il ritmo. Se l'aspetto visivo è particolarmente ricercato, quello che attiene alla scrittura e alla scansione del tempo narrativo potrebbe non soddisfare diversi lettori – anche nel caso di lettori che siano già entrati in confidenza con il fumetto d'autore dai tempi più dilatati e dal montaggio molto più complicato da decodificare, rispetto alle storie popolari d'avventura. Vincent e Van Gogh, infatti, si apre con una didascalia. E le didascalie saranno una costante per tutto il lavoro di Smudja. A volte fanno da voce fuori campo e da narratore interno – e finiscono per diventare una chiara cifra stilistica.
C'è una sorpresa.
Cioè, ce ne sono due.
Cosa manca, ancora?
La prima cosa da dire è che il volume - molto ben curato dalla casa editrice Kleiner Flug - in realtà contiene due storie. La seconda è meta-testuale, meno onirica della prima ma altrettanto ben gestita a livello registico. Vincent e Van Gogh è pieno zeppo di citazioni visive, di personaggi, di situazioni, di immagini e immaginario collettivo. Da Guagin a Picasso, da Hitchcock a Brigitte Bardot, scopriamo che la storia di Van Gogh e il suo gatto è in realtà una storia universale, una storia che riguarda gli artisti in generale. Una storia crudele, di artisti e di inganni. Una storia fantastica, di arte e d'avventura. Una storia vera e una storia inventata. E come nelle migliori storie, c'è spazio anche per la storia d'amore. Forse le sorprese, quindi, sono tre: ve lo ricodate Theo, il fratello di Van Gogh, quello delle lettere? Ecco, starete a vedere.
La riflessione sul mondo dell'arte in realtà non potrebbe che essere tra le più canoniche, forse tra le più codificate. Ma l'opera di Smudja non va letta per questo motivo, come non va letta per una sceneggiatura particolamente potente. Vincent e Van Gogh, fumetto in realtà edito per la prima volta nel 2003, va visto più che letto, con gli occhi che possono condursi da soli tra le pagine del fumetto. Sono ragionevolmente sicuro di poter affermare che anche senza la lettura di didascalie e dialoghi, il fumetto sia più che comprensibile - e di solito non è cosa da poco. Consigliato? Consigliato.