STAI LEGGENDO : Tornare ad amare il dado (Modena Play 2023, Fabula Ultima e CY-Borg)

Tornare ad amare il dado (Modena Play 2023, Fabula Ultima e CY-Borg)

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Anche quest'anno Modena Play ha offerto uno spazio dove potersi ingozzare di gioco di ruolo. Anche quest'anno ne ho approfittato. 

Anche quest'anno Modena Play ha offerto uno spazio dove potersi ingozzare di gioco di ruolo. Anche quest'anno ne ho approfittato.

La fiera occupa un posto speciale nel mio cuore: a un Lucca Comics caotico, affascinante ma dispersivo risponde con il caro, vecchio, puzzolente MEGA PADIGLIONE. C'è anche un meritevolissimo "fuori salone" con eventi sparsi per il centro storico, ma il cuore del Play per me sarà sempre tra quelle quattro mura. Ascella sudata e tigelle carissime? Forse. Ma è anche una delle poche fiere dove poter occupare il 100% del proprio tempo saltando da un gioco all'altro. L'offerta è densissima, la vetrina piena fino a scoppiare. E a questo giro è riuscita nell'impossibile: farmi amare nuovamente il tiro di dado.

Non per riesumare dibattiti ammuffiti, ma resto convinto che un buon gioco di ruolo sia un gioco che: 1) vuole farti fare un certo tipo di esperienza di gioco; 2) è costruito in modo tale da farti fare quell'esperienza.

Sembra scontato, non lo è: molti giochi non hanno le idee chiare su sé stessi, oppure ce l'hanno ma hanno delle regole completamente scollegate dal tipo di esperienza che vorrebbero offrire (a volte addirittura entrambe le cose). Esistono anche giochi adatti a qualunque tipo di esperienza: niente di male nel voler offrire una cassetta degli attrezzi da usare in situazioni diverse, ma più la definizione dell'esperienza è rimessa al singolo tavolo, meno mi sento di dire che ci sia dietro un "gioco".

Tutto questo per cantare le lodi dei due giochi che ho avuto modo di provare a Play 2023: il primo è Fabula Ultima, gioco di ruolo di Emanuele Galletto, edito da Need Games e vincitore del premio Gioco di Ruolo dell’Anno 2022. Fabula Ultima vuole essere un omaggio al genere JRPG, tant’è che si definisce un “TTJRPG” (tabletop japanese role playing game), a partire dal nome che è una latinizzazione di Final Fantasy. E quindi parte bene, perché ha ben chiara l’esperienza di gioco che vuole offrire: tradurre al tavolo di un gioco di ruolo le atmosfere dei classici videogame RPG giapponesi.

La demo offerta da Need Games è durata un’ora e mezza; è il tempo massimo concesso dalle logiche della fiera, e normalmente non basterebbe per farsi un’idea completa di un gioco. Nel nostro caso non abbiamo potuto esplorare le dinamiche narrative di creazione dei personaggi e dell’ambientazione, abbiamo però potuto vedere una parte importante del gioco e cioè lo svolgimento (in particolare le meccaniche deputate a gestire il combattimento). D’altronde il combattimento a turni è uno degli elementi che caratterizzano i JRPG degli anni ‘90 e quindi il miglior banco di prova per un sistema che voglia restituire quel preciso “mood”.

Che dire se non questo: funziona. Se altrove l’attesa del proprio turno, il tiro di dado e il calcolo dei punti rischiano di essere l’ennesima ripetizione dell’identico, in Fabula Ultima il “grind” è abbastanza semplice e diretto da funzionare come una Proustiana madeleine. Uno dei cliché della mia generazione è quello di volersi sentire nuovamente come ci siamo sentiti a dodici anni di fronte a Final Fantasy VII. Un cliché che l’intrattenimento di massa, a suon di remake e prodotti nostalgici, ha saputo sfruttare, anche se sappiamo bene che il più delle volte questo desiderio finisce per essere frustrato. Non esiste presente che regga il confronto con un passato idealizzato.

Eppure ogni tanto a quello stato d’animo ci possiamo avvicinare, e per me un’ora e mezza a Fabula Ultima ha fatto più di quanto non abbiano fatto tante ROM giocate postume oltre la soglia dei trent’anni. Questo dice sicuramente qualcosa su di me, ma forse dice anche qualcosa sul gioco.

Tutt’altro tiro di dado è invece quello offerto da CY-Borg, gioco scritto dal norvegese Johan Nohr, già autore di Mork Borg. Mork Borg si presenta come un gioco di ruolo fantasy doom metal: estetiche crude, curatissime e di grande impatto per un sistema di gioco estremamente punitivo, dove la morte è costantemente dietro l’angolo e la speranza è un miraggio. Tutto questo si ritrova anche in CY-Borg, che ripropone le logiche di Mork Borg in chiave cyberpunk.

Il manuale è un gioiello di forme e colori e vale la pena di essere sfogliato anche solo dal punto di vista estetico. Il gioco è una riproposizione consapevole e priva di fronzoli di tutti quegli elementi ormai parte dell’immaginario collettivo per quanto riguarda il cyberpunk. La filosofia è quella dell’OSR (Old School Reneissance) e tra i suoi principi ispiratori ce ne sono diversi che si attagliano perfettamente all’incubo della Megacity: ritmo serrato, situazioni sbilanciate basate su generazione casuale di eventi e personaggi, rischio continuo di fallire.

Ed è proprio sul rischio continuo di fallire che il tiro di dado torna a nuova vita: sostituita la premessa di una demo a senso unico, dove si è inevitabilmente destinati ad avere successo, con una partita dall’esito incerto dove tutto può succedere, far muovere un personaggio con 1 (UNO!) HP diventa un’esperienza al cardiopalma. Se la sconfitta fosse certa, però, le cose non funzionerebbero, e infatti la bravura del gioco è proprio quella di sviluppare un sistema di regola con cui restare nella zona di confine (difficilissima da azzeccare) in cui difficile non significa impossibile: significa difficile.

Due esperienze molto diverse per due giochi molto diversi, ma entrambi restituiscono dignità al beneamato d20 e tanto basta per dir loro: bravi!

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