Star Wars Episodio 8 - Gli Ultimi Jedi: il lato oscuro dell'anticlimax
Riflessioni su una saga che sta morendo per rinascere diversa e lontana da noi e il film imperfetto che la rappresenta
Star Wars: Gli Ultimi Jedi conferma il messaggio che era nell’aria già con Episodio VII: c’è una nuova generazione di eroi che cerca di uscire allo scoperto, ma non trova una guida, perché i vecchi hanno fallito, hanno esitato e non gli hanno consegnato il mondo che speravano.
Episodio 8 aveva il compito durissimo di servire una portata principale importante dopo il lavoro di terraforming del precedente capitolo, contratto, troppo ancorato agli schemi del passato, a riproporre meccanicamente archetipi e suggestioni amate dai fan e allo stesso tempo impegnato nel creare nuovi eroi.
Sotto questo punto di vista, Rian Johnson decide seraficamente di andare in una sola direzione: l’anticlimax. Avrete presente quella cosa che vi piace? Probabilmente non ci sarà.
Ogni cosa che lo spettatore si aspetta viene puntualmente disattesa, ogni suggestione epica vissuta nei trailer viene spazzata via, ogni teoria dei fan superata di lato. Ci sono dei momenti assolutamente epici, ma non saranno ciò che vi aspettate. Episodio 8 in questo è estenuante, nega ogni conforto, aumenta le tristezze e le illusioni, ma allo stesso tempo muove i suoi pezzi per prenderci di sorpresa, regalando momenti assolutamente degni. Per carità, ci sono anche dei colpi bassi (lo dice anche Luke) che ricordano Hoth, Dagobah e battute prese pari pari dalla fine del sesto capitolo, ma il livello di strizzatine si attesta sotto i livelli di guardia.
Vista la piega presa dopo l’acquisizione Disney, ogni tanto mi sovviene che probabilmente la saga di Star Wars mi sopravvivrà e me ne dispiaccio un po’, ma per il momento mi godo il cambiamento. Episodio 8 è Martin Lutero che martella le sue tesi sul portone di una chiesa, il bisogno e la voglia di un ragazzo di allontanarsi dal pesante fardello dei suoi avi per vivere il suo destino, il bisogno di una ragazza che non sa chi è di trovare il suo posto nel mondo.
In particolare, il rapporto tra Kylo Ren e Rey qua esplode, si stratifica, fra irrequietezze giovanili e bisogni di certezze, facendo rapidamente diventare tutto il resto un contorno. Episodio 8 è un sistema binario che ruota attorno a questi due e ogni cosa sul loro cammino è solo un intralcio.
Il risultato è che questo film diventa quasi un documentario, ci mostra una saga che muore e rinasce, che brucia letteralmente tutto, cambiando pelle, una saga che il fan classico non può che sentire sempre più lontana, come un vecchio amico di bevute che improvvisamente decide di diventare astemio. È sempre il tuo amico, ma qualcosa si è perso, perché adesso lui esce anche con altra gente.
La mia paura prima di entrare in sala era proprio questa: cosa succede se mi rendo conto che io e Star Wars abbiamo preso strade differenti? Di chi sarà la colpa? Probabilmente di nessuno, dobbiamo solo crescere, nonostante Star Wars sia la cosa che più si avvicina a una religione che seguirei volentieri.
Onestamente non capisco neppure questo puntare il dito contro la Disney, rea di volerci fare i soldi. Parliamo di una saga che nasce col merchandising in mente fin dal principio, non scopriamoci improvvisamente puri di cuore se il nostro credo vende santini.
Tutto bene dunque? Ma neanche per idea, perché purtroppo questa furia iconoclasta non è supportata sempre da una trama a prova di bomba, anzi, ci sono alcune scene che fanno storcere la bocca a livello “Super Slot”, momenti assolutamente incomprensibili e una trama che spesso procede perché deve portarti in un luogo ben preciso, non importa come.
Lasciatemi solo dire "Ma che cazzo vi è saltato in mente" per la scena di Leia che torna dentro un'astronave volando come una strega e resistendo allo spazio profondo. Potevano farla morire senza problemi, tanto per il resto del film non fa niente.
Non male il personaggio di Del Toro, stronzo, infame, persino più di Lando, inusuale per una serie così
Assolutamente inutile tutto il battibecco con la Dern, anche se forse ha senso perché lei non apprezza Poe Dameron e preferisce non dirgli niente. Resta il fatto che la mossa kamikaze poteva farla prima.
Ammazzarmi così l'Ammiraglio Ackbar è stato un colpo basso, più basso di R2D2 che mostra l'originale messaggio di Leia.
Snoke muore come uno stronzo senza averci detto chi è, non è bello, ma se ci penso anche Palpatine non sapevo chi fosse e muore decisamente da stronzo. Forse il simbolo della vecchiaia, di chi muore pensando di avere tutto sotto controllo e invece di resta di stucco, come gli spettatori.
E Yoda? Mamma mia che momento bellissimo e iconoclasta, con un discorso spettacolare sui maestri.
Il risultato è che ogni tanto i pezzi si perdono per strada, e non è una bella cosa per un film così lungo: si vaga seguendo trame che tutto sommato non sembrano nemmeno così importanti, messe là solo per dare spazio a tutti, quando alla fine tutto ciò che aspettiamo è altrove.
Questi difetti pesano come macigni, c'è poco da fare, al di là di ogni discorso di cuore e retorica. Inoltre alcuni momenti forse sono fin troppo ironici, ma tutto sommato in linea con una saga che ha battute sui Trooper bassi, “vola disinvolto”, gli Ewok, Jar Jar e una guardia cicciona che piange sul Rancor. Insomma, il problema non è l’umorismo, ma momenti che proprio ti portano a chiederti come si può pensare una roba così all’interno di una produzione tanto sorvegliata e sviluppata col bilancino.
E per quanto in alcuni momenti anche la CGI sembra tradire, lasciatemi spezzare una lancia in favore della fotografia, che offre alcuni dei momenti più belli e spettacolari della saga. Frammenti che di sicuro finiranno ben presto sugli schermi di molti giovani spettatori e che rendono alla perfezione l’epicità del tutto.
Leggerete molte critiche a questo film, alcune più tecniche, altre più di cuore, tanti si sentono traditi e onestamente non mi sento di biasimarli, alla fine di tutto quando le spade laser si sono spente e gli X-Wing sono tornati negli hangar si capisce bene di chi è il futuro e di chi è questo film: qualcuno che guarda le stelle e sogna i Jedi. Una volta eravamo noi, adesso non più.
Sì ma ti è piaciuto? Sì, perché al netto di ogni errore e "buco di sceneggiatura" ho volato in un X-Wing che fa i freni a mano, ho affrontato la paura della perdita e sono andato avanti, ho vissuto la consapevolezza del fallimento, l’ansia di trovare sé stessi, la vacuità dei falsi maestri e sono rimasto a guardare due soli che morivano, con gli occhi lucidi.
E ricordate: il fallimento è il maestro più bravo di tutti.