Dylan Dog 383 - Profondo Nero
La recensione del numero 383 di Dylan Dog, Profondo Nero, sceneggiato da Dario Argento e Stefano Piani e disegnato da Corrado Roi. In edicola dal 28 luglio.
Cosa succede quando due icone si incontrano? È questa la domanda che mi sono fatto aprendo l’ultimo numero di Dylan Dog, il 383, in edicola dal 28 luglio.
La risposta è in un albo di 94 pagine che naviga a cavallo tra i generi, mescolando le carte in tavola, confondendo il lettore e mettendo a dura prova lo stesso old boy.
Il numero 383 segna un altro traguardo nella storia dell’indagatore dell’incubo: aver arruolato tra le file dei propri sceneggiatori - seppur temporaneamente - il maestro dell’horror Dario Argento.
La genesi di Profondo Nero - questo il titolo dell’albo - risale più o meno all'inizio del 2017 quando Dario Argento e Stefano Piani si sono messi all’opera sulla sceneggiatura del volume. La trama, scavando e riducendola all’osso, è quella di una semplice sparizione: una bellissima ragazza, Lais, farà perdere le sue tracce e Dylan si troverà, volente o nolente, a indagare sulla sua scomparsa.
Come nei primi capolavori di Argento - immancabile e necessario il paragone - il giallo si mescola con l’horror: intere tavole fanno assistere il lettore al progredire dell’indagine, svelando a poco a poco il mistero e disseminando il cammino di Dylan Dog di indizi. Al contempo, però, basta voltare una pagina per passare alla straordinarietà di una dimensione onirica e terrificante e trovarsi immersi in una città vuota, preda di incubi, apparizioni spettrali e maniaci omicidi.
Profondo Rosso e Suspiria sono i due film di Argento che maggiormente vengono in mente leggendo il volume: l’indagine di Marc Daly nel film del 1975 e le sue passeggiate notturne rinascono nelle tavole di Corrado Roi che, come sempre, ha nel suo tratto la capacità di unire il reale e l’immaginifico, sfumandoli grazie ai chiaroscuri delle sue matite.
Il passato di Lais, invece, ricorda maggiormente l’ambientazione di Suspiria: la vignetta d’apertura, con la grande magione situata ai margini di una foresta non può che ricordare la scuola di danza di Friburgo che così tanto nasconde dietro la sua apparente normalità.
Il tentativo di tenere insieme due estremi attraversa l’intero numero, come già annunciato da Roberto Recchioni, curatore della serie, nelle varie interviste che hanno preceduto l’uscita del volume. Accompagnando Dylan Dog nella sua indagine sulla scomparsa di Lais, impareremo che il dolore può essere anche piacere e che il romanticismo nasconde sempre una certa dose di morbosità.
Il nostro indagatore dell’incubo si troverà invischiato in questa tensione tra gli estremi come poche volte nel corso della sua più che ventennale esistenza: in Profondo Nero lo vedremo nel pieno delle caratteristiche che lo hanno reso l’icona pop che è oggi e al contempo lo troveremo in una nuova veste, che quasi tradisce i suoi incrollabili ideali. E quindi sarà il rassicurante cavaliere senza macchia e senza paura ma anche l’uomo pieno di dubbi, il consolatore di fanciulle indifese e - questo è forse l’aspetto che maggiormente mi ha colpito - colui che non esita a usare la violenza per raggiungere il suo scopo.
Questa violenza non è fuori contesto e rappresenta pur sempre l’altra faccia della medaglia del morboso piacere che cavalca le tavole dell’albo ma stiamo comunque parlando di Dylan Dog che - almeno a mia memoria - tradisce per la prima volta uno dei suoi principi più puri.
L’abilità di Dario Argento e Stefano Piani sta tutta nel dosare questi due estremi, nel tenere in equilibrio la storia e con essa il lettore, fino alla conclusione in cui il giallo ammantato di orrore (e coperto dalla sua dose di immancabile sangue) scopre anche il suo aspetto sovrannaturale.
Come ogni giallo che si rispetti, infine, i colpi di scena si susseguono veloci nelle ultime tavole: il lettore quindi scava a fondo nel passato dei protagonisti, in una sorta di seduta psicanalitica che affonda - seppur in maniera superficiale come una storia di sole 94 pagine può fare - nel subconscio legato alle scelte che quotidianamente ognuno di noi è chiamato a fare. Il momento in cui Dylan Dog si affida alla necessaria violenza, ad esempio, può essere letto anche in questo senso, dando all’intero albo un’ulteriore chiave di lettura.
I disegni di Corrado Roi, chiamato a visualizzare l’incubo di Argento & Piani, sono tra i più adatti a rappresentare i due piani su cui si muove la storia: la città e l’indagine reale, in cui sono i dettagli a essere inquietanti (date uno sguardo attento alla galleria d’arte delle prime tavole per rendervene conto) e la particolare loggia nera - o gabinetto di anatomia che dir si voglia - in cui si sviluppa quasi tutto il lato onirico e terrificante della storia.
In entrambe le ambientazioni, così come lungo tutto l’albo, le ombre, la loro assenza o la loro presenza, dominano la scena. È tra le ombre che si nasconde l’assassino ed è tra le ombre che appaiono i volti coperti dalle maschere di animali degli spettatori del morboso confronto tra Dylan Dog e Lais. I chiaroscuri di Roi donano all’intero albo una certa dose di sospensione: tra il razionale e l’inconscio, tra il passato e il presente ma anche tra la continuity e la singola storia. Da quest’ultimo punto di vista, Profondo Nero non può essere né considerato un albo strettamente legato alla continuity di Dylan Dog né uno completamente avulso dalla sua storia. I disegni e le scelte compiute dal protagonista vanno in questa direzione e le cicatrici del numero 383 sono sicuro che le ritroveremo anche più avanti.
Ultima ma non meno importante la copertina di Gigi Cavenago che per un numero così poco ordinario non poteva che essere altrettanto straordinaria: al di là del tratto marcatamente pinteriano che caratterizza la produzione recente dell’artista lombardo, questa cover è un sunto ideale del gioco di estremi contenuto nell’albo, essendo interamente giocata sui toni del blu e del rosso, del caldo e del freddo, della dimensione reale e di quella orrorifica che il nostro Dylan è chiamato ad attraversare.
A completare la cura del dettaglio di questo volume c’è l’effetto argentato della cover che la fa diventare immediatamente una chicca per i collezionisti e gli appassionati.