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Terrore con ghiaccio

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Dal ghiaccio di Lovecraft a quello di Carpenter, passando per lo spazio di Scott e finendo a bordo della Terrore. Il lungo filo che unisce uno scrittore mediocre ma ricco di intuizioni all'ultima serie HBO

Un gruppo di esploratori. Un ambiente ostile alla vita. Creature aliene, antiche e dormienti, che se da una parte generano reazioni di istintivo rifiuto negli animali e in tutte le creature legate alla sfera più naturale dell'esistenza, dall'altra parte affascinano gli uomini e li spingono a scoprirne i terribili segreti, fino a trascinarli in un orrore profondo come l'universo.
Questo è il canovaccio del racconto "La cosa da un altro mondo", scritto da John W. Campbell Jr nel 1938. Da questo testo, nel 1951, Howard Hawks ha tratto un film omonimo che è poi stato poi oggetto di un remake nel 1982, intitolato semplicemente "La Cosa", a opera di John Carpenter.

Di poco precedente al capolavoro carpenteriano c'è anche un altro caposaldo della cinematografia mondiale, "Alien", il film del 1979 a firma di Ridley Scott (regia) e Dan O'Bannon e Ronald Shusett (soggetto e sceneggiatura) che racconta le vicende di un gruppo di esploratori (spaziali, questa volta) che dopo essere scesi su un pianeta alieno, entrano in contratto con un letale xenomorfo.

Pochi anni prima, nel 1974, Carpenter e O'Bannon avevano collaborato a uno scombinato film che si basava esattamente sulla stessa storia, anche se vista in una chiave più parodistica: "Dark Star". A leggere questo elenco di opere (ma molte altre se ne potrebbero nominare dall'uscita di "Alien" e de "La Cosa" in poi), verrebbe da pensare che il racconto originale di Campbell Jr. sia particolarmente seminale. In realtà, non è affatto vero. Perché Campbell, nonostante i suoi grandi meriti come scrittore e curatore editoriale di "Astounding Science-Fiction", una delle più autorevoli riviste di fantascienza dell'epoca d'oro, quel racconto lo aveva copiato. Da cosa? Da un misconosciuto romanzo serializzato a puntate proprio sulle pagine di Astounding nel 1936, appena un anno prima che Campbell assumesse la direzione della rivista. Il titolo di quel romanzo era "Alle Montagne della Follia" e il suo autore faceva di nome Howard Phillips Lovecraft.
Ma allora perché al racconto di Campbell sono stati riconosciuti gli onori ed è stato portato al cinema più volte in maniera diretta o indiretta, mentre il romanzo a cui si è ispirato rimane tutt'oggi un titolo noto principalmente ai soli appassionati di letteratura fantastica?

La ragione è piuttosto semplice anche se potrà sembrare poco rispettosa e brutale: è scritto meglio, in maniera più incisiva, ha personaggi più forti e si perde molto meno in sofismi. È un efficace racconto dell'orrore, privo di tutta quella zavorra di velleità letterarie di cui Lovecraft infarciva le sue opere maggiori. In sostanza, il racconto di Campbell è buon intrattenimento dove, invece, il romanzo di Lovecraft è cattiva letteratura. E qui arriviamo al punto critico della faccenda: H. P. Lovecraft era un bravo scrittore? Tagliando la testa a una discussione che va avanti da decenni, ci sentiamo di dire che no, non lo era. Il suo stile era ridondante e pretenzioso, infarcito di pesantissime metafore sociali di forte sapore xenofobo e venato da imbarazzanti e inconsapevoli pulsioni sessuali. La scrittura di Lovecraft guardava all'austera pulizia di Edgar Allan Poe e al lirismo e alla poetica di Lord Dunsany e mancava entrambi i bersagli.

La prosa del solitario di Providence non aveva la forza e la visceralità dell'amico e contemporaneo Robert E. Howard (lui sì, un grande scrittore puro) e tantomeno la raffinata decadenza di un Oscar Wilde (da cui Lovecraft aveva preso ispirazione per un paio di racconti). Era, insomma, uno scrittore mediocre e non stupisce il fatto che in vita incontrò non poche difficoltà nella pubblicazione dei suoi testi e scarsissimo consenso da parte del pubblico. Ma allora, perché è considerato oggi un maestro della letteratura orrorifica? Perché tanti autori (di cui la maggior parte più talentuosi di lui) lo hanno celebrato e lo celebrano?

Perché nessuno meglio di Lovecraft ha saputo immaginare e dare vita a una cosmologia affascinante e spaventosa come quella che compone i Miti di Cthulhu. Pochi hanno saputo evocare (senza mai descrivere davvero) il senso di un orrore cosmico e immanente in grado di sovrastare non solo noi lettori, ma il nostro universo tutto. E ancora meno hanno saputo mettere in scena la pazzia strisciante e il senso di arcano mistero che pervade le sue pagine, anche le meno riuscite. La forza immaginifica del racconto di Lovecraft è sopravvissuta negli anni, influenzando enormemente l'immaginario collettivo.

Si va dai riferimenti espliciti alla sua opera (basti pensare alle molteplici strizzate d'occhio al ciclo dei Miti disseminate nelle opere di autori del calibro di Stephen King, Alan Moore, John Carpenter, Sam Raimi) a vere e proprie discendenze letterarie (tra i tanti vale la pena di citare Clive Barker). Si passa dalla musica (i Metallica e gli Iron Maiden, tra i molti), ai videogiochi (dove quel capolavoro lovecraftiano del primo "Alone in the Dark" è diventato a sua volta seminale, essendo il punto di partenza da cui ha preso le mosse "Resident Evil"). E poi i fumetti, le illustrazioni, i giochi di ruolo ("Il Richiamo di Cthulhu" rimane un caposaldo imprescindibile) i meme su internet...

...e adesso, "The Terror", la serie televisiva di Amazon, tratta dal romanzo omonimo ("La Scomparsa dell'Erebus" in Italia) di Dan Simmons.
Simmons prima e la serie televisiva poi, non fanno altro che prendere un evento reale che ben si prestava (la sfortunata spedizione per il passaggio a Nord guidata da Sir Franklin) e innestarci dentro il racconto lovecratiano.

Con il risultato di ottenere "Alien" tra i ghiacci.
E sorpresa: funziona splendidamente.
Quindi, con buona pace dei critici dobbiamo accettare il fatto che nonostante H. P. Lovecraft fosse un razzista anche nel contesto della sua epoca, che credesse nell'esistenza di una razza teutonica superiore, che identificasse il suo governo ideale in un “fascismo socialista guidato da una élite di illuminati”, che fosse un uomo con una sessualità irrisolta e repressa e che (e questa è la colpa più grande di tutti) scrivesse in maniera piuttosto mediocre, era però un sognatore senza eguali, capace di mostrarci l'orrore più arcano, e farcelo amare.

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