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Love Everlasting - Amore ad ogni costo

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Tom King ha passato gli ultimi anni della sua carriera di sceneggiatore a smontare il mito del superuomo, è arrivato per lui il momento di confrontarsi con le eroine romantiche dei romanzi rosa.

Per il pubblico generalista che non fa molto caso a queste cose, il nome di Tom King non dirà molto.

Anni fa io ero uno di loro, uno che si lamentava della gestione “Rinascita” di Batman, che detestava il disegnatore e che, soprattutto, digeriva malissimo attendere un mese per la pubblicazione di spillati, con troppe storie di cui non mi interessava nulla e che non facevano altro che annacquare quello che era un lungo arco narrativo scritto da tale Tom King.

Gli anni sono passati, non senza lasciare segni, e hanno letteralmente stravolto il mio approccio al fumetto e una parte di questa rivoluzione, questo atteggiamento critico nei confronti della materia, lo devo proprio a Tom King. Cosa è accaduto in questi anni? Che ho fatto le letture giuste.

Tom King è uno degli autori più prolifici del panorama statunitense.

Passato agli onori della cronaca con Sheriff of Babylon, approdato nel mainstream con I Visione, bellissima miniserie sulla famiglia del sintezoide dei Vendicatori, poi trasferitosi dalla Marvel in DC prima con la (bellissima) miniserie su Mister Miracle e successivamente con il suo lungo arco su Batman, dove però tutto non fila liscissimo, anche a causa delle ingerenze editoriali, i crossover e le altre cose che da anni affliggono la serializzazione delle due principali case editrici americane.

Batman fu un punto di svolta per la carriera di King perché si scopre refrattario alle serie regolari. Tom King i personaggi che ha per le mani li deve poter  smontare e tirare fuori la loro pulsante e fragile umanità.

È quello che alla fine ha fatto con Batman mettendolo di fronte al matrimonio con Catwoman prima nelle serie regolare e poi nella miniserie di 13 numeri che fa da epilogo alla storia d’amore tra i due. Serie limitate, senza conseguenze di continuity, vivisezioni della materia supereroistica che stanno lì a ricordarci di come gli idoli e gli eroi sono fatti per essere toccati e messi in discussione.

Mentre vi scrivo, butto un occhio alla mia libreria e scorgo Batman Catwoman, Batman killing time, Danger street, Gotham City Year One, The Human Target, Rorschach, Strange Adventure, Supergirl Woman of Tomorrow, tutte viaggiano tra il molto buono e l'ottimo, tutte accumunate da una maniacale costruzione dei personaggi, che non stravolge ma che viaggia sotto la pelle gettando nuova luce a situazioni che credevamo di conoscere.

Uno spiccato sperimentalismo nella gestione del tempo e una passione smodata per i personaggi secondari che si traduce in una libertà nella scelta dei temi da trattare molto maggiore che lo avvicina tantissimo al fumetto indipendente, spostando di qualche passo quello che è legittimo fare oggi nel panorama mainstream.

In mezzo a tutte queste, arriva quasi inaspettato Love Everlasting.

Amore eterno

Decostruire il mito del superuomo, togliere l’aura semi-divina dai personaggi che tratta, relegarli ad una dimensione domestica dove tutto quello che possono o non possono fare per combattere il crimine non ha alcun peso perché la vita è subordinata ad altre regole. Ma cosa accadrebbe nel momento in cui la “ricetta Tom King” venisse applicata a un tipo di eroe completamente differente?

La letteratura popolare rosa in Italia ha solo un nome e questo è Harmony, da sempre associato alla più bassa forma di intrattenimento, prevalentemente femminile.

Protagoniste donnine monodimensionali, sempre uguali, che coronavano il loro sogno d’amore romantico una volta superati grandi e piccoli patimenti e rivalità, con uomini sempre stimabili campioni di virtù, in odore di capitanato d'industria, o leader del loro particolare settore, altrettanto monodimensionali, e dalla mascella volitiva.

Love Everlasting gioca con i clichè della narrativa rosa per tirare fuori un personaggio, Joan, intrappolato in un loop sempre uguale di corteggiatori che si accavallano in straniante confusione fino a che un misterioso pistolero dal volto mascherato non arriva a porre fino alla storia uccidendola.

La passione decostruttrice di Tom King trova terreno fertile del poco indagato territorio della narrativa rosa, come se Joan fosse più vittima che protagonista delle storie che vive, fino a diventare un’acuta riflessione sulla distorsione dell’amore romantico nel contemporaneo.

Tutti i personaggi che Joan “interpreta” sono incapaci di emanciparsi da questo cosiddetto amore totalizzante che finisce per destruggerle.

La scelta dei ambientare ogni frammento in un momento diverso del passato è coerente sia con il tipo di narrazione che King parodizza, sia per rappresentare un tempo e una condizione per la quale la donna è per certi versi incapace di autodeterminarsi, bloccata in lavori che non presentano nessun vero scatto di carriera, sottomessa ai desideri dei partner che sono costantemente in una posizione di potere tale da assoggettare completamente Joan professando amore eterno senza possibilità di scelta, come unica via di fuga per una destino già scritto.

Il tema del loop temporale è una novità per lo scrittore che da sempre sperimenta con la scomposizione delle vite dei personaggi, sovrapponendo timeline differenti nel flusso della narrazione. Se fossimo al cinema li definiremmo questo sovrapporsi di momenti "esperimenti di montaggio".

In Love Everlasting King ricorre al loop temporale per raccontare una storia fatta di ripetizione, espediente funzionale soprattutto per portare alla luce la struttura ricorsiva che sta alla base della narrazione popolare, un monomito rosa, dove protagonisti e situazioni subiscono variazioni minime in favore di una storia che nei suoi snodi principali si ripete sempre uguale.

Ai disegni di questo volume c’è Elsa Charretier, una disegnatrice che non conoscevo ma che mi ha particolarmente colpito per il suo tratto sinuoso che, volendo, unisce la sintesi grafica di Archie Comics con Darwyn Cooke, per regalare ai lettori disegni sempre nitidi, immediatamente collocabili nel tempo nonostante l’assenza di cartelli che esplicitamente indicano quando la storia è ambientata, così come il dosaggio dei dettagli e l’uso importante della china, marcata ma non asfissiante perfetto contraltare per i colori, prevalentemente flat di Matt Hollingsorth.

Love Everlasting è una storia sorprendente, a tratti crudele, perfettamente contrastante tra la sua forma, ingenua, sognante di un romanticismo demodè, con la crudezza della verità sui rapporti umani che King mette in scena magnificamente, ancora una volta puntando al cuore dei personaggi, trattandoli come materia viva animati da desideri e aspirazioni oltre lo spazio cartaceo nel quale vivono.

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