STAI LEGGENDO : Natale a 8-bit - Nostalgia con ancora qualcosa da dire

Natale a 8-bit - Nostalgia con ancora qualcosa da dire

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Natale a 8-bit sembra l'ennesimo film sulla nostalgia degli anni 80 e dei suoi oggetti-feticcio, eppure sin dalle prime battute schiva con eleganza la questione e consegna allo spettatore un film di Natale piccolo ma tutto cuore.

Il mondo si divide in due categorie di persone, tra chi ama il Natale e chi invece no.

 

Non è una distinzione banale, c’entrano tante cose in mezzo a questo discorso, problemi con i parenti che la stretta prossimità durante il periodo festivo accentua, il peso del tempo che scorre con il quale confrontarsi, il rapporto col passato, la solitudine.
Sull’altro versante abbiamo addobbi su dal 15 di Novembre, liste di regali creativi da fare a tutti pronte dall’anno prima, pandoro a colazione dal primo Dicembre, palette cromatiche che non comprendono il blu, maglioni volutamente brutti, fare l’albero cantando le canzoni di Natale, l’immancabile maratona di film di Harry Potter.

 

Per quanto non sono un amante delle feste e mi piace buttarla teatralmente sul tragico considerandolo il peggior periodo dell’anno, devo riconoscere che le sfumature emotive che il cinema offre per questo periodo riescono a mitigare una certa cupezza di pensieri fino a sciogliere quei noti ingarbugliati nel mio profondo e farmi vivere questo periodo fatto di indigeribili pranzi luculliani e convenzioni sociali forzatissime con una discreta serenità.

Ad essere sinceri, a smuovermi dalla mia posizione di stallo rigido c’è voluta la visione de La Vita è Meravigliosa di Frank Capra, probabilmente il capostipite di tutti i film di Natale oltre che, a spanne, uno dei topos narrativi più riusciti (e successivamente abusati) della storia del cinema.

 

Ma andiamo con ordine.

 

La categoria “film di Natale” è in realtà scindibile in due grossi tronconi, ovvero i film Ambientati durante il Natale e i film Sul Natale.
Ora, per i più pignoli, i Film di Natale Veri ™ sono solo quelli che hanno come elemento per la risoluzione della trama il Natale, non come effettivo intervento magico sovrannaturale, ma proprio come espediente narrativo per il quale durante le feste è tutto possibile, i sentimenti sono più malleabili (qualcuno potrebbe dire che A Natale si è tutti più buoni) e ci piace pensare che l’impossibile sia possibile al di là di un effettivo intervento di entità esterne. È il Natale che fa accadere le cose, come unica possibile risoluzione.

 

Non condivido questa discriminante, nel senso che io reputo natalizi anche i film ambientati durante il periodo natalizio, e questo negli anni mi ha portato a scavarmi la mia nicchia di affetti sicuri dove rifugiarmi mentre intorno a me imperversavano stucchevoli canzoncine e bontà assortite.

 

Nicchia comunque che Shane Black ha contribuito a costruire. A lui si deve un certo approccio alla narrazione delle festività nella quale gli altri si sono messi un po’ in scia, volenti o nolenti, dato che a tutti gli effetti Arma Letale è un film di Natale, ambientato durante il Natale anche se non SUL Natale. Del resto, inizia con Jingle Bells Rock, anche se poi segue il suicidio di una donna e questo non è molto natalizio.

 

Che poi si sia divertito a proseguire questa tradizione con i suoi film successivi è un altro paio di maniche.
Dispute in dottrina ci sono su Kiss Kiss Bang Bang, che per quanto non sia strettamente SUL Natale, ha comunque una Michelle Monaghan vestita da Babbo Natale con un ruolo tutto sommato cospicuo nelle ingerenze della trama e chi siamo noi per dire che forse, proprio in virtù di quel travestimento non sia stata permeata dallo Spirito Natalizio per risolvere la trama e quindi non sia un’agente inconsapevole del Natale stesso? Ecco, le differenze si fanno sfumate.

Che poi abbiamo avuto tutti quel momento un po’ edgy dove “ah, i film di Natale sono sopravvalutati, il vero film di Natale è Die Hard, ma è più facile farlo ricadere nella categoria dei film ambientati durante il Natale che SUL Natale. Certo, sempre volendo dare per buono che Bruce Willis non sia egli stesso permeato dal suddetto Spirito, del resto cosa è il Nakatomi Plaza se non una grande casa attraverso cui Willis si muove nei condotti di areazione (riadattamento moderno del camino) per portare doni ai bambini buoni e piombo rovente a quelli cattivi? Con il Natale di mezzo vale tutto.

 

E puoi anche distinguere da lontano quelli che ce l’hanno stampato addosso il loro film di Natale preferito nel modo in cui si rapportano alla festività.
I Bambini anni ’90 non si toglieranno mai dalla testa Mamma Ho perso l’Aereo, quelli anni ’80 Gremlins, il Bambino Indie risponderà con una dei svariati riadattamenti di Canto di Natale, che è come l’Insalata di rinforzo, non può mancare MAI, in nessuna delle sue forma, che questa sia in salsa Disney, Muppets, Bill Murray e compagnia cantante.

 

I punk diranno Babbo Bastardo. Quelli assuefatti ad una certa narrativa televisiva posticcia non potranno fare a meno di citare, miopi, Una Poltrona per due, che di natalizio ha poco, ed è ambientato su un lasso di tempo lungo, nonostante sia stato assorbito da linguaggio mematico da 30-40enni che imperterriti sintonizzano la tv su italia uno durante la vigilia in un rituale pagano che si contrappone alla messa di mezzanotte. Che se pure Cristo è nato in Giugno (o era Luglio?) e i romani nell’assorbimento della religione cristiana hanno deciso di far coincidere la nascita del Salvatore con i festeggiamenti di un rituale pagano del Sole che, appunto, rinasce durante il periodo più buio dell'anno, chi siamo noi per dire cosa è giusto o sbagliato fare a Natale? L’importante è non transigere sul menu, e sì mi sto rivolgendo proprio a te che a Natale mangi il tortano.

Io ci sono stato per un sacco di tempo in conflitto con lo spirito delle feste, è frenetico, stancante, ti obbliga a convenzioni sociali, spesso faticose, tirando su una gioia di facciata per riempire giornate vuote, ma ci sto scendendo a patti, e l’anno scorso ho ricominciato a riabilitare il periodo Natalizio, vuoi anche la questione pandemica, il ginocchio fuori uso che ancora mi bloccava, mi sono letteralmente sparato una overdose di spirito Natalizio, con i miei tempi, con i miei modi: alla scrivania, assemblando un Gundam, con una rotazione di film classici e meno classici come quasi come unica compagnia. E forse proprio questa cura Ludovico mi ha permesso di passare dalla mia angoscia nera, ad un più moderato borbottio farcito di sarcasmo, almeno fino a che l’onda regge per queste tre settimane.

 

La vita è meravigliosa, Elf, Vacanze di Natale.

 

Su quest'ultimo dovremmo aprire una lunga parentesi ma non temente, sarà per un'altra volta.

E arriviamo al secondo nodo della questione: la tanto amata-odiata nostalgia.

 

Ormai è un termine che è stato svuotato con un cucchiaio da gelato e riempito di tutto quello che il tempo presente ha stabilito dover essere nostalgia. Non più un sentimento ma un contenuto, un’etichetta da sfruttare perché così la vendi facile.

La nostalgia non è più un sentimento ma un contenuto

Per quanto non condanni in pieno tutte le operazioni che si dicono nostalgiche, abbatto la mia ira funesta solo su quelle che, appunto, non fanno davvero nostalgia, ma vivono all’interno di una bolla falsata. Camerette che sembrano uscite dritte dritte dalla pubblicità di un giocattolo Mattel, con questi spazi dagli sfondi sfumati, ma perfettamente in contrasto, dove bambini belli e biondi giocano nel modo giusto su parquet dalla tinta mogano sui quali spicca un tappeto dai vividi colori pieni.
E il meccanismo che scatta è sempre lo stesso: immedesimazione o repulsione. Che se la tua infanzia non è stata così puoi scegliere se avere quel giocattolo ti trasporta mentalmente su quel tappeto, fino a sentire la consistenza della trama, l’odore del prodotto per lavare i parquet, arrivare quasi a ricordare la consistenza delle molle del materasso che appare sullo sfondo, perché te lo ricordi come fosse ieri, era proprio così. Altrimenti, e questo è pura repulsione, sì, ma per la tua vita, se quella roba non ce l’avevi sei stato defraudato di un pezzo insostituibili della tua vita, fin quasi ad attribuire all’assenza un catastrofico effetto domino per giustificare le tue carenze personali ed umane.

Sto estremizzando, per amore della prosa.

In questa categoria vale la pena inscrivere i film di Natale, film che arrivano a suggerirti come devi sentirti durante le feste.

 

E nel farlo sono anche subdoli. La stessa figura (cristologica) di Babbo Natale non è universalmente associata al Natale nella tradizione italiana. Giustamente, l'Epifania era associata ai doni ancora nella generazione di mio padre, del resto è anche filologicamente corretto dato che con il 6 Gennaio si festeggia l'arrivo dei Re Magi con i doni. La figura di San Nicola è invece fortemente legata all'esperienza regionale e la mitologia filo scandivana a cui di solito lo si lega è molto lontana dal nostro immaginario mediterraneo.

Perché Natale è la festa della nostalgia, perché da bambino è tutto più facile e puoi sognare che un deus ex machina incappucciato di rosso con la propensione alla violazione di domicilio arrivi a risolverti le festività (e la vita) proprio con il Millennium Falcon, il Castello di Greyskull, il Nintendo 64.

 

Non è la plastica che ci manca, è il credere alla magia, alla possibilità, ad una logica che ci ricompensa in virtù della nostra buona condotta.

A Natale si è tutti più buoni perché pensiamo ancora, quasi come un costrutto mentale vestigiale sepolto nel nostro cervello, che se siamo buoni le cose andranno bene.

 

In questo discorso, e tra queste tematiche, arriva ad infilarsi Natale ad 8-bit, che al di là del titolo piacione, dalla ammiccante grafia in pixel art che pare proprio rivolgersi al solito capannello di vecchi che al posto della briscola giocano con le vecchie console, è un buon film natalizio che elegantemente schiva la trappolona nostalgica. O almeno, non della nostalgia che pensate voi.

Gli 8 bit del titolo sono quelli del Nintendo Entertainment System (per gli amici NES o Famicon se volete fare i nerd veri ™), l’oggetto del desiderio del protagonista e, a tutti gli effetti, macguffin vero intorno al quale ruota tutta la pellicola.

 

A fare da cornice al flashback, una lunga chiacchierata tra padre e figlia mentre giocano a Paperboy, avviata sul più classico degli scontri generazionali possibili: il cellulare.

“Me lo compri, papà?"
"No”

Il film procede poi per tappe andando a decostruire il mito nostalgico che si è creato da circa un decennio di narrazione di epoca d'oro.

 

Di NES nelle case di tutta la città non ce ne sono, l’unico possessore è un bambino sociopatico, arroccato nella sua sogno inconsapevolmente altoborghese schiavo dei beni posizionali. E il protagonista e tutti i suoi amici passano il weekend accalcati alla sua porta per partecipare di riflesso a questa magnificenza, vendendosi per essere suoi amici, nonostante gli evidenti problemi caratteriali del tipo. È in questa sede che si forgia il mito del NES, non solo oggetto introvabile e inaccessibile, ma che con il solo possesso attribuiva prestigio. In Italia una cosa del genere sarebbe accaduta con il Neo Geo.

 

Decostruzione perfettamente eseguita quando i ragazzini capiscono che il PowerGlow è una sola di periferica e che soltanto a causa dell'esaltazione posticcia degli anni 80 è diventato un oggetto di culto.

Ciò su cui si concentra gran parte del film è proprio questa ridefinizione del mito degli anni ’80 da terra del fantastico dove nascono le icone ad un territorio palpabilmente più “realistico”, fatto di classismo e discriminazione. Non che prenda mai una svolta drammatica o dura, ma anzi, attraverso gli scherzosi eccessi passa un messaggio di come un grossa parte di problemi del presente fossero radicati anche nel passato, come la scarsità o la disinformazione sui videogiochi.
Gli anni 80 che non sono fatti solo di edonismo reaganiano, ma anche di spese fatte a botte di buoni sconto e ristrutturazioni arrangiate in casa.

 

Ma, appunto, tutto ciò non è altro che lo sfondo sul quale si muove il vero cuore della storia, il rapporto generazionale tra padri e figli.

E qui che pure il mio saldo cipiglio critico inizia a vacillare.

La figura del padre per quanto rappresentata per eccessi e con il tono caricaturale di un uomo di un’altra generazione che mette un freno alla smania tecnologica del figlio, non è quella di un pedante boomer. Per quanto non faccia niente per risultare immediatamente simpatico, la caratterizzazione è quella, appunto, di un certo tipo di figura paterna, non la presenza impalpabile di alcuni genitori anni ’80 (sto pensando ai Goonies) ma una figura comunque di riferimento, al di là delle stranezze e di una endemica incomunicabilità, dove l’affetto si manifesta più tramite le azioni che i gesti o le parole.

 

E possiamo anche dire che il colpo che abbiamo visto arrivare da lontano arriva fortissimo grazie all’efficacia di un sentimento che è terreno comune, e tu spettatore non fai niente per schivarlo, ti ci lasci prendere in pieno, lo accogli e lo interiorizzi, per quando ti tornerà utile.

Dovendolo analizzare come film di Natale, vale la pena inoltre parlare della sua efficacia, non solo di racconto in genere, ma nel mediare quei concetti di cui parlavamo sopra nell’affrontare in faccia la questione “Natale” in maniera non scontata. Il macguffin che avvia l’azione non si chiude grazie ad un colpo di scrittura ben assestato, ma scivola delicatamente a lato del racconto per far emergere il finale.

 

Il punto non sono gli 8-bit, ma colmare il Natale del senso che vuoi dargli al di là delle logiche imposte dall'esterno e dalle pressioni sociali persistenti. Semplicemente vivere e accoglierlo per quello che si ha, non per quello che si vorrebbe avere. Possibilmente andando in culo all'hype, che tanto le cose arrivano se uno sa aspettare.

 

Con Natale a 8-bit la nostalgia sfugge agli oggetti-feticcio per ritornare ad essere quel profondo legame con il passato e i suoi affetti che vive nella dimensione della memoria.

 

E ora, dato che questo è un articolo di Natale e siete stati così bravi di arrivare in fondo, ecco per voi una vignetta del grande artista CapitanTroll:

Buon Natale da tutta la redazione di N3rdcore, con l'augurio di passare giorni felici con le persone a cui più tenete.

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