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Consigli a Fumetti — 4

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Malloy, BlackBox Volume 2, Monolith: Secondo Tempo, Champions e Golconda! Eccoci al consueto appuntamento coi fumetti letti in questi giorni che mi sento di consigliare, soprattutto se avete poco tempo per le cose brutte e cercate qualche bel volume con cui arricchire i vostri scaffali. Malloy Malloy è un gabelliere spaziale, uno che per lavoro ... Consigli a Fumetti — 4

Malloy, BlackBox Volume 2, Monolith: Secondo Tempo, Champions e Golconda!

Eccoci al consueto appuntamento coi fumetti letti in questi giorni che mi sento di consigliare, soprattutto se avete poco tempo per le cose brutte e cercate qualche bel volume con cui arricchire i vostri scaffali.

Malloy

Malloy è un gabelliere spaziale, uno che per lavoro riscuote le tasse in tutto l’universo, anche con la violenza, quando serve. Vive per l’ordine, la burocrazia e la sua moglie-insetto. Ama il suo lavoro e il suo lavoro ricambia assegnandogli ogni anno il premio di Gabelliere dell’anno. Insomma, tutto bene finché non gli viene chiesto di andare sulla Terra per incassare migliaia di anni di tasse arretrate. Queste le premesse del nuovo fumetto di Taddei e Angelini che dopo aver vinto un botto di premi con Anubi decidono che la vita facile gli dà fastidio e decidono di buttarsi in un’opera di fantascienza che rimbalza tra Adams e Gilliam, tra migliaia di idee una più assurda dell’altra e la critica sociale.


Dal punto di vista visivo invece, dopo i bianchi e neri di Anubi qua è il colore regna sovrano, pur in una gabbia abbastanza rigida che ogni tanto di concede qualche splash page e con uno stile che si rifà al fumetto del passato. Un po’ Crumb, un po’ Dick Tracy.

Malloy è un fumetto strano, che gode della propria stranezza e che ad ogni pagina cerca di stordirci con dialoghi barocchi, situazioni fuori dal comune e feroci critiche sociali. La prima metà è forse quella più fresca e divertente, mentre l’arrivo sulla Terra coincide con situazioni che ormai conosciamo bene: i consumatori stupidi, il capitalismo, ricchi oligarchi che vivono alle nostre spalle, oro e merda che si distinguono solo dal colore. Nel finale invece ogni possibile freno della realtà viene meno e si sconfina nell’assurdo più totale, in una struttura di scatole cinesi, allucinazioni e spiegazioni sul senso dell’universo che ci riporta infine al punto di partenza. È successo davvero? È stato solo un viaggio mentale causato dall’acido?

Non lo sapremo mai, ma al di là di un certo autocompiacimento, Malloy è senza dubbio un fumetto interessante, diverso e degno della vostra attenzione se cercate qualcosa per sfuggire dai supereroi.

Voto:

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BlackBox — Volume 2: Innocenza Meccanica

Nel capitolo precedente vi avevo parlato del primo numero, recuperato con un anno di colpevole ritardo, e di come fosse un’opera tosta, criptica, che non ha assolutamente intenzione di prendere per mano il lettore, ma che i disegni non aiutassero questa sua intenzione.

Per chi lo scoprisse ora: BlackBox è un fumetto steampunk che racconta attraverso vari salti temporali la vita di alcuni abitanti di Ecrònia, una città regolata da una serie di leggi ferree che prevedono l’allontanamento dei membri non più utili, una rigida divisione in classi e l’obbligo per giovani e adulti di andare in guerra gli uni contro gli altri ogni 25 anni per decidere chi governerà nel quarto di secolo successivo.


Il secondo capitolo di BlackBox, uscito un anno dopo e presentato all’ultimo Comicon di Napoli, fa tesoro delle osservazioni rivolte al suo predecessore e inizia finalmente a sviluppare una storia che fino a quel momento era rimasta soprattutto nel non detto e si confondeva tra i molti salti temporali. Scopriamo ad esempio che i bambini di Ecrònia vengono condotti in una specie di Luna Park che deciderà il loro destino, vengono mostrati per la prima volta gli Ubromi, esseri biotecnologici che verranno usati per addestrare i più giovani, e si entra ancora di più nelle vite dei protagonisti.

Anche il disegno, pur con qualche incertezza su alcuni volti, è decisamente migliorato con l’arrivo di Scipioni, lascio a voi il gusto di ritrovare nei vari personaggi le citazioni di attori famosi che affollano l’immaginario di Grossi, critico cinematografico prestato alla sceneggiatura. Personalmente vi consiglio di acquistare i due volumi assieme e godervi una storia che pur affondando le radici nei classici steampunk e distopici sa comunque ritagliarsi un suo spazio vitale.

Voto:

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Monolith — Secondo Tempo

Il primo volume di Monolith aveva posto le premesse per una storia che stuzzica la nostra ansia tecnologica e le mescola con le ansie e le angosce che accompagnano il diventare genitori. Una dalle premesse semplici che era portata a un livello superiore dal genio grafico di Lorenzo Ceccotti, alias LRNZ.

Questo secondo capitolo ha un solo enorme difetto: la scritta sulla costola del volume diversa da quello precedente, perché per il resto gli è superiore in tutto. Le note degli autori sono quel tocco di cura in più che fa sempre piacere, così come i bozzetti preparatori e l’analisi di come il fumetto si è fatto film per diventare altro.


Dal punto di vista grafico non ho onestamente più parole per descrivere la potenza visiva, la bravura e la versatilità di LRNZ che in questo volume spazia da splash page iperdettagliate che vorresti appende al muro a vignette flat design lisergiche senza perdere la minima forza espressiva. Il tutto ovviamente basato su un lavoro di sceneggiatura di Recchioni e Uzzeo che avendo a disposizione una mano del genere hanno scelto di fare un passo indietro, togliere spazio ai dialoghi e puntare più su un racconto fatto di immagini e suggestioni. Per un lettore poco attento può sembrare un lavoro semplice in cui fa tutto il disegnatore, ma per certi versi siamo vicini a qualcosa che ricorda la Nouvelle Vague cinematografica, una sintesi completa, uno “show, don’t tell” in cui lo sceneggiatore si mette a servizio del racconto, lasciando che siano le immagini e l’intelligenza del lettore a entrare in contatto.

Come se non bastasse, è una delle poche cose italiane che di questi tempi entrano a far parte di un progetto cinematografico crossmediale, vi pare poco?

Voto:

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Champions — 1

Finita la seconda Civil War, che penso sia piaciuta veramente a pochi è tempo di un nuovo cambiamento per gli eroi Marvel, un assestamento che riguarda soprattutto i personaggi più giovani. In questo periodo infatti la Casa delle Idee sembra aver posto grande attenzione nel rendere alcune serie, tipo gli X-Men e parte degli Avengers un laboratorio di spunti pensato per attirare nuovi fan. Un po’ come Peter Parker anni fa, che ormai è diventato Elon Musk, Ms. Marvel, Nova, il nuovo Hulk, la figlia di Legione e gran parte dei ringiovaniti X-Men sono impegnati su due fronti: la salvezza del mondo (o almeno del quartiere) e il superamento di quell’inferno che è l’adolescenza. Le storie quindi mescolano voglia di essere accettati dagli altri e mostri galattici, primi appuntamenti e palazzi che crollano, coming out e politica planetaria.


Per organizzare meglio tutto questo e separarlo dai personaggi storici, che probabilmente hanno un pubblico che ha poca voglia di tornare ai turbamenti giovanili, nasce Champions, un supergruppo di personaggi giovani, idealisti e stanchi di dover sempre sottostare alle logiche degli adulti che dovrà cercare un proprio equilibrio personale tra voglia di fare la cosa giusta, sbornia di popolarità social e rischio di superare la linea che separa un supereroe da un cattivo con un altro costume.

Il primo numero è uscito in questi giorni e non sembra affatto male, grazie anche all’ottima scrittura di cui godono i personaggi, anche se per adesso non siamo ai livelli di Dr. Strange, che secondo me rimane il miglior fumetto Marvel spillato sulla piazza. Dategli una possibilità, anche se forse vi sentirete vecchi.


Golconda!

Avevo 9 anni quando uscì per la prima volta in edicola e probabilmente guardai la copertina di Stano con un misto di fascinazione e paura, quando finalmente l’ho letto, probabilmente dopo la prima ristampa è stato uno degli albi che più di tutti mi è rimasto in testa.

Golconda è probabilmente uno degli albi più particolari, belli e ricercati di Dylan, perché al suo interno confluiscono lo splatter, la ricerca culturale, il non sense, l’amore, l’umorismo. Normalmente le storie dell’Indagatore dell’Incubo ruotano attorno a due o tre elementi, qua abbiamo un occhio gigantesco in tandem, uomini con la bombetta, demoni burocrati, death metal e l’India, un frullato di riferimenti culturali e difficilissimo da tenere in piedi che riletto oggi dimostra, casomai ce ne fosse bisogno, il talento cristallino di Sclavi, che dopo tutto il sangue e l’assurdo chiude con un finale romantico che lascia spiazzati.


Senza dubbio è una delle storie più adatte a mostrare i molti possibili livelli di lettura di un albo di Dylan. Il ragazzo di 10 anni sarà affascinato dallo splatter, dalla bellezza di Amber Cat e da una storia troppo assurda per avere senso, soprattutto nelle edicole italiane di trent’anni fa. Lo stesso ragazzo che rilegge la storia molti anni dopo, quando già se che Golconda non è solo una decrepita città indiana, ma anche il quadro di Magritte in compaiono gli uomini con bombetta, che ha visto Scanners, sa chi sono Blake & Mortimer o la Tatcher apprezzerà tutti i rimandi, le citazioni, le sottigliezze di una storia che per una volta ci porta lontani dai momenti più cupi e “sociali” di Dylan.

Discorso a parte va fatto per questa operazione di recupero dei Dylan Dog più belli di Sclavi, impreziositi da un colore “anticato” e da contenuti di approfondimento, con una copertina cartonata e senza numero, così da permettere a tutti di scegliere solo i preferiti, senza ansie di collezionismo. Probabilmente la miglior case history su come bisognerebbe affrontare la riedizione di classici del passato e una delle cose più belle che potete trovare in libreria in questo periodo. “Ma io ce li ho già, che me frega?” Beh nessuno vi obbliga a comprarli con una pistola alla tempia.

Rileggere Golconda oggi è ancora un’esperienza bellissima, una di quelle che ti fanno venire voglia di cancellarti la memoria per provare di nuovo le stesse sensazioni. I dialoghi, le situazioni, il tratto non sono invecchiati di un giorno. Andate in edicola prima che un occhio gigantesco vi stritoli.

Voto:

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