Alla faccia dell’originalità a tutti i costi
Il risultato è una fiaba moderna che mescola fantasy, robotica, draghi e mezzi fantascientifici, in cui il laser e la spada hanno la stessa dignità. I Masters non solo ci racconta che i draghi esistono, ma che si muovono in modo molto strano e che puoi usarli per combattere un tizio muscolosissimo con la faccia da scheletro.
A proposito di Skeletor (stranamente il mio preferito, insieme a King Hiss , un personaggio fatto di serpenti), originariamente non doveva essere lui il cattivo, ma un tizio chiamato Demo-Man , non perché demoliva le cose, ma perché era un demone. L’aspetto era completamente diverso, una specie di orco verde con la barba armato di scimitarra. Skeletor tuttavia era già stato pensato da Mark Taylor, creatore di He-Man, ispirandosi ai teschi del giorno dei morti messicano. In seguito scopriremo che è lo zio di He-Man e che non è salito al potere per colpa del colore della sua pelle, forse Eternia è nel profondo sud degli Stati Uniti. BeastMan invece sembrava uno zio di Chewbacca che aveva seguito troppi gruppi rock negli anni ’70 ed era finito in un brutto giro di droga.
Ma anche He-Man in principio era tutta un’altra cosa. Il progetto originale nacque dalla matita di Taylor qualche anno prima col nome di Torak e si concretizzò poi nella figura di un guerriero fantasy quando Mattel iniziò a lavorare al progetto. Originariamente si chiamava Vikon , non era biondo, ma coi capelli scuri, un elmo cornuto, molto più simile a Conan e armato solo di ascia. La versione iniziale prevedeva addirittura tre diversi prototipi: uno più fantasy, uno che sembrava un carrarmato con le gambe e una specie di viaggiatore del futuro uscito da un film turco di fantascienza; chissà come mai vinse il tizio fantasy. Un’altra variante poi scartata si chiamava He-Ro ed aveva un’armatura decisamente più elaborata.
Il personaggio è stato poi realizzato recentemente, insieme a Demo-Man, in edizione da collezione. Nel suo primo anno di vita He-Man non è una sorta di Superman fantasy con un alter-ego codardo, ma una specie di uomo delle caverne che si erge sopra i suoi pari grazie alla scoperta delle armi magiche (Dio santo quanto volevo quella spada da piccolo, mai avuta, faceva troppo casino) e difende il castello di Greyskull. Solo in seguito la sua backstory lo vedrà come il figlio mezzo umano di una donna astronauta e del re di Eternia che abbiamo imparato a conoscere nei cartoni animati.
Il Principe Adam all’inizio sembrava un moschettiere fuori posto
Tutto ciò che resta di Vikon, l’elmo cornuto, lo troviamo in un dettaglio del castello.
Dopo la prima serie i Masters diventarono tantissimi, quasi tutti con gambe ipermuscolose, così da poter riciclare i pezzi. Alcuni erano bellissimi, tipo quello con la ventosa sulla faccia, Mossman , l’uomo fatto di muschio profumato, Mosquitor , o Modulok, creatura modulare che poteva essere riassemblata a piacimento. Poi c’erano quelli fatti palesemente solo per far cassa, tipo il Principe Adam o il clone blu di He-Man. Infine c’era Stinkor , l’unico mai comparso in TV perché la Filmation proprio non se la sentiva di disegnare un personaggio che aveva come arma la puzza (il giocattolo puzzava davvero, nella plastica avevano messo un’essenza di patchouli).
E poi c’erano i mezzi, assurdi, barocchi, spettacolari, dall’autosqualo, al ragno gigante, dallo scheletro di dinosauro da trasporto all’idea geniale di mettersi dei trampoli per combattere. Avere il Castello di Greyskull ti faceva immediatamente scalare la classifica dei bambini più popolari e sarei curioso di sapere quanti tappeti sono stati rovinati dalla trappola di slime.
Autosqualo dell’autore, che da piccolo evidentemente giocava senza rompere le cose
L’importanza dei Masters sta nel loro modello di creazione di un mondo e soprattutto creazione di un business. Thundercats, G.I. Joe, Rock Lord, Crystal Warriors, Sectaurs, Transformers e gli altri non fecero altro che mettersi in scia. Furono il template per la maggior parte dei giocattoli dell’epoca che ne ricalcarono le figure principali, eroi, eroine, spalle comiche, animali, cattivi e tirapiedi, ma soprattutto l’idea di creare cartoni animati che fossero di fatto dei lunghissimi spot con una morale banale e prodotti riciclando animazioni già viste.
Talmente riciclate che Orko si sarebbe dovuto chiamare Gorpo , ma usando una O sul petto al posto della G potevano sfruttare i suoi movimenti in maniera speculare. Visto ora è uno spettacolo abbastanza difficile da mandare giù, però all’epoca fu una palestra per un sacco di gente che poi continuò a lavorare nel mondo dell’animazione.
Disegnatori del cartone che posano con i culturisti usati come riferimento
Tutto nacque da un meeting tra Mattel e Toys’ R’Us in cui il distributore di giocattoli affermò di non essere troppo impressionato dai fumetti che avrebbero dovuto far conoscere al pubblico i Masters perché “i bambini non leggono”. I dirigenti Mattel allora risposero che avevano già previsto una serie di cartoni animati, ma in realtà se l’erano inventato sul momento.
Al suo apice la serie era vista ogni giorno da nove milioni di bambini americani, niente male considerando che inizialmente nessuno voleva mandarla in onda, costringendo Filmation a distribuirla in regime di syndacation, ovvero prendendo accordi diretti con le emittenti locali. La stessa cosa successe in Italia, in cui il cartone animato andò in onda su Super 3, Italia 7 e poi Rete 4 .
Il cartone dei Masters rappresentò all’epoca uno dei primi linguaggi comuni per una generazione di ragazzini avidissimi di stimoli, bombardati di pubblicità e figli della neonata società dei consumi. Altri giocattoli erano arrivati prima, altri arrivarono dopo, ma nessuno ebbe probabilmente lo stesso impatto di He-Man. La cosa buffa è che nelle sue avventure He-Man non colpisce nessuno. La spada è usata solo per distruggere oggetti e i nemici al massimo li scaglia in giro. Se invece ci sono dei robot via con l’ultraviolenza.
Si racconta che quando una TV texana smise di mandare in onda il cartone nel 1985 i ragazzini della zona subissarono l’emittente di lamentele e la costrinsero a tornare sui suoi passi. Per ingraziarsi i piccoli fan l’emittente chiamò addirittura un figurante ufficiale vestito da He-Man, che scappò via quando 8000 bambini cercarono di farsi una foto con lui .
Ci furono poi i fumetti, soprattutto quelli DC, che col tempo diventarono una roba a sé, più tosta e matura del cartone e mostrarono come il mondo di Eternia potesse essere un ottimo terreno di coltura per racconti epici e bizzarri.
Ci fu lo spin-off di She-Ra , ma lo guardavano solo le bambine che a scuola picchiavano come i maschi e i maschi che picchiavano come le bambine (o quelli più curiosi), ci fu… beh ci fu il film, ma quello preferirei ignorarlo.
Nonostante i vari tentativi per far ripartire il marchio negli anni successivi, l’onda lunga dei Masters cominciò a ritirarsi nel 1987 sotto i colpi di una concorrenza sempre più agguerrita e in seguito al mutato gusto del pubblico. Tuttavia, pur senza mai tornare veramente, nel complesso fece incassare a Mattel circa due miliardi di dollari.
Non male per un principino biondo e muscoloso che negli anni a seguire, complice la moda di un recupero ironico e dissacrante, diventò a tutti gli effetti una delle prime icone gay e, ovviamente, un meme, come spetta a chi ha saputo incidere il proprio nome nelle sinapsi di un’intera generazione usando una spada magica.