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Louis Leterrier, Lisa Henson e Halle Stanford dietro le quinte di Dark Crystal: La Resistenza

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La pressione di lavorare a un progetto così complesso, l'importanza dei messaggi e le aspettative di chi ha reso possibile la serie tv su Netflix

Dopo aver parlato con le voci di Dark Crystal: La Resistenza è il momento di chiacchierare con Lisa Henson, Louis Leterrier e Halle Stanford che sono rispettivamente la figlia di Jim Henson, oltre che produttrice, il regista e l’altra produttrice della serie.

La prima cosa che viene in mente guardando l’operazione è perché fare un prequel, perché non proseguire con la storia ma tornare indietro? “Il mondo prima degli eventi di Dark Crystal ci è sembrato subito più ricco, vasto e interessante – spiega Lisa – il nostro punto di partenza è una scena del film originale in cui Jen e Kira trovano delle rovine nella foresta e si rendono conto di non sapere quali sono le loro origini e la civiltà di cui fanno parte. Kira si rende contro che il trono sembra perfetto per la sua taglia e ci sono geroglifici dedicati alla storia dei Gelfling sulle mura. C’erano un sacco di informazioni e di materiale di Brian Froud che non siamo riusciti a inserire nel film e che sono stati il trampolino ideale per la serie”.

“C’è anche un altro elemento – spiega la Stanford – alla Henson Production vogliamo creare mondi ricchi di speranza, mondi al cui interno potresti giocare. Io ovviamente sono cresciuta con Dark Crystal e ne sono una grandissima fan. Per me la possibilità di tornare a Thra era imperdibile, soprattutto in un periodo in cui era ancora intatta, bella, piena di vita, di colori e di Gelfling, prima della corruzione, questa idea ci piaceva molto”.

La pare migliore per Leterrier è stata “studiare il film come se fossi un archeologo, cercando di interpretare i simboli, le storie dei personaggi e creare dei legami tra passato e presente, qualcosa che avesse senso e che rendesse l’idea di una intera civiltà ormai perduta. Era una storia enorme e non potevamo raccontarla con un film, ci voleva una serie.

Ma perché adesso? Beh ovviamente perché “Il momento migliore per un sequel è 37 anni dopo – scherza Leterrier – non lo sapete? Lo sanno tutti!”.

La vera ragione ha un solo nome: Netflix. “Abbiamo annunciato un paio di volte che stavamo lavorando al seguito – spiega la Henson – e un paio di volte abbiamo deluso i fan che si aspettavano degli sviluppi, ma è stato solo grazie al supporto di Netflix se abbiamo potuto realizzare tutto questo adesso: una serie tv con un valore produttivo degno di un film”.

“Io credo che il fato e l’universo abbiano cospirato per far uscire il prequel proprio in questo momento – dice la Stanford – perché parla di dire la verità, non tacere di fronte alle ingiustizie, di un potere che fa cose orribili alle spalle dei più deboli, di emergenze ambientali, vi giuro, sembra fatto apposta!”.

Il progetto di un sequel/prequel è iniziato quasi dopo l’uscita del primo film, quando Henson ne discusse la possibilità con lo scrittore di Dark Crystal, David Odell. L’idea è rimasta per anni nel cassetto, poi si è cominciato a riparlarne negli ultimi dieci anni. La prima volta in cui Leterrier è stato coinvolto risale al 2011. “Per noi è progetto basato soprattutto sulla passione – spiega la Henson – fra tutte le cose create da mio padre era l’unica basata su un mondo che sembrava reale, vivo. Per noi è un po’ come Narnia, la Terra di Mezzo o Star Wars, è un universo narrativo ricchissimo in cui puoi muoverti avanti e indietro nel tempo e i fumetti in passato lo hanno dimostrato. Per noi era fondamentale poterlo mostrare a un nuovo pubblico”.

Un progetto come questo ovviamente parte con una pressione enorme, basata su più fattori: c’è quella dei fan, quella di chi ha lavorato al progetto originale, quella personale, ma per la Halle e la Henson il lavoro di Leterrier è stato così meticoloso da superare ogni aspettativa.

“Più che pressione parlerei di riverenza, da parte di tutti quelli che hanno lavorato alla serie, sono stati tutti ispirati da Jim Henson, molti sono cresciuti con Sesame Street, molti hanno iniziato a fare questo lavoro seguendo le sue orme - conclude la Halle – non è stata pressione, ma un rispetto profondo”.

“Nel 2010 avevo appena finito Scontro tra Titani – continua Leterrier - e come spesso accade quando qualcosa va bene ti chiedono se vuoi incontrare qualcuno di famoso per parlare di progetti futuri. Io dissi che volevo assolutamente visitare la Henson Company. Ciò che ha fatto Henson per la TV mi ha letteralmente formato. Per molti anni qualunque bambino fosse in grado di vedere la TV come prima cosa si imbatteva in qualcosa di suo. In un certo senso mi ha reso un regista, di sicuro ha avuto una influenza sulla mia voglia di fare film”.

“La prima cosa che ha detto – svela Lisa Henson – è stata: devo fare qualcosa con voi, fatemi fare qualcosa coi pupazzi!”.

“Confermo tutto! Abbiamo parlato di ciò che suo padre avrebbe voluto fare all’epoca, ma non era realizzabile e per me era così importante Dark Crystal che lo mostravo alla mia crew durante Scontro fra Titani per fargli capire il livello di cura di cui avevo bisogno per costumi, creature e world-building. A un certo punto queste due mi hanno proposto il sequel e io mi sono sciolto, ma non prima di accettare, salvo poi tornare a casa e darmi dell’idiota perché sarebbe stato un progetto difficilissimo e che non mi sentivo in grado di portare a termine! Stiamo parlando della più grande produzione al mondo a base di pupazzi, abbiamo letteralmente chiamato ogni marionettista disponibile in Gran Bretagna”.

Da quel punto in poi inizia un lungo processo di perfezionamento per cercare non tanto di superare il film iniziale ma almeno di eguagliarlo, anche perché Leterrier lo ritiene uno dei film più importanti del mondo e fino all’ultimo momento in sala montaggio non ha fatto altro che comparare la serie tv e lo show per essere sicuro di ottenere lo stesso risultato.

“Senza dubbio i pupazzi sono il modo più difficile per affrontare un qualunque tipo di produzione del genere, ma sono anche uno strumento bellissimo, vivo, contengono lo spirito di chi li utilizza. Rispetto al passato ci sono degli aiuti che possiamo utilizzare: la stampa 3D semplifica molte cose e adesso la CGI ci permette di rimuovere digitalmente i marionettisti che muovono i personaggi più complessi, tipo gli Skeksis – spiega Leterrier – resta comunque un lavoro incredibile, soprattutto quando il set “prende vita” e tutti devono fare qualcosa. A volte venivano in visita dei produttori di Netflix e per farli entrare nello spirito li mettevo a muovere le foglie sullo sfondo!”.

Jim Henson ha iniziato negli anni ’50 e già dal college aveva uno spazio notturno in una TV locale, si è sempre diviso tra i lavori pensati per bambini e adulti. Fino a Sesame Street ha cercato di fare un intrattenimento che fosse per tutti, ma poi il successo di quello show per bambini, la sua prima produzione di alto profilo per quel tipo audience, lo portò a preoccuparsi di rimanere inchiodato là. Dark Crystal e Labyrinth nascono da questa pulsione, da questa voglia di tornare a fare cose trasversali.

“E anche Dark Crystal nasce così – spiega sua figlia – volevamo uno show emozionante, spaventoso, ma che può essere visto in famiglia. Puntavamo a uno show ricco di messaggi per i più piccoli, messaggi chiari ed evidenti, come quelli che arrivavano a noi che guardavamo queste cose negli anni ’80”.

Ma come reagiranno i bambini di oggi a un prodotto pensato con un’idea differente di film per famiglie?

“Credo che i bambini di oggi siano estremamente sofisticati nei gusti, credo siano già abituati alle fiabe dark – spiega la Halle – penso che i momenti più duri di Dark Crystal possano insegnargli che la vita non è sempre facile”. Per Leterrier “è importantissimo che ci siano questi momenti e siano vissuti insieme ai genitori. Mi ricordo da piccolo di essere spaventato a morte dalla scena di Han Solo che finisce nella grafite, mentre mio padre ridacchiava e lo stesso vale per la faccia del nazista che si scioglie ne L’Ultima Crociata. Questi sono momenti in cui si può cementare il rapporto con i genitori”.

“Mi piacerebbe che Dark Crystal fosse un punto di partenza per una bella chiacchierata con i vostri figli – chiude la Henson – un momento in cui elaborare le cose brutte che possono accadere e sentirsi più forti dopo”.

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