Le tre stigmate di Susan Calvin, la robopsicologa di Asimov
Uno dei personaggi più interessanti di Isaac Asimov è Susan Calvin, psicologa dei robot che anticipa la scarsa accettazione delle donne nella scienza
Ci stiamo avvicinando al 2020 e, con esso, alla grande celebrazione per il centenario della nascita di Isaac Asimov, uno dei principali autori della fantascienza mondiale, fonte di ispirazione per la robotica moderna con le sue Tre Leggi elaborate assieme all'editore Campbell. In questa Core Story dedicata al rapporto tra donne e cultura nerd, spicca indubbiamente il più centrale e meglio riuscito personaggio asimoviano: Susan Calvin, la psicologa dei robot.
La Calvin appare per la prima volta nel 1941, nel racconto "Bugiardo!", che ne codifica le caratteristiche. Una robotista di enormi capacità, che lotta - solitamente, con successo - per imporsi in un mondo scientifico e tecnico profondamente maschilista (quando si troverà a interagire con il mondo politico per la sempre maggiore importanza dei robot, ovviamente, sarà forse ancora peggio). Gli altri personaggi la percepiscono come una donna fredda e priva di emozioni, anche se proprio questo racconto introduttivo mostra come la sua sia una necessaria corazza in un mondo ancora non troppo disposto ad accettare una donna scienziato : tanto più che il suo campo, la robopsicologia, è visto talvolta con perplessità dal mondo esterno.
Innegabile è invece il suo rigore assoluto sotto il profilo etico e morale, che potrebbe essere evocato anche nel cognome, Calvin, riferimento possibile al protestantesimo calvinista, il più rigoroso (e ne sarebbe così la caratteristica primaria). La (non infondata) sfiducia progressiva della Calvin nei confronti degli umani la porta a un sempre maggiore amore verso i robot, che cerca di proteggere e favorire in un mondo che, pur avendo bisogno di loro, li tratta in modo ostile e sprezzante. Donna, psicologa, e filo-robotica: tre stigmate che segnano in modo determinante la Calvin, costringendola in una solitudine spesso misantropica.
Diversi artisti hanno interpretato la scienziata, ma la figurazione più fedele è probabilmente quella originaria dell'illustratore Ralph McQuarrie, quello che ha inventato l'immaginario di Star Wars, per capirci, che ne dà una versione presumibilmente concordata con lo scrittore.
Nell'universo finzionale di Asimov, la Calvin sarebbe nata nel 1982, iniziando a lavorare nel 2008 per la US Robotics dopo il dottorato. Le sue avventure sono così esattamente nostre contemporanee, e anche sulla scarsa accettazione della presenza femminile nella scienza, purtroppo, Asimov non si era troppo sbagliato. Al tempo stesso, scrivendo nel 1941, poteva risultare invece piuttosto innovativo pensare a un futuro in cui il principale scienziato al centro di un proprio ciclo di racconti potesse essere una donna.
Anche se, naturalmente, la Calvin non è in assoluto così una mosca bianca: l'informatica moderna, come noto, prende il via da Ada Lovelace, e quindi il riferimento di Asimov potrebbe richiamare tale figura. Asimov (e la sua protagonista) intendono superare inoltre la "sindrome di Frankenstein" (più volte chiamata apertamente così): l'idea che un robot sia naturalmente malvagio e ribelle. Ora, l'autrice di "Frankenstein" (1818), Mary Shelley, è a sua volta una donna - e la madre, quindi, della fantascienza. Susan Calvin, la principale creatrice dei robot moderni (realisticamente, si muove in una grossa multinazionale, e non è più quindi lo scienziato isolato degli albori ottocenteschi) è a suo modo una "creatrice di Frankenstein": ma i suoi robot non sono mostruosi.
Contemporanea alla creazione di Susan Calvin personaggio letterario è la figura di Grace Hopper, nata nel 1906, che a partire dalla seconda guerra mondiale si occupò di informatica, prima ovviamente per la decifrazione dei codici nemici (il tema che, in Inghilterra, impiegò anche Alan Turing, altro nume tutelare della nascente scienza), ma in seguito, dal 1949, per la creazione di UNIVAC, uno dei primi grandi calcolatori alla base del computer moderno. Asimov - scienziato egli stesso, e divulgatore - citò UNIVAC nel suo ciclo robotico come MULTIVAC: ma il personaggio letterario della Calvin è antecedente, ma di troppo poco per essere di ispirazione alla Hopper: il loro percorso, per molti versi singolarmente simile, è parallelo.
Invece, dichiaratamente ispiratasi a Susan Calvin è Joanne Pransky, che si proclama la prima robopsichiatra e che lo stesso Asimov avrebbe riconosciuto come "the real Susan Calvin". La volontà di Asimov di fare della Calvin un modello appare evidente anche nel suo ultimo racconto a lei dedicato, nel 1986: "Robot Dreams". Qui la Calvin interviene - alla fine, con la sua consueta durezza - nel progetto di una sua brillante allieva, la dottoressa Linda Rash, che appare un personaggio meno cupo e chiuso della sua mentore, e che ha applicato gli schemi frattali alla programmazione positronica, ponendo il fondamento per un maggior sviluppo dell'intelligenza artificiale.
Pur nella bravura dell'attrice Bridget Moynahan, il film di Alex Proyas "Io Robot" (2005) banalizza il personaggio, non cogliendone a fondo lo spirito in una pellicola anche godibile ma troppo fracassona per interpretare autenticamente Asimov e la sua eroina (messa, tra l'altro, ai margini e ovviamente invaghita del vero eroe maschile, introdotto per l'occasione). Resta, per fortuna, l'originale letterario a ispirare future generazioni di robopsicologhe, pronte a condurci nell'età della macchina, attraverso l'imminente singolarità.