Le esibizioni di Achille Lauro parlano di videogiochi
Per le cinque serate del Festival di Sanremo 2021, Achille Lauro ha portato in scena la sua musica con le sue esibizioni portando avanti un racconto fatto di generi che può essere ampliato e dalla musica arrivare ai videogiochi.
La settimana di Sanremo siamo tutti focalizzati sulla musica.
Non esiste qualcosa che faccia altrettanto notizia, nonostante sia, in fin dei conti, più un contenitore che un contenuto.
Il contenuto sono i cantanti, le esibizioni, accuratamente inscatolate e impacchettate per essere distribuite ai milioni di spettatori ogni sera.
All’interno ci troviamo un po’ di tutto e quest’anno anche Achille Lauro nel ruolo di ospite fisso.
Ora, potremmo spendere tantissime parole su cosa succede ad “una voce fuori dal coro” quando si allinea e si unisce a tutte le altre, o quanta rappresentazione di una certa sottocultura faccia essendone ai margine, ma non è questo il posto, probabilmente troverete presto su Youtube le registrazioni del nostro Dopofestival di cui tutti noi della redazione ci mettiamo la faccia e parliamo approfonditamente di questi argomenti.
In questa sede voglio fare lo stesso gioco di Achille Lauro, cioè prendere una canzone dal suo variegato repertorio, associarci una performance, un testo e veicolare attraverso di essa un messaggio più ampio, andando a raccontare uno specifico genere (o sottogenere) musicale.
Ma con il suo aprire una porta, specie con con l'aggiunta della prosa in apertura o chiusura tra il didascalico e il generico, offre una grandissima possibilità interpretativa e quindi perché non infilarci dentro anche i Videogiochi in questo grande racconto di genere sul generi?
Prima serata - Il Glam rock
Solo noi
Achille racconta il glam in un modo non completamente originale, il richiamo a Velvet Goldmine, film del 1998 con Jonathan Rhys Meyers è palese e ci sta bene, in quanto effettivamente molto rappresentativo dal punto di vista stilistico, aggiungendo il layer dello spallaccio da giocatore di football rigorosamente rosa glitterato che fa tantissimo Andromeda dei Cavalieri dello Zodiaco.
Ma noi siamo dei deviati che si alimentano di cultura pop e abbiamo pensato subito a Ken il Guerriero, con il suo nome italiano tanto è basilare e radicato nell'immaginario della nostra generazione l'opera di Buronson e Hara.
E quindi l'estetica genderfluid di Yuda di Nanto ma anche la caratterizzazione di Shuren, figlio del fuoco, delle Cinque Forze di Nanto per le piume che caratterizzano il suo outfit.
Quindi uno shonen manga, solitamente traslitterato in maniera splendida dai picchiaduro a incontri con vasto roster di personaggi dall’estetica spinta, incredibilmente riconoscibili, combattimenti da mosse esplosive tipiche.
Ma soffermandoci un attimo in più, il genere che più si adatta al Glam Rock è forse quello degli stylish action e il termine stesso sancisce un legame tra questi due generi,
L’azione estetizzata e giochi che premiano per la corretta esecuzione di combo e che spettacolarizza il combattimento è esattamente quello che succede nelle esibizioni glam rock, dove spesso si soprassiede sul contenuto della canzone o su l’effettivo valore artistico della musica in favore dello stile e della bellezza.
Solitamente si fa coincidere la nascita del glam con l'uscita del l'album di David Bowie The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars, ma ci sono anche i T. Rex che muovevano i loro primi passi nello stesso periodo. Il genere poi si scinde a seconda se all’estetica glamour si accoppia la sperimentazione musicale del progressive tipo i Roxy Music oppure devierà verso una musica "più facile" e performer pittoreschi come Alice Cooper, i Kiss, gli Stooges, fino poi a finire negli anni '80 diventando sfociando glam metal dei Van Halen, Europe, Def Leppard, Poison, Whitesnake, Motley Crue.
A sancire definitivamente il legame tra Glam e Stylish l'estetica eccessiva di Dante e la presenza nel suo arsenale della chitarra elettrica Nevan.
Seconda serata - il rock 'n roll
Bam Bam Twist
Per la seconda serata del festival, Achille Lauro si presenta con una mise abbastanza classica e una lunga treccia rossa a contrasto, il riferimento artistico è chiaramente a Mina.
L’abbinamento non è totalmente campato in aria, adesso è una coscienza salvata nei server della TIM per fare jingle pubblicitari in un preludio artistico di incubo cyberpunk ma un tempo era considerata a tutti gli effetti una urlatrice, la Tigre di Cremona, appellativo dispregiativo per indicare i primi cantanti rock che contrastavano "il bel canto" con le loro "urla".
Dovendoci associare un videogioco viene in soccorso il testo della canzone scelta e i riferimenti cinematografi a Tarantino, Quei Bravi Ragazzi di Scorsese, De Niro.
Achille Lauro incidentalmente racconta quello che è diventato negli anni GTA di Rockstar: un mondo vivido, il racconto dell’America fatto con sguardo disilluso e spesso cinico che risuona di echi cinematografici, da Vice City e il suo omaggiare apertamente Scarface, non bisogna andare troppo in là per trovare riferimenti cinematografici in GTA V, che inizia con la seduta di psicoanalisi di Michael, tra il De Niro di Heat di Michael Mann che però ce l’ha fatta e l’introspezione di un Tony Soprano ideale prosecuzione della crudele umanità raccontata da Scorsese in Quei Bravi Ragazzi.
GTA non è soltanto un open world, una categoria che non rappresenta un singolo gioco quanto più una modalità con la quale la storia del gioco è raccontata. A fare di un gioco un genere a sè sono le soluzioni di adottate che lo fanno da sempre essere un titolo inseguito più che inseguitore nell'industria del gaming contemporanea.
Terza serata - il pop
Penelope
Quando ho visto Achille Lauro statua dorata tra le colonne ho avuto un attimo di spiazzamento dovuto al fatto che non avevo immediatamente capito fosse lui e non una statua.
Sta di fatto che come ha iniziato a muoversi, con la sua coroncina e la doratura non ho potuto fare a meno di pensare ad Zagreus, il protagonista di Hades, forse il gioco indie più importante del 2020 legittimamente diventato fenomeno pop per una felice combinazione di elementi tra cui realizzazione artistica straordinariamente al di sopra della media e il sapiente utilizzo delle meccaniche roguelite.
Questa idea è stata rafforzata anche dal tema mitologico del titolo della canzone che rimanda alla moglie di Ulisse.
Ma si può andare per un momento più a fondo: la più pura incarnazione del termine pop applicata ad un gioco è sicuramente Assassin’s Creed.
Che la serie ubisoft piaccia o non piaccia questo non nega che nel corso degli anni è diventata un punto fermo nella produzione videoludica di ormai ben tre generazioni, ha saputo adattarsi, cambiando ogni volta non solo location che ne è la parte esteriore, ma rinfrescando elementi di gameplay imitando ciò che hanno fatto altri, con una spruzzata di From Software e una di GDR occidentale e questa natura così aperta alle influenze è propria della musica pop che alleggerisce, imbastardisce e serve alla massa un contenuto che altrimenti arriverebbe più “duro”.
E poi è un’esperienza incredibilmente scalabile, un piatto dal quale ognuno appezza qualcosa e lascia il resto. Prodotto più che opera, certo, ma vale la stessa cosa per la grande maggioranza dei fenomeni pop che vediamo nascere e morire lasciando il tempo che trovano.
Quarta serata - il punk rock
Me ne frego - Rolls Royce
Questa ammetto che non è stata facile e l’associazione segue un percorso un tantino bizantino.
L’esibizione si apre con Achille Lauro vestito da sposa e il bacio con Boss Doms, replica del bacio che già fece parlare un paio di Sanremo fa.
La messa in scena di questo rito, che diventa il perno centrale dell’esibizione, con il suo un po’ trito sovvertimento dei ruoli ormai è provocazione un po’ datata però supportata da quelle che sono le sue due canzoni dei Festival precedenti, oggettivamente pezzi musicalmente molto riusciti.
Il gioco che vede nel matrimonio uno degli obiettivi ludici dell’esperienza è senza ombra di dubbio The Sims.
Le varie fasi della vita sono riprodotte in scala ridotta nel mondo quasi iperuranico dei Sims, una piccola piastrina di Petri dove giocare, letteralmente, con la vita delle persone.
E punto più importante, fin dalla sua uscita nel 2000 The Sims è diventato un punto di riferimento per la comunità LGBTQ+ per la possibilità di sviluppare relazioni tra personaggi dello stesso sesso oppure per identificarsi con una persona diversa dal sesso di appartenenza biologico.
Certo è possibile avere un personaggio di un sesso diverso dal proprio in un qualunque gioco permetta la creazione di un personaggio da zero, ma proprio la “simulazione della vita” e la trasformazione della vita in una meccanica ludica sono elementi che fanno la differenza.
Quinta serata
C’est la vie
Per l’ultima serata Achille Lauro rompe lo schema del racconto del genere musicale per farne uno più ampio che abbraccia con un simbolico “noi” l’intera varietà del genere umano che condivide il tempo presente.
Con la sua “dissociazione” dal genere musicale non è stato facile per questo associare un genere videoludico, ma rileggendo le parole del monologo non posso che scegliere il Gioco di Ruolo, occidentale che orientale, le due grandi categorie contrapposte e quasi speculari di intendere quel tipo di esperienza.
Dove in occidente troviamo una maggiore “varietà” nell’approcciare l’esperienza con scelte che rendono l’esperienza “unica” e spesso portano a conclusioni differenti (i finali plurimi) in oriente la questione è ben diversa e, se vogliamo, molto più teatrale, una storia scritta dall’inizio alla fine e recitata dal giocatore con il mondo di gioco che molto spesso è un’articolata quinta scenica e molto meno interattivo della sua controparte occidentale, un palcoscenico che i nostri personaggi calcano con ruoli ben precisi che a loro volta ricalcano archetipi narrativi.
E quindi quando il monologo parla di maschere, attori, spettatori, compimento di un'opera più grande è chiaro pensare al GDR.
In entrambe le accezioni possiamo tranquillamente dire che l’elemento ludico è la scelta, scegliere una classa, una “razza” di appartenenza, come risolvere le missioni, oppure le varie scelte che ti portano alla fine del combattimento, chi colpire e come, andare in una direzione o nell’altra.
Il GDR è la messa in scena forse più pura di un viaggio dell'eroe e che metaforicamente abbraccio il percorso della vita di ognuno con il crescendo epico che comunque parte da un'origine umile (il livello 1) che rappresenta il bambino fino al salire di livello (invecchiare) e ci porta ad interagire con il divino a vari gradi e rappresenta la morte inevitabile alla fine della vita, il boss finale del gioco, l'ultimo ostacolo che ci separa dal compimento della storia.