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Kraken Inferno di Stefano Cardoselli, una ballata Diesel Punk

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Pensavo anche la cruda distopia di un mondo alla deriva, sangue e ancora sangue in un nuovo Moby Dick

Con colpevole ritardo ho conosciuto i lavori di Stefano Cardoselli, ad aggravare la mia ignoranza è il fatto che questo artista è operativo da molti anni. E io? Dove stavo mentre mi perdevo la sua delicatezza e la furia da berserker ? Non lo so. Ma mi farò perdonare facendovi conoscere Kraken Inferno, la sua ultima impresa, per me un vero capolavoro.

Ad onor del vero ho conosciuto la grazia e la violenza di questo fumettista/illustratore grazie alla casa editrice Independent Legions Publishing (Qui ve la faccio conoscere meglio con la recensione di Crota) e ai romanzi dello scrittore-editore Alessandro Manzetti (Naraka/Kiki/Shanti) riccamente illustrati da Stefano per non parlare del sontuoso volume di Edgar Allan Poe di cui ha curato l'apparato artistico interno facendo oscillare il suo talento in un barocco oscuro o in un neogotico alternativo. Ma con Kraken Inferno prende vita anche il Cardoselli narratore, una storia bellissima e truce, una vera cicatrice che si apre nel petto e mette a nudo un cuore pulsante e annerito dall'odio del mondo, dal catrame infernale della storia.

Kraken Inferno

Copertina del fumetto Kraken Inferno di Stefano Cardoselli per Cut-Up Publishing

Kraken Inferno ha anche una particolarità che condivide con altri rari capolavori, ovvero potrebbe essere ugualmente “letto” ignorando i dialoghi, le frasi, le parole che affogano nel sangue; perché l'arte di Cardoselli fa tutto il resto, un film muto da assaporare pagina dopo pagina e da contemplare con atavica pazienza. In sintesi i suoi acquarelli sono puro storytelling, ma calma, ci sono anche i dialoghi che arricchiscono di truculenza e viscidume l'ambientazione già condannata all'oblio.

La trama è molto essenziale, affilata come un arpione da infilare nel dorso di una balena o tra i tentacoli di un maledetto Kraken incazzato, una storia d'amore e vendetta, di perdita e con nessuna rivincita, è una ballata oscura per rinnegati. È la poesia che avrebbe scritto Samuel Coleridge dopo l'ennesimo bicchiere di brandy, ma si è fermato prima per regalarci The Rime of Ancient Mariner, ma Cardoselli ci mette il sangue. Tanto. Tantissimo. E lo ringrazio per questo. A Bloody Mariner.

Un capitano coraggioso vede la propria amata arsa viva dalle fiamme di un'esplosione. Una nave è colpita dall'immenso arto di un mostro con miliardi di ventose affamate, quel rottame di ferro imbrattato di sangue e benzina implode e affonda in quella pozzanghera di merda e vendetta che gli stolti chiamano oceano. L'uomo giura vendetta, e farà di tutto per ammazzare il più grande figlio di buona donna che circola per il mondo acquoreo (citazione brutta a Moby Dick, la mia eh!).

Il nostro artista gioca con quell'archetipo del capitano Achab e lo evolve (o chissà, involve?) in un carnefice romantico che vive meramente per annichilire quella bestia sottomarina. La vera particolarità è il setting della storia, un racconto che scivola a ridosso della Prima Guerra Mondiale e della grande depressione del 1929 ma viene ulteriormente “sporcato-lordato” da una patina deliziosa di puro diesel punk (simile allo steampunk ma si affida ad una tecnologia retrofuturistica dipendente dal diesel e affini) e di asfissiante distopia; infatti il mondo è controllato totalmente dalla OIL.CO che consente ai suoi dipendenti di vivere o morire soltanto con l'erogazione di quel minimo salario o sospendendolo.

La vita è per i ricchi e la morte è per i poveri, più semplice di così.

Inoltre ho apprezzato il nostro buon vendicatore che si arma di cazzutissime armi ideate da Tesla che sparano raggi di energia elettrica capaci di carbonizzare gli stronzi con le ventose. Come detto benvenuti nel diesel punk, non so se era l'intento di Cardoselli ma ci ho visto una bella citazione alla trilogia steam-diesel-punk Leviathan di Scott Westerlfeld, dove i suoi giovani protagonisti sono armati ugualmente di cannoni Tesla; comunque le grandi menti pensano spesso allo stesso modo.

Come vedete Kraken Inferno ha tutte le carte in regola per essere un gran pezzo di collezione nella vostra raccolta di fumetti o in una bella libreria che desidera ospitare un'opera dall'anima rozza, pulp, sanguinaria ma intensamente meravigliosa. I disegni sono volutamente grotteschi col tratto tipico di Cardoselli ma gli elementi marini e le navi danno una connotazione davvero unica a Kraken Inferno.

Un volume che racchiude la sensibilità artistica di Cardoselli con la forza visiva di una ballata diesel punk degna di una sceneggiatura di Tarantino, in poche pagine possiamo vivere diverse sensazioni: rabbia, disillusione, vendetta, amore, oblio, morte, vita. Un finale aperto “chiude” la storia, e ci lascia col fiato sospeso e gli interrogativi. Ma la vera domanda che mi sono posto è...me lo rileggo? Ovviamente l'ho rifatto.

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