Li festeggiamo nello stesso giorno ma Star Wars e La Guida Galattica per Autostoppisti sono esempi diametralmente opposti di vedere la fantascienza e il fantastico.
Il 25 maggio è un giorno un po’ particolare per gli amanti della fantascienza, perché è sia il Towel Day, ovvero il giorno in cui si festeggia Douglas Adams e la sua Guida Galattica per Autostoppisti, sia il giorno in cui Star Wars debuttò nei cinema.
Questa doppia ricorrenza è l’occasione perfetta per analizzare due opere che hanno profondamente influenzato tutto ciò che è arrivato dopo di loro, ma che col tempo hanno sviluppato col proprio pubblico un rapporto completamente diverso, legato senza dubbio al tono diametralmente opposto con cui parlano ai fan.
Star Wars arrivò nei cinema nel ’77, la Guida Galattica per Autostoppisti nasce come opera radiofonica l’anno successivo per poi diventare romanzo nel ’79. Da una parte abbiamo una space opera che segue un cammino ben preciso fatto di suggestioni che hanno spesso poco a che fare con la fantascienza. Un filo rosso che lega Flash Gordon, i fumetti di Valerian e Laureline, i cavalieri medievali, i film di cappa e spada, di samurai, i western, Buck Rogers e decine di altre suggestioni distillate nel cervello di George Lucas per diventare, col tempo, uno dei marchi più conosciuti al mondo.
Chi non conosce Star Wars o vi sta dicendo una bugia per fare lo snob o ha vissuto gli ultimi 40 anni in coma profondo e in questo caso cercate comunque di volergli bene.
Su Star Wars sono stati scritti decine di libri su come e quanto abbia influenzato la cultura pop e sulle dimensioni del culto che ha generato. Utilizzo la parola culto non a caso, perché gli Star Wars Junkie insieme ai Trekkies sono probabilmente uno dei primi esempi di fandom (fan+kingdom) più rigidi, ortodossi e bizantini. In alcuni casi si può quasi parlare di religione. Dietro i bambini vestiti da Darth Vader o Principessa Leia si nascondono padri che hanno discusso per anni sui forum di tutta l’internet su cosa era effettivamente successo a Obi Wan, che odiano profondamente Lucas per aver messo mano a una cosa che lui stesso aveva creato e che organizzano la vita seguendo una semplice dicotomia: fa parte del canone/non fa parte del canone.
Non importa se a volte il tono di Star Wars può sembrare scanzonato, non importa quanto cerchi di "volare disinvolto" siamo di fronte a un’opera che viene spesso presa parecchio sul serio. Anzi, spesso l'ironia viene vista come qualcosa di brutto.
Negli anni è diventato qualcosa di immenso, rigido, ramificato, fatto di film ufficiali, libri non ufficiali, fumetti, cartoni animati, giocattoli, videogiochi, un leviatano geek che attira l’attenzione di milioni di persone ogni volta che muove un muscolo. Anche se inizialmente era un’idea innovativa, piratesca e sperimentale (ma comunque pensata con un occhio alle licenze per i giocattoli) col tempo si è trasformata nella perfetta metafora di un modo di fare cinema come prodotto in serie, fatto di blockbuster, megaproduzioni e controllo totale sull’opera, merchandising incluso. Un mostro che si mangia i registi, le visioni creative non perfettamente allineate e che probabilmente ci sopravviverà e spera di sfornare film anche tra venti o trent'anni.
Dall’altra parte abbiamo un modo di raccontare la fantascienza concepita secondo canoni assolutamente britannici, ovvero intrinsecamente legata a una vena di umorismo surreale, disincantato e assolutamente geniale che ogni tanto emerge potente per dare un senso all’universo narrativo o per stravolgerlo. Non a caso Adams collaborerà con altre due opere che hanno definito il lato britannico della cultura pop: Dr. Who e i Monty Python.
La dimensione del successo non è neanche comparabile: da una parte abbiamo un’enorme villa sulle colline di Los Angeles con piscina, servitù e opere d’arte nel giardino, dall’altra un cottage nella provincia inglese. Star Wars è un fenomeno mondiale da milioni di dollari, la Guida Galattica è qualcosa di conosciuto e diffuso, ma è per geek leggermente più “iniziati”, vecchio stampo. La differenza è quella fra un ristorante buono, ma in franchise, e un vecchio pub che fa il tuo panino preferito.
Anche perché, escluso un film modesto e alcuni adattamenti per la TV inglese, il corpus principale è composto da tre libri dotati di un humor che prevede un certo tipo di intelligenza vagamente scientifica, tipica del nerd che ride da solo mentre tutti lo guardano male. ma comunque declinata con un gusto per l’aforisma che gli permette di essere ancora invitato alle feste.
Star Wars ha un approccio serio, quasi storiografico e rigoroso, fatto di libri, guide, fumetti e libri "in canon" che da una parte rappresenta la bellezza della sua cosmogonia e del suo fascino (quando scopri un mondo così è naturale volersi perdere tra i suoi dettagli) ma presta il fianco a ogni possibile incongruenza che negli anni è stata sanata con spiegazioni e voli pindarici dai fan. Questo fino all'azzeramento totale del cosiddetto "universo espanso" di Disney e alla sua gestione che cerca di farci dimenticare la parola "midichlorian". La scienza di Star Wars è arrivata dopo, prima c'era il fantastico, il senso di stupore per una spada laser, senza dover sapere dei cristalli che la fanno funzionare.
La Guida Galattica per Autostoppisti fa dell’assurdità la sua forza più grande. Ma attenzione, perché è un’assurdità con un funzionamento scientifico spiegato con estrema serietà e divertimento. A Luke Skywalker e soci chiediamo di risolvere le situazioni facendo affidamento sul coraggio e al massimo sulla Forza, per la Guida invece è importante che se ne esca con arguzia e ridendo anche di noi stessi, senza però perdere l’assurda coerenza interna.
L’ironia e il nonsense della Guida legati alla passione di Adams per la scienza hanno permesso infatti al romanzo di sfruttare soluzioni che solo lo scrittore poteva pensare e rendere scientificamente plausibili. Devi spiegare come mai tutti nello spazio parlano inglese? Inventi il pesce babele. Hai bisogno di una motivazione su come mai un’astronave si trova in un posto e riesca a trarre d’impaccio i protagonisti? Ecco che la Cuore d’Oro ha un motore ad improbabilità descritto nei minimi dettagli. La stessa risposta alla vita, l’universo e tutto quanto in fondo anticipa alcune considerazioni degli scienziati che studiano le origini dell’universo, i quali spesso si chiedono non tanto che risposta ottenere, ma quale sia la domanda giusta.
I fan della Guida sono gente decisamente meno ortodossa e talebana di quelli Star Wars, nonostante il suo creatore sia deceduto, lasciando tutto intatto e intoccabile, mentre l’universo di Lucas continua a espandersi inglobando o scartando ciò che torna più comodo dal punto di vista narrativo commerciale. Perché?
La spiegazione forse la possiamo trovare nel diverso tono di due opere nate a poca distanza l’una dall’altra che non si sono mai influenzate, pur condividendo molto probabilmente buona parte dei fan e una certa filosofia di fondo.
In entrambi i casi parliamo di universi enormi, pieni di razze, religioni, culture e mondi differenti, ma da una parte Star Wars vede la giustificazione e la spiegazione del suo mondo come qualcosa di necessario per soddisfare il cultisti più esigenti, ponendo al centro di tutto l’elemento umano (in fondo è una lunga saga familiare degli Skywalker) e raccontando una storia abbastanza classica che cerca di rinnovare il bambino che è in noi (o di trovarne altri disposti a pagare).
Dall’altra parte la Guida si diverte proprio a trovare un senso nel nonsense, nello spiegarci in maniera scientifica come funziona un motore a improbabilità, rendendo l’essere umano una piccola particella di un mondo più grande, più folle, in cui la nostra contemporaneità è costantemente presa in giro.
Se per un amante di Star Wars la venerazione al limite del religioso è tutto, spesso perché quella storia fa parte della sua intoccabile infanzia, per un fan della Guida è assolutamente impossibile prendersi sul serio, solo i Vogon lo fanno. D'altronde ti restano poche alternative quando il tuo autore fa esplodere la Terra nelle prime pagine.
Ma la cosa veramente assurda di questa dicotomia è che spesso questi due fan convivono nella stessa persona.