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Guardiani della Galassia Volume 2 — Recensione

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Dopo averci colti di sorpresa Star Lord e compagnia cercano di bissare il successo tra risate e qualche lacrimuccia Di cosa stiamo parlando? Guardiani della Galassia Volume 2 è il secondo film di James Gunn dedicato a un gruppo di personaggi abbastanza secondari nel grande universo Marvel che sono saliti alla ribalta dopo il successo ... Guardiani della Galassia Volume 2 — Recensione

Dopo averci colti di sorpresa Star Lord e compagnia cercano di bissare il successo tra risate e qualche lacrimuccia

Di cosa stiamo parlando?

Guardiani della Galassia Volume 2 è il secondo film di James Gunn dedicato a un gruppo di personaggi abbastanza secondari nel grande universo Marvel che sono saliti alla ribalta dopo il successo della prima pellicola. Oltre alle facce note di Star Lord, Gamora, Drax, Groot, Rocket Raccoon, Yondu e Nebula, in questo capitolo debuttano Mantis, un’aliena in grado di percepire e influenzare i sentimenti altrui e Kurt Russel nei panni di Ego ovvero, se avete i visto il trailer, il padre di Star Lord.

Ah sì, c’è anche Stallone, ma non esaltatevi troppo.

Ok, ma com’è?

Fondamentalmente è un film comico con qualche scena d’azione che nasconde temi abbastanza interessanti dietro un sacco di battutine e la tendenza a non prendersi mai sul serio. Avete presente quella fase della crescita in cui ogni momento anche solo vagamente profondo viene immediatamente sdrammatizzato con una risata perché ti rendi conto che le cose stanno cambiando e l’unico modo che hai per gestire tutto è l’ironia?

Guardiani della Galassia Volume 2 è fondamentalmente un diciottenne che sente sul collo il fiato dell’età adulta, ma che probabilmente finirà a cazzeggiare in sala studio a Scienze Politiche, tra una sigaretta e una lettura veloce degli appunti. Un po’ come il suo pubblico di riferimento.

Sul piatto, celati sotto tonnellate di gag ben riuscite, ci sono temi come la crescita, il rapporto con i propri genitori, la fiducia in se stessi, la ricerca della propria strada, l’amicizia, la fratellanza. Il personaggio di Mantis per esempio è fondamentalmente il simbolo dell’empatia, in grado di placare la mente di Ego, un essere supremo in preda a un delirio di onnipotenza, ma è anche quella che parla buffo e che viene presa in giro da Drax.

Ogni tipo di approfondimento viene alleggerito fino alle ultime battute, in cui tutto il carico emotivo accumulato dal film in maniera quasi impercettibile esplode violentemente e, vi avverto, rischiano seriamente di sudarvi gli occhi.

Perché questo sotto sotto è il classico film sulla famiglia fatta non di sangue, ma di persone che ti scegli (in questo è molto più Disney che Marvel) e in cui le trame più belle e interessanti sono quelle parallele alla principale, dedicata a Star Lord. Il non detto fra Gamora e Nebula, le schermaglie fra Drax e Mantis e i traumi irrisolti di Yondu e Rocket sono la vera spina dorsale del racconto.

Un altro aspetto singolare è che pur essendo all’apparenza un film d’azione pieno di scene abbastanza movimentate, quasi mai vediamo il gruppo combattere assieme. Nei geniali titoli di testa l’azione si svolge tutta alle spalle di Baby Groot (meno odioso del previsto) e ci vieni quasi negata, mentre nel resto del film, escludendo il finale, gli scontri sono quasi sempre a bordo di astronavi.

Effetti speciali? Bene, ma non benissimo. Tutta la parte sul pianeta di Ego è volutamente barocca, ma anche tremendamente posticcia, il resto è invece ordinaria amministrazione Marvel. La colonna sonora, che nel primo era quasi un personaggio in più, qua rimane piacevole, ma non sembra altrettanto incisiva, manca forse il pezzo giusto per consacrarla del tutto.


Insomma, bello o brutto?

Ovviamente manca l’effetto sorpresa del primo, che spuntava dal nulla con personaggi abbastanza sconosciuti al grande pubblico. Ora l’estetica è sdoganata, l’uso di musica retro sa di vecchio e in generale alcune cose che prima sembravano fresche adesso appaiono forzate, ma è tutto sommato un film estremamente divertente, privo di cali di ritmo, che riesce a tenere in piedi una trama abbastanza esile che si sfilaccia un po’ troppo e scorre molto meno fluida del primo film.

Tutto si regge su un paio di idee che potrebbero tranquillamente far parte di una puntata di Star Trek che nasconde fondamentalmente un metaforone sulla crescita. D’altronde parliamo di un film in cui alla fine si combatte contro un padre che si chiama EGO e in cui ogni componente del gruppo rappresenta una fase della nostra vita.

Pollice alto per quanto riguarda la visione artistica colorata ai limiti del pacchiano, anche se l’estetica Laser in stile ’80 comincia un po’ a tirare troppo la corda, bene le scene d’azione, tranne il combattimento finale, sembra preso da Dragon Ball ed è in totale contrapposizione col tema generale dei Guardiani, inoltre, dimostra la generale evanescenza dei cattivi Marvel. Peccato, perché la regia, a partire dai titoli di testa, dimostra una certa personalità.

Nel generale equilibrio tra i vari personaggi, su tutti spunta Drax, vera e propria anima comica del film, seguito da Rocket Raccoon, entrambi deputati a riportare ogni situazione sui binari dell’ironia. Baby Groot si conferma invece macchina per il marketing e i pupazzetti, onestamente non vedo l’ora che cresca e torni a essere una specie di quercia spaccatutto.

Tuttavia la sua figura si rivela estremamente efficace nell’evidenziare il punto di vista di Gunn sulla storia, soprattutto nella sequenza iniziale. Il piccolo Groot è un bambino che gioca a stare con i grandi, senza curarsi di problemi e conseguenze, che un po’ si cura di ciò che accade attorno a lui, un po’ balla per i fatti suoi. Una filosofia che riesce a trasformare anche lo scontro più drammatico in un momento di avventura scanzonata.

Insomma, al netto di qualche difetto che lo posiziona sotto il primo Guardiani della Galassia 2 è un ottimo fumetto in movimento. C’è ritmo, si ride, si spara, esplodono un sacco di cose e alla fine parte anche la lacrimuccia. Senza dubbio nel panorama del Marvel Cinematic Universe i Guardiani sono una delle parti più in forma. Bene così e avanti col terzo.

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