Ragazzo! Che aspetti? Questa sera ci sono i fumetti! Recitava la sigla una sigla di Supergulp che mi pare perfetta per introdurre il contenitore dedicato ai fumetti letti che vale la pena recuperare anche se non leggete fumetti (Perché?).
In questa puntata parliamo un po’ di ciò che SaldaPress sta facendo con Alien, di quella cosa assurda e spaventevole che si chiama Nameless, del particolarissimo BlackBox che ho recuperato con colpevole ritardo e di un bel volume dedicato a Andy Warhol.
Aliens 30° Anniversario
In questi mesi SaldPress è diventato l’editore preferito di tutti i fan dello Xenomorfo più famoso da qui a LV-426 grazie alla decisone di pubblicare un sacco di materiale che da noi non s’è mai visto. Col tempo parleremo di tutto ma il pezzo forte della collezione è senza dubbio Aliens 30° Anniversario , ovvero la riedizione di un bel volumone di quasi 200 pagine del primo fumetto della Dark Horse dedicato alla saga di Alien uscito a metà degli anni ’80.
La storia inizia una decina di anni dopo la fine del secondo film, Newt e Hick sono ancora tormentati da incubi terribili, gli alieni rischiano di arrivare sulla Terra, la Weiland Yutani fa del suo meglio per aiutarli e come se non bastasse spunta fuori un culto religioso che vede negli xenomorfi i nuovi messia.
Ripley è fuori dai giochi perché nei fumetti non si poteva utilizzare. All’epoca la storia fu il primo tentativo di allargare la visione sulle creature, cercando di definirne meglio il contorno, i nemici naturali e definendo la figura dello Space Jockey prima che Ridley Scott decidesse che era soltanto una tuta spaziale per un omone albino.
La carne al fuoco è veramente tanta in questa storia di Mark Verheiden , che oggi ha alle spalle episodi di Battlestar Galactica e il Daredevil di Netlfix, ma all’epoca un quasi esordiente e un po’ si vede. Abbiamo le vite di Hicks e News, l’invasione aliena sulla Terra, i giochi di potere, il tema religioso, una zuppa mista ricca ma in cui non tutto riceve la dovuta attenzione.
Personalmente ho sempre trovato l’arco narrativo del culto abbastanza assurdo. La vera potenza di questo albo sta negli spettacolari disegni in bianco e nero di Mark A. Nelson che grazie a una particolare tecnica chiamata duo-shade riesce a far emergere contrasti e ombreggiature ancora più netti che regalano alla storia un aspetto dark e incisivo, fatto di ombre, chiaroscuri e un tratto deciso e ricco di dettagli orripilanti.
Piccola curiosità, dopo l’uscita di Alien 3 questo albo fu rimesso in circolazione, ma i nomi di Hick e Newt furono cambiati con Wilks e Billie .
Nameless
Altro prodotto Saldapress dedicato agli orrori spaziali, stavolta però il campo da gioco è più vicino a Lovecraft che a Ridley Scott . Un asteroide chiamato Xibalba è diretto verso la Terra col suo carico di morte, divinità antiche e orrori spaziali, un occultista senza nome viene incaricato di risolvere questa minaccia in una sorta di mashup tra Punto di non ritorno , Armageddon e Il richiamo di Cthulhu . Da questa basi assolutamente interessanti si sviluppa una storia in cui è veramente molto difficile la realtà e la fantasia o scandire una linea temporale sensata e va assolutamente bene così.
Grant Morrison e Chris Burnam giocano col lettore, godono nello spiazzare il pubblico con visioni orribili e apocalittiche di gente che mangia la faccia ai parenti mentre per strada la gente sia accoppia coi cadaveri. Ovviamente lo splatter della peggior specie regna sovrano, come i canoni del genere “Grandi Antichi” prevedono.
Nameless è una passeggiata nel giardino del caos fatta a bordo di bicicletta costruita con ossa umane e lingue di demone, solo che gli alberi sono corpi, i cespugli pozze di fiamme ed è la bicicletta a guidare voi, anzi, il giardino neppure esiste e tutto è nella testa di un pazzo che riempie di scritte assurde la propria prigione. Namelss fa paura non per tutto ciò che che vediamo ma perché la ricerca di un significato nell’esistenza umana da parte dei protagonisti si conclude con un nulla di fatto. La distruzione è l’unica risposta.
La storia incasinata e l’abbondanza di violenza lo rendono un fumetto non per tutti, soprattutto sei nei fumetti cercate un approccio più semplice. Tuttavia, se mangiate pane e Necronomicon probabilmente lo adorerete ai limiti del feticismo e passerete parecchio tempo a cercare di decifrare ogni tavola. Un’esperienza impegnativa, ma gratificante, da veri nerd che sanno scrivere Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn senza il copia e incolla.
BlackBox volume 1: Futura Memoria
Ci sono fumetti che ti spiegano tutto per filo e per segno, che fin da subito ti prendono la mano e ti conducono nel loro mondo, spiegandoti come funziona nel mondo che si crea tra le loro pagine.
Poi ci sono opere più complesse che puntano a stupirti, incasinarti o che limano i dialoghi per raccontare col silenzio, che ti catapultano in un paese straniero di cui capisci a malapena la lingua e ti dicono “sopravvivi”.
Tra questi due poli Futura Memoria pende decisamente verso il secondo e la fa nonostante la consapevolezza di una storia che può non risultare subito di facile digestione se non raccontata con le dovute premesse. Un gesto coraggioso, se consideriamo che fatto da un autore, Giuseppe Grossi , praticamente esordiente.
BlackBox racconta le vicende steampunk di Ecrònia una civiltà in cui ogni 25 anni i giovani e i vecchi si scontrano in una guerra sanguinosa. Chi vince regna per il successivo quarto di secolo. Durante il periodo di tregua la vita è comunque scandita da una serie di norme rigidissime che incasellano ogni persona nella sua funzione, regolano le nascite e liquidano ogni persona non più efficiente. Fin da bambini gli abitanti di Ecrònia sono abituati all’impermanenza, alla morte e al distacco, tanto che una delle cerimonie più importanti è Giorno della Leggerezza , in cui i piccoli devono bruciare i loro giocattoli. Su tutto aleggia un’aria che mescola 1984, eugenetica, un tocco di Dishonored e alcuni classici topos della distopia.
La vicenda è raccontata attraverso salti temporali abbastanza frequenti che raccontano gioventù e vecchiaia di una donna che funge da centro della narrazione attorno a cui ruotano gli altri personaggi, soprattutto Isaac, che è sia suo figlio sia uno degli uomini incaricati di mantenere l’ordine in città.
Il problema di Black Box è un narrazione a volte un po’ troppo sottintesa, alternata a dialoghi un po’ troppo ad effetto, che non viene assolutamente aiutata da un disegno che a tratti appare confuso, abbozzato e anche sbagliato. Credo sia la prima volta in cui rileggo un fumetto per rielaborarlo alla luce delle informazioni ottenute nel finale e mi rimangono comunque un sacco di domande. Chi comanda in città? C’è qualcuno che si ribella? Come mai queste regole assurde?
Al netto di alcuni difetti Blackbox rimane comunque un prodotto assolutamente da tenere d’occhio, soprattutto considerando che è un fumetto d’esordio. Proprio in questi giorni è disponibile il secondo numero e sono molto curioso di capire come si svilupperanno le vicende di Ecrònia e se le mie domande troveranno risposta.