4 Hoods - La recensione
Da un'idea di Roberto Recchioni, arriva in edicola 4 Hoods, seconda serie in ordine cronologico della linea Bonelli Young. Quattro avventurieri e quattro autori parlano ai più piccoli e strizzano l'occhio ai più grandi.
Il fantasy italiano ha lasciato gli antri in cui è cresciuto
Gli autori italiani, siano essi romanzieri, fumettisti o disegnatori, non sono nuovi al magico mondo del fantasy: giusto per citare alcuni scrittori abbiamo Licia Troisi, rimasta quasi sempre fedele al canone tradizionale o Cecilia Randall, che ha inserito qualche elemento fantascientifico. Potrei parlare del medioevo di Evangelisti o citare la fantapolitica di Avoledo. Tutti hanno in comune l’aver fondato la loro carriera sul fantasy e le sue derivazioni, facendo la felicità dei rispettivi editori e delle folle di fan che li hanno seguiti.
Nonostante questo, però, il genere è rimasto confinato principalmente tra fila degli appassionati e nei banchi delle fiere di settore (con numeri anche alti, sia chiaro, ma sempre legati alla nicchia di fan e appassionati del genere). Sono state necessarie ben due trilogie di successo mondiale (una più riuscita, l’altra meno), una serie tv entrata nell'immaginario collettivo e la conseguente ondata di passione da parte del grande pubblico mainstream per far uscire il fantasy dagli scaffali polverosi in fondo alle librerie e farlo arrivare sui banchi più ambiti, quelli più in vista.
In realtà, ho volutamente semplificato un’analisi molto più complessa ai fini della mia recensione, per arrivare al punto: stiamo assistendo a un fiorire di opere (libri, fumetti e film) e di fenomeni (il ritorno dei libri game e l’aumento del numero di giocatori da tavolo, ad esempio) che pescano a piene mani nell’immaginario fantasy. E lo fanno con prodotti di alta qualità, dettaglio non da poco.
Mi riferisco – solo per rimanere nell’ambito degli ultimi anni – alla serie Dragonero, di Luca Enoch e Stefano Vietti, ai romanzi di Vanni Santoni e a quelli della serie Ya, di Roberto Recchioni. Tutte opere prodotte da una generazione di autori affermati, navigati esperti del settore di riferimento, che stanno facendo crescere ulteriormente la base degli appassionati. Insieme a loro (e anche grazie a loro, aggiungerei), sta emergendo un’intera generazione di nuove leve, giovani autori talentuosi, accuratamente selezionati per offrire dei prodotti che guardino indietro alla tradizione – di genere o di settore – avendo però lo sguardo anche al futuro, alle novità e alle sperimentazioni.
4 Hoods (si legge forudz, mi raccomando!) rientra a pieno titolo in questa operazione: nato da un’idea di Roberto Recchioni, è stato sviluppato e costruito da Federico Rossi Edrighi ai testi, Riccardo Torti ai disegni e Annalisa Leoni ai colori – affiancata nel primo numero da Enrico Rollo e Gabriele Bagnoli.
Come un party di avventurieri ben rodato, ognuno in questa squadra ha un ruolo ben preciso. Recchioni è il master di questa operazione, creatore dei primi schizzi e dell’idea di partenza (nata quasi per gioco come un disegno da condividere sui social), Rossi Edrighi è lo schivo paroliere di cui non si può sbagliare il cognome, Torti il disegnatore incazzoso ma dal cuore tenero, Leoni la talentuosa, delicata e al contempo tosta colorista.
Scherzi e rimandi a D&D a parte, com’è il primo numero di 4 Hoods? Che debutta dopo l'albetto di "riscaldamento" uscito a Lucca 2018?
Viste le premesse, inevitabilmente ben fatto.
La storia, per quanto semplice, ha un buon dosaggio di tutti gli elementi necessari: colpi di scena e suspence, qualche accenno di continuity (la serie prevede dodici uscite mensili, per ora), una dama da salvare e azione come se non ci fosse un domani. I dialoghi, scritti da Federico Rossi Edrighi e supervisionati da Roberto Recchioni, sono però la vera chicca dell’albo: l’umorismo la fa da padrone in tutte le pagine, insieme ai rimandi alla cultura pop contemporanea e alle citazioni delle grandi opere del genere, da Il Signore degli anelli a La saga del Mondo Disco, senza dimenticare un passaggio perfino in Mad Max.
Un insieme di sottotesti e prese in giro del mondo stesso del fumetto che – nelle intenzioni degli autori – farà ridacchiare gli adulti che leggeranno queste storie ai più piccoli.
I disegni di Riccardo Torti e i colori di Annalisa Leoni sono una garanzia. Anche in questo caso i livelli sono due: il primo è quello su cui si muovono i quattro eroi (Verde, Rosso, Viola e Verde), con le loro cappe appena accennate e i colori piatti. Il secondo sono gli sfondi (evocativi come solo le illustrazioni delle carte di Magic sapevano essere) o quelle tavole in cui gli autori mettono da parte l’animo giocoso per far vedere il loro talento. In questi casi basta un attimo – o meglio, basta girare pagina – per trovarsi di fronte qualche piccola perla. Sembra quasi di sentire il duo di disegnatore e colorista che sgnignazza alle spalle di chi, non conoscendo il loro lavoro, li abbia giudicati in maniera troppo frettolosa.
Chiudono il volume tre articoli che approfondiscono il tema del fantasy nella cultura pop contemporanea, parlandone dal punto di vista dei giocatori di ruolo, dei divoratori di libri e dei cinefili. Un ideale testimone tra la generazione che ha giocato, letto e visto il genere in tutte le salse e ha voglia di trasmettere questa passione a quelli che stanno ancora formando il loro background culturale.
Il primo volume contiene anche un poster e una mappa del mondo in cui si muovono i quattro avventurieri, entrambi a opera di Cristiano Spadoni e Roberto Recchioni, come la copertina: due piccole chicche che faranno la felicità dei collezionisti, dei master di D&D che la useranno come base e – spero, almeno personalmente! – dei giovani appassionati che si avvicineranno al fantasy grazie a questa operazione.
4 Hoods rientra, infatti, nella linea Bonelli Young, lanciata a Lucca C&G 2017: una linea che ha lo scopo di raggiungere il pubblico dei più giovani, avvicinandoli al mondo del fumetto con temi, storie e disegni a loro comprensibili.
Quindi 4 Hoods è un fumetto per bambini? Sì e no.
Sì, perché è immediatamente comprensibile per il target di riferimento: un dodicenne che dovesse trovarsi tra le mani l’albo sarà perfettamente in grado di leggerlo e goderselo fino in fondo. Se poi gli piacerà, potrà cominciare a chiedere di comprarlo per i prossimi undici numeri, magari diventare un collezionista e il mondo del fumetto avrà un adepto in più. Questa però è un’altra storia.
No, perché in realtà il volume è pieno di riferimenti e rimandi fatti per chi ha ben più di dodici anni. Solo chi ha una buona cultura fumettistica, letteraria, cinematografica e ludica riuscirà a coglierli tutti, nell’ormai noto gioco del rimando fatto per gli appassionati e nella caccia al tesoro che anima gli articoli delle testate di settore.
Un doppio mix, doppiamente ben riuscito: da un lato autori navigati e nuove leve, dall’altro una storia leggibile sia dai piccoli avventurieri che dai nerd più esperti.
Non voglio chiudere inneggiando all’avventura (anche se la tentazione è forte!) ma all’interesse che spero nascerà nei giovani lettori destinatari di questa testata.
Alla curiosità, quindi!