Trick or Treat, o del pogare sull'epica del Principe Valiant
Attenzione, questo album di sigle di cartoni animati rivisitati in chiave metal può causare assuefazione profonda, siete stati avvertiti
Nel parlarvi di Re-Animated, progetto tanto folle quanto lodevole dei Trick Or Treat di “metallizzare” le canzoni della mia, anzi, della nostra infanzia, ero indeciso se citare il celebre claim di un altrettanto celebre cioccolatino al caffè, oppure l'esilarante spot di una nota marca di merendine, quella con la ragazzina dalla voce urticante e il meteorite.
In preda all'indecisione, il cervello mi ha fatto notare una connessione, un fil rouge tra le due cose: cioccolatini e merendine, ai miei tempi, erano le fondamenta di una dieta sana, la stessa che mi ha permesso di diventare un adulto che si paga le bollette scrivendo cose sull'Internet. Non la giovanissima età, non la freschezza cerebrale: era l'overdose di zuccheri indotta da merendine e cioccolatini ad essere un portale per suoni, immagini e idee che si affacciava su cuore e mente.
Quelle leccornie altro non erano che fide compagne, però, di un altro elemento fondamentale nella crescita di un bimbo nato negli anni '70, '80, o a cavallo tra gli anni '80 e '90 come il sottoscritto: i cartoni animati. Tutto ciò che ci propina la TV (o quasi) al giorno d'oggi ci fa schifo perché nei bei tempi andati sullo schermo c'erano topi motociclisti, goleador che sparavano sfere infuocate dai piedi, squali in pantaloncini: seriamente, come si fa a competere con quella roba lì?
Arrivati a questo punto però, vi starete chiedendo: bello mio, ma che cazzo c'entra tutta 'sta roba con quel gruppo power metal modenese nato come cover band degli allegrissimi Helloween menzionato nella prima riga? Oh, se c'entra. Un po' perché non tutti i nerd sono metallari, ma tutti i metallari, per definizione stessa, sono nerd, nel senso che io un metallaro che non sa recitarti le formazioni dei Death disco per disco come solo un “nerd” saprebbe fare, non lo conosco e non ci voglio avere nulla a che fare. Un po' perché hanno appena pubblicato il disco più bello e gioioso del 2018: un progetto, concedetemelo, monumentale, che ha richiesto il supporto del pubblico grazie ad una campagna sulla piattaforma di crowdfunding MusicRaiser (link: https://www.musicraiser.com/it//projects/8490-re-animated), conclusasi con un bel 249% di fondi raccolti. Una campagna, spero, nata solo ed esclusivamente per garantirsi pura e incondizionata libertà artistica, e non per porte sbattute in faccia dalle etichette, che altrimenti qualche dubbio sulla lungimiranza dei colletti bianchi dello Stivale (New Rock) mi inizia a venire.
Perché diciamocelo: una raccolta con 19 sigle di altrettanti, amatissimi cartoni animati, reinterpretate in chiave metal, è già un successo annunciato. Quando poi di mezzo ci sono i Trick or Treat, gli alfieri dell'happy metal, già noti per le cover di Robin Hood, David Gnomo amico mio e altre ancora (qui riproposte con suoni finalmente all'altezza, e una rinvigorita perizia tecnica), il centro perfetto è a portata di tiro.
Anche perché, diciamocelo, del sano escapismo, di questi tempi, ce ne serve a pacchi, e, cosa ancora più importante, se un comune mortale appassionato di vecchi cartoni passa 2 ore di concerto a cantarne le sigle a squarciagola, trattando icone come Cristina D'Avena e Giorgio Vanni alla stregua di una Janis Joplin e di un Robert Plant, per un metallaro è molto più difficile: c'è un preciso dresscode da rispettare, un nome da mantenere, un'attitudine da sfoggiare senza perdere serietà, uno sguardo malevolo da tenere fisso sui poveri stolti che si abbeverano dalla saporita fonte della nostalgia, l'ambrosia del XXI secolo.
Beati loro, mi sono sempre detto, perché io ho un poster dei Cannibal Corpse pronto a staccarsi e ad accartocciarsi al primo “Quattro pinne all'orizzonte...”, un introvabile picture disc dei Darkthrone desideroso di auto-incidersi una lettera del mio codice fiscale con la puntina del giradischi ad ogni “Yappapa” della sigla di Ranma che riesce a percepire, un chiodo che, come una calamita, minaccia di diventare un tutt'uno con una toppa di Taylor Switft al terzo colpo di rullata all'inizio di È quasi magia Johnny.
Beati loro, fino ad oggi: grazie ai Trick or Treat, ho una raccolta (purtroppo non definitiva, ma me la farò bastare) di splendide canzoni, suonate e cantate con energia, passione e talento da uno stuolo di grandi artisti, pescati dalla scena metal tricolore (da Roberto Tiranti dei, tra i tanti, Labyrinth, a Michele Luppi, che ora suona con tali Whitesnake, non so se li conoscete) e dall'Olimpo Nerd stesso (su What's My Destiny Dragonball compare proprio lui, Giorgio!). Canzoni di cui ogni metallaro può godere senza più vergogna, sotto la doccia o nella sua Panda (io ne ho avute due, quindi mi sento di proclamarla “Auto da metallaro per antonomasia”), perché sotto le incantevoli storie e gesta di principi (Valiant), robottoni (Jeeg Robot, Daitarn 3), pietre azzurre, samurai e uomini pipistrello, narrate in quelle liriche immortali, ci sono strati di riff rocciosi, assoli veloci come un beyblade, tappeti di tastiere alti quanto un Charizard, chitarre taglienti e aggressive, smitragliate assassine di doppia cassa, cori poderosi e wagnerani.
La sigla di Ken Il Guerriero, complice la (validissima anche lei) produzione, trasuda lo stesso freddo dei Sonata Arctica (con cui i T.o.T. hanno condiviso più volte il palco), Let It Go è la power-ballad definitiva, quella che ogni metallaro dovrebbe dedicare alla sua darkettona preferita, e Prince Valiant non avrebbe sfigurato su un album di Luca Turilli, al punto da far salire il Deus vult!, ascoltandola tra una partita e l'altra di Kingdom Come: Deliverance, oltre i limiti consentiti dalla legge. In Jem e Il mistero della pietra azzurra, le potenti voci di, rispettivamente, Sara Squadrani e Chiara Tricarico, non fanno neanche troppo sentire la mancanza della Cristina nazionale (posate i pomodori da lanciarmi e ascoltatele, davvero).
Per quanto in alcuni frangenti avrei preferito un po' di “spinta” in più dai nostri (come in Devilman, per citarne una) e qualche tecnicismo in meno, che finisce col togliere il focus dalla vera protagonista dell'album (la già citata e deliziosa nostalgia), io Re-Animated non riesco più a toglierlo dallo stereo. E non solo perché è curato sotto ogni punto di vista, anche quello filologico (Pegasus Fantasy è cantata interamente in giapponese), non solo perché l'unico difetto che mi sento sinceramente di sottolineare è che mancano tante altre gemme che avrei sempre voluto ascoltare in versione metallosa (e che spero finiscano in un Re-Animated pt.2, 3, 4, 10), non solo perché posso cantare a decibel improponibili la già citata David Gnomo amico mio senza che i Manowar (quelli coi Moonboot di pelliccia di Into Glory Ride) vengano a riempirmi di schiaffi. Ringrazio i Trick or Treat perché mi hanno fatto finalmente capire che la sindrome di Peter Pan non è una malattia, ma un traguardo.
Tracklist:
- Voltron (Intro)
- Batman (feat. Roberto Tiranti)
- Cinque Samurai (feat. Marco Basile)
- What's My Destiny Dragonball (feat. Giorgio Vanni)
- Jeeg Robot D'Acciaio (feat. Giacomo Voli)
- Jem (feat. Sara Squadrani)
- Pokemon - Oltre I Cieli Dell'Avventura (feat. Marco Pastorino)
- David Gnomo Amico Mio (feat. Damnagoras)
- Prince Valiant (feat. Potowotominimak)
- Il Mistero Della Pietra Azzurra (feat. Chiara Tricarico)
- Daitarn 3 (feat. Michele Luppi)
- Beyblade - Metal Masters (feat. Danny Metal)
- Devil Man (feat. Steva Deathless)
- Robin Hood (feat. Tomi Fooler)
- Ken Il Guerriero (feat. Fabio Dessi)
- Diabolik
- King Arthur And The Knights Of Justice
- Let It Go (feat. Adrienne Cowan)
- Pegasus Fantasy (feat. Erabu Yurie)