Quarant’anni Magic-vergine
Cosa succederebbe se un bel giorno ti svegliassi e decidessi che è l'ora di imparare a giocare a Magic the Gathering? E cosa succederebbe se quel giorno tu avessi (quasi) quarant'anni? Finalmente abbiamo la risposta!
Mettiamo subito le cose in chiaro: quarant’anni non li ho ancora e con Magic, in passato, qualche timida interazione c’è stata. Ma è stato solo dopo aver letto l’articolo di Francesco Tanzillo qui su N3rdcore che mi sono detto che era arrivato il momento di buttarmi a pesce, e perdere la mia magicverginità.
Un passo indietro. Siamo nei primi anni Novanta e io sono al mondo da una dozzina di anni, suppergiù. Sono già invasato di videogiochi e passo tutto il tempo che posso attaccato al mio Game Boy e, più avanti, al Mega Drive. Leggo abbastanza regolarmente Consolemania e, se la memoria non m’inganna, proprio lì vengo a conoscenza dell’esistenza di questo gioco di carte chiamato Magic. Il fantasy mi affascina per la sua estetica ma non l’ho ancora approfondito (= non ho ancora letto Il Signore degli Anelli) e, quando un mio amico all’avanguardia mi invita a giocare a D&D mi nego intimorito. Ma Magic sembra più avvicinabile, del resto è soltanto un gioco di carte! (Certo, come no). Il fatto poi che vicino a casa di mia nonna ci sia un negozio che vende Warhammer, D&D e appunto Magic rende tutto più semplice - e inevitabile.
Com’è come non è entro in possesso, insieme a mia sorella, di almeno un mazzo dell’edizione base italiana e di qualche busta, forse addirittura di un mazzo, dell’espansione Ice Age.
Mi studio le regole, conservo con cura le carte, compro anche qualche pagina di raccoglitore per tenerle in bell’ordine, e poi... E poi finisce lì. Frequento il negozio dove ho comprato le carte, a volte compro qualche altra busta, ma la mia timidezza patologica mi blocca impedendomi di godere di quel nuovo ritrovato della scienza e della tecnica. Nella mia carriera avrò fatto sì e no cinque partite, la maggior parte delle quali ai tempi dell’università con degli amici pazienti ma già troppo incalliti perché io avessi qualche chance.
Il flashback si chiude con me che nei primi anni Duemila vendo tutte le mie carte, e col ricavato mi compro dei fumetti.
Flash forward. Avendo seguito con costanza le vicende del mondo nerd (passatemi il termine) sono al corrente dei tentativi fatti di trasformare Magic in un videogioco, ma solo in tempi recenti l’esperimento riesce con Magic The Gathering Arena. Un bel giorno, in ufficio - gli anni sono passati -, vedo un mio collega che gioca a Magic sul pc in pausa pranzo; lo interrogo con veemenza e mi spiega che è una versione completamente gratuita e a prova di deficiente. Appena arrivo a casa lo scarico sul pc (forse non proprio l’istante in cui sono entrato in casa, intendiamoci, ma comunque dopo poco tempo) e lo provo. Purtroppo, per quanto leggero possa essere il gioco, il mio pc lo fa girare ma un po’ a fatica; non ho la pazienza di dedicarmici, e quindi lo ri-abbandono velocemente come l’avevo scaricato.
Passa ancora qualche anno e mi trovo nella condizione di dover cambiare smartphone (poche settimane prima di scrivere questo) e penso che, benché non sia un top di gamma pazzesco, forse il nuovo telefono potrebbe far girare Magic Arena; il primo tentativo è fallimentare perché non ricordo username e password, ma il secondo tentativo, che l’articolo di Francesco Tanzillo mi invoglia a fare, finalmente va a buon fine.
E qui si consuma il dramma.
Già solo con il tutorial ho grosse difficoltà perché ok, sì, a grandi linee le regole me le ricordo, ma le carte che il gioco mi fornisce, e quelle che usano i primi avversari, non le ho mai viste prima; l’azione, per quanto stiamo parlando di un gioco di carte, è frenetica; siccome poi sono sulla via della cecità e sto giocando su uno schermo da sei pollici e rotti leggere il testo delle carte è difficilissimo e, riuscendoci, comunque non saprei come usarle; le fasi di gioco si susseguono a quella che a me sembra la velocità della luce: gioca una terra, tappa, gioca una carta, turno dell’avversario, attacca, blocca, gioca un istantaneo, in qualche punto del processo lancia una stregoneria, attento che quello lì adesso attacca di nuovo perché come c’è scritto sulla sua carta può attaccare ventidue volte di fila se ha in mano più di sette carte fra le quali re, regina e fante… Eh sì, se il tutorial non fosse davvero a prova di scemo e non indicasse in maniera inequivocabile COSA devi fare e QUANDO devi farla sarei ancora fermo al primo scontro.
Eppure…
Eppure con un po’ di pazienza sono riuscito a superare questo primo scoglio (per un quarantenne nerd wannabe, intendiamoci) e ho visto che Arena sembra offrire davvero tanto, in termini di “cose da fare”, almeno a colpo d’occhio. Io non sono in grado di pianificare nemmeno una mossa, figuriamoci più d’una, eppure non avere mai imparato a giocare a Magic, e non averci mai giocato con altre persone, è qualcosa che mi fa sentire in difetto; parte perché sono consapevole che la causa di tutto è da ricercare dentro di me, e non da qualche parte là fuori, ma parte perché nella mia concezione dell’essere nerd, giocare a Magic è un aspetto imprescindibile. Ma credo anche che questa possa essere la volta buona che, con tanta pazienza e con un buon paio di occhiali, magari imparerò anche io come si gioca (a un livello molto base) e magari - chissà - prima o poi riuscirò a mettere insieme qualche mazzo e giocherò alla vecchia con qualcuno in carne e ossa.
Magari qualcuno potrebbe dire che sono ancora in tempo per fermarmi, che è un vortice succhiasoldi e che, in generale, è una pessima idea cominciare, ma siamo onesti: non mi drogo, non vado a donnacce e bevo poco. Potrò averlo anche io un vizio?
Ok, a parte i fumetti.