

Ok Amazon, gli Anelli del Potere sono giusti
La serie Gli Anelli del Potere, ambientata nella Seconda Era, pare davvero ben fatta. Abbiamo visto in anteprima i primi due episodi in uscita su Prime Video il 2 settembre
Vi ricordate quando siete incappati per la prima volta nel mondo di JRR Tolkien? Nel mio caso ero un ragazzo, appena adolescente: mi ritrovai per le mani questo enorme tomo che, in qualche modo, avrebbe segnato al contempo il mio immaginario e le mie future scelte di lettura. L'impatto che ebbe la lettura de Il Signore degli Anelli, de Lo Hobbit e del Silmarillion, fu tale da condizionare ogni mia lettura successiva: per quasi tre anni lessi quasi solo fantasy. Ecco, diciamo che la visione delle prime due puntate della nuova serie prodotta da Amazon mi ha restituito un certo entusiasmo per il genere: Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere pare decisamente qualcosa di diverso da quanto visto fino a questo punto, soprattutto in una serie fantasy per il piccolo schermo.
Tolkien e me
Dunque, dicevo del mio entusiasmo per i libri di Tolkien. Dai 14 ai 24 anni di fatto ho riletto tutto il ciclo dei tre libri principali almeno una volta l'anno, un rito di celebrazione dell'estate che ripetevo dopo la prima lettura avvenuta appunto durante le vacanze da scuola. Per un ragazzo adolescente, che viveva in una città grandicella ma di provincia, fu già abbastanza complesso raccapezzarsi in quella che all'epoca era una produzione un po' frammentata soprattutto per via delle edizioni italiane che si trovavano in commercio. Se a questo unite che il Silmarillion è a tutti gli effetti un'opera incompiuta, c'è voluto qualche anno affinché riuscissi a cogliere appieno ed apprezzare il valore di quanto messo nero su bianco dall'autore britannico.

L'arrivo sul grande schermo dei primi tre film diretti da Peter Jackson riaccese la fiamma: ma ormai ero già ventenne, successivamente avrei guardato con un certo distacco la seconda trilogia tratta da Lo Hobbit. In sostanza, ciò che voglio dire è che sono arrivato abbastanza scarico alla visione di questa serie di cui vi parlo oggi. La passione per quell'universo c'è ancora tutta, ma di anni ormai ne ho più di 40: per mestiere scrivo, recensisco, dunque mi sono accostato come sempre faccio alle anteprime stampa. Con distacco, cercando di analizzare i dettagli di ciò che vedo, decodificando per poi raccontarlo al pubblico ciò che viene presentato: ha funzionato per un po'. Poi la faccenda mi è sfuggita di mano.
Una rivoluzione?
Non voglio dire che questa sia la prima volta che vedo portato sullo schermo ciò che la mia fantasia ha sempre immaginato fosse un mondo come quello di Tolkien. Però questa mastodontica produzione Amazon, che pare conti su un budget di oltre 400 milioni di dollari per la sola prima stagione (altrove si favoleggia addirittura di 1 miliardo di dollari), porta sulle spalle un peso non indifferente: ovvero otto stagioni di Game of Thrones, che hanno bollito il genere e che non hanno reso giustizia fino in fondo all'universo di Martin (forse anche per colpa dell'autore, che non ha saputo curare la propria opera fino in fondo). Ci siamo un po' abituati a guardare in TV storie di draghi e cavalieri, e si è un po' cristallizzato ciò che ci aspettiamo dal genere: sesso, battaglie, sangue.

Fortuna vuole che gli Amazon Studios abbiano deciso di tenere un approccio laico: più che guardare a quanto già portato sullo schermo, si ha l'impressione che gli sceneggiatori si siano andati a rileggere i libri. Anche la regia, almeno nei primi due episodi che abbiamo potuto vedere in anteprima, non segue nessuna delle impostazioni tenute da Jackson nei suoi 6 film. I punti di riferimento sono gli stessi dal punto di vista estetico, per quanto attiene la scenografia e i costumi: ma c'è una interpretazione originale di come appaiono i personaggi, così come i luoghi che abbiamo anche già visto nella prima trilogia cinematografica (e in parte nella seconda).

Il risultato è una botta di freschezza non da poco per le produzioni di questo tipo: non c'è la claustrofobia di Game of Thrones, non ci sono quei dialoghi interminabili con le coppe di vino in mano, non ci sono strani effetti speciali fatti da mio cugino con fotosciop che fanno uscire le lucine dalle mani. C'è una storia che per il momento si sviluppa in modo molto lineare, ma che in ogni caso riserva una intensità tale da coinvolgere lo spettatore. Non ci sono richiami evidenti, fin qui, a questioni politiche e sociali estranee alla storia: non sono contrario al fare propaganda con le serie TV, tutt'altro, ma mi pare evidente che gli sceneggiatori abbiano serenamente deciso di costruire un mondo in cui non esiste il problema della discriminazione come la conosciamo nella realtà. Esiste sì il problema dell'odio e delle incomprensioni tra elfi, nani e umani: ma è letteralmente altra storia.

Cos'è un po' meno azzeccato
Ovviamente non è tutto perfetto. La serie inizia con una prima puntata che è una via di mezzo tra uno spiegone e un minestrone: troppo riassunto per cercare di far capire di cosa parleremo, troppo saltellare da un angolo all'altro della mappa per riuscire a presentare praticamente tutti i personaggi che terranno le fila delle varie linee narrative. Qui forse Amazon Video sconta l'approccio tenuto nella produzione: degli 8 episodi di questa prima stagione sono stati scritti e girati insieme i primi due, come una sorta di maxi-pilota, e solo dopo averli visti montati si è dato semaforo verde alla contrattualizzazione per il resto della prima e pure della seconda stagione (che è stata già girata, in contemporanea). In pratica, si vede che agli sceneggiatori premeva far comprendere con chi avremmo avuto a che fare e di cosa avremmo parlato.

La sfida era in effetti assai complessa. Il grande pubblico conosce Tolkien soprattutto grazie ai film, che narrano quella che nella mitopoietica dello scrittore britannico è la Terza Era della Terra di Mezzo (Frodo e Gollum, per capirci): qui invece parliamo della Seconda Era, quella che viene ripresa appunto nel Silmarillion e che si presta molto di più a invenzioni creative visto che la struttura e i caposaldi della storia sono molto meno granitici che nei racconti cronologicamente successivi. Bisogna far comprendere al pubblico di cosa si parla, dunque fa comodo sfruttare un paio di nomi familiari: una dei protagonisti sarà Galadriel, che abbiamo conosciuto interpretata da Cate Blanchett (oggi c'è Morfydd Clark), e scopriremo cosa l'ha portata a diventare una delle portatrici degli anelli e uno dei personaggi più potenti della Terra di Mezzo.
C'era però il rischio di sovraccaricare lo spettatore di nozioni e informazioni, e così è nel primo episodio: poi per fortuna tutto si dilata. Le cose dovevano andare bene sul set, la pressione sugli sceneggiatori si deve essere alleggerita: già dal secondo episodio la storia decolla, iniziamo a seguire con una certa passione le vicende dei personaggi che sembrano giovarsi anche di un cast assai azzeccato. Mi sono, mio malgrado potrei dire, ritrovato avvinto da una narrazione al contempo semplice ma con tratti epici. Una storia d'amore sembra comunque sia stata volutamente cacciata a forza anche in questa produzione: per ora però pare decisamente meno struggente e d'appendice di quanto non sia stata al cinema. Speriamo bene.

Infine, ogni tanto in alcune inquadrature si percepisce troppo la prospettiva forzata. Ricordate quando Frodo e Gandalf viaggiano sul carro dello stregone e quest'ultimo sembra molto più alto dello hobbit? Al cinema tutto è finzione, e in quel caso come oggi non serve fare altro che piazzare sulla scena gli attori su piani sfalsati: frontalmente, da dove sono inquadrati, sembrano guardarsi negli occhi, ma nella realtà uno (quello che deve apparire più grosso) è molto più vicino all'obiettivo rispetto all'altro (sotto ho piazzato un video che spiega nel dettaglio cosa avevano fatto in merito nella prima trilogia di Peter Jackson). Diciamo che questo aspetto e qualche effetto CGI qui e lì denotano in questi primi due episodi qualche sbavatura: vedremo come andrà (ma, dal trailer che abbiamo visto in coda con alcune anticipazioni, sembra molto bene).
Perché guardare Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere
Due episodi forse son pochi per giudicare un prodotto che è destinato a contare almeno 5 stagioni: a quanto trapela dalle indiscrezioni, riguardo gli accordi con gli eredi di Tolkien, sarà proprio questa la durata dello show. Tra l'altro, nota di colore, nei titolo di coda fa bella mostra il nome di Simon Tolkien: si tratta del nipote dello scrittore, scrittore a sua volta (ma di genere completamente diverso), accreditato come consulente esattamente come fu per i film cinematografici (fu l'unico della famiglia a sostenere il lavoro di Peter Jackson). Due episodi, dicevo, sono pochi: ciò nonostante, questo Gli Anelli del Potere arriva a pochi giorni di distanza dall'avvio della serie prequel di Game of Thrones, e dopo che La Ruota del Tempo su Prime Video si è rivelata tutto sommato un successo nonostante una produzione non proprio stellare.

A confronto con GoT e con l'altra produzione Amazon Video, Il Signore degli Anelli risulta facile vincitore. Atmosfera giusta, musiche originali, costumi azzeccati, attori scelti con criterio e una sceneggiatura che per il momento sembra curarsi più dell'aspetto fantasy della storia che di qualunque altra esigenza. Dopo il disagio provato nella prima parte del primo episodio, quando davvero sono troppe le informazioni rovesciate addosso allo spettatore, il racconto prende un suo ritmo e sembra che sia autentico il desiderio di mostrarci la traiettoria che ciascuno dei personaggi affronterà fino a un epilogo che conosciamo, ma che è stato soltanto abbozzato da Tolkien.
Ci sono ampi margini per costruire qualcosa di bello, ci sono ampi margini per Amazon per costruire un successo su una saga e un marchio che godono già di ampia popolarità. Questa potrebbe essere la serie più costosa mai prodotta, ma anche il miglior prodotto dedicato a LOTR che abbiamo visto fino a oggi. Se non si fosse capito, questa serie ha fatto rinascere il mio entusiasmo per il fantasy in generale: e ora, dopo qualche anno di colpevole trascuratezza, finirò per rileggermi di nuovo i libri di Tolkien. In attesa dell'appuntamento settimanale, dal 2 settembre in poi, per i nuovi episodi de Gli Anelli del Potere.
