Madame Web e la stanchezza della supereroina
La ricetta confezionata da Sony per cucinare il suo universo narrativo a base Marvel non lievita. Buoni gli ingredienti: ma il risultato non è in linea con le attese.
Seduti in sala, in attesa dell'anteprima stampa di Madame Web, il pensiero è andato inesorabilmente a quanto abbiamo già visto con Venom e Morbius: questo nuovo film, che salta sulla sponda dell'eroe dopo esser rimasto per ben tre volte su quella dell'antagonista, sarebbe potuto e dovuto essere una boccata d'aria fresca per il Sony Spider-man Universe (SSU). Sulla carta c'è un cast femminile da urlo, e un personaggio di seconda fascia nei fumetti che però potrebbe costituire il collante per questa saga sulla falsa riga di quanto aveva fatto Iron Man nel MCU. Ma quello che abbiamo visto, e che il pubblico vedrà dal 14 febbraio, non è esattamente il film che ci saremmo aspettati.
Ritorno al 2003
In una New York di 20 anni fa, assolata e senza smartphone ovunque, la storia di Cassandra Webb (interpretata da Dakota Johnson) prende le mosse: Cassie guida un'ambulanza, in modo piuttosto spregiudicato va detto, per portare soccorso in ogni angolo della città. La sua vita prosegue su binari piuttosto abitudinari: una single impenitente che si gode l'esistenza, una "randagia" (si definisce così lei stessa) che non è in cerca di legami. Poi, però, succede qualcosa: un incidente quasi mortale risveglia i suoi poteri. E poi incontra sul treno tre ragazze all'apparenza senza niente in comune l'una con l'altra, ma che le sue visioni la spingono a salvare. E questa è solo la premessa di quanto vedremo per quasi due ore sullo schermo.
Si tratta di un racconto che è stato concepito per costruire un universo narrativo: dopo aver conosciuto i cattivi (e altri ne conosceremo quest'anno, con l'uscita di Kraven), è arrivato il momento di conoscere i buoni della storia. La scelta interessante fatta da Sony è provare ad assemblare un pantheon tutto al femminile: Madame Web sarà la capostipite di una sorta di lega di aracnidi, con una truppa di Spider-Woman che costituirà nelle intenzioni l'argine allo strabordare dei Sinistri Sei. Una bella suggestione: tutto starà a trovare la chimica giusta sullo schermo, a dare credibilità e continuità al progetto, ad azzeccare le scelte una dopo l'altra.
La regista, S.J. Clarckson, prova a giocare con lo spettatore: le tre aspiranti Spider-Woman (ovvero Sydney Sweeney/Julia Cornwall, Celeste O'Connor/Mattie Franklin e Isabela Merced/Anya Corazon) incarnano ciascuna un personaggio tipico di un genere cinematografico. Si allude ad esempio al genere thriller e all'horror, ci sono delle scene di azione a tratti interessanti: la produzione sottolinea un estenuante allenamento sostenuto dalle protagoniste, che però a dirla tutta non è che sia completamente giustificato dagli stunt visti nel film. Apprezzabile comunque il tentativo di tenere al minimo sindacale la grafica digitale: tutto quanto era possibile ottenere nella realtà è stato fatto, la CGI è decisamente meno che in altri film dello stesso genere.
A questo punto però, dopo quattro tentativi, è arrivato il momento di tirare le somme: l'SSU ha trovato la sua strada? Sony è riuscita a costruire un nuovo universo parallelo e incrociato a quello Marvel, che sia capace di ripetere il successo al botteghino del MCU? L'SSU ci farà superare la stanchezza che circonda la bulimica produzione a base supereroi che vediamo da anni e anni al cinema?
Il ragno non esce dal bozzolo
Non si può non ammirare lo spirito ardito di Sony: dal primo Venom in avanti, hanno provato a fare qualcosa di diverso da quanto avevamo già visto per anni con la truppa guidata da Robert Downey Jr e compagni. Un approccio più adulto, meno da film per famiglie. Questa volta prova anche a creare una storia di empowerment femminile, in cui non c'è alcuna traccia di stereotipi. Ma staccarsi da filoni narrativi consolidati, da formule ben sperimentate per quanto attiene la creazione di un blockbuster, significa anche prendersi un gran rischio: che, se non perfettamente calcolato, può rapidamente trascinare in basso la tensione della film. Incomprensibile come si provi a dar corpo all'SSU senza che Spider-Man faccia capolino per riallacciare i fili della storia.
Il vero problema di Madame Web è però che non fa davvero ridere nei momenti in cui prova a far sorridere, e non riesce a farsi prendere realmente sul serio nei momenti in cui si fa più cupo. A volte, e questa è forse la peggior critica che potremo scrivere al riguardo, finisce per risultare comico nei frangenti di supposta maggiore tensione: è come se in quei momenti si intravedessero i fili che reggono le marionette, come se il prestigiatore facesse intuire il trucco durante lo spettacolo di magia. La lega di super-eroine non riesce a catturare l'immaginazione: non certo perché non sarebbe credibile, quanto perché la messa in scena non pare all'altezza delle ambizioni. In certi momenti è come se si rivedessero i film sugli X-Men di Bryan Singer: come se nel frattempo non fossero passati oltre 20 anni e non fosse cambiato il modo stesso di concepire questo tipo di prodotto.
Di questo Madame Web sembra funzionare poco il cast, pur fatto di attrici che son tutte sulla cresta dell'onda ma che non son sembrate pienamente valorizzate. Funziona poco la storia, che soffre di un po' di buchi forse a causa di qualche taglio di troppo in fase di montaggio. E i personaggi, troppi per una origin-story, finiscono per risultare tutti un po' troppo piatti: non riusciamo ad affezionarci a nessuno di loro, perché non hanno spazio per crescere e diventare interessanti. Infine, ci sono troppe oscillazioni nel ritmo della narrazione: richiedono allo spettatore un autentico atto di fede per continuare a credere a quanto sta vedendo sullo schermo.
Tirare le somme a questo punto è semplice: l'SSU con questo film non spicca il volo. C'è da chiedersi se potrà farlo con Kraven. Il vantaggio di puntare su personaggi distanti dall'immaginario comune, con cui insomma si possa osare di più e riscriverne la storia senza timori reverenziali, non sembra sia stato pienamente sfruttato. A Sony non difetta certo la creatività (i film animati dello Spiderverse ne sono la evidente dimostrazione), né i fondi per continuare in questo suo tentativo: ma è difficile pensare a questo Madame Web come pellicola seminale per una cavalcata decennale. Bisognerà tornare al tavolo di progettazione per rivedere le specifiche del progetto, se si vuole davvero tentare di rinnovare il successo dei super-eroi del super-cinema: se si possono fare tre tentativi con i Fantastici 4, d'altronde, si può senz'altro riprovarci anche nel caso dell'universo del ragno.