Le Tre Leggi del Fandom
Quando lo shipping diventa un tale casino che provare a metterci una pezza con tre basilare regole di comportamento sembra un’impresa
Il fandom è un mondo libero, spontaneo e privo di regole prefissate, che muta e si definisce di volta in volta, cambiando, mai statico, mai predefinito.
E allora cosa sono queste tre leggi del fandom di cui stiamo parlando?
Non vorrai mica mettere limiti e paletti a qualcosa che per sua definizione li evita e li schifa profondamente, vero?
Naaa, non si tratta di quel genere di leggi, non si tratta di regole fisse e inviolabili, ma di tre linee guida, tre principi da tenere a mente, che danno però una buona idea dei problemi che si possono presentare all'interno del mondo dello shipping.
Ispirati alle tre leggi della robotica di Asimov (ed è per questo che si chiamano leggi, come omaggio letterario, non perché ci sia una fandom police a farle rispettare) nascono come discussione in seguito ad un meta post di un’utente di tumblr, nel 2015.
Col nickname ozhawkauthor è autrice di fanfiction, mentre con il suo vero nome e con un alias differente ha pubblicato diversi romanzi e, ai tempi dell’uscita della nuova trilogia di Star Wars, nel mezzo delle ship war del fandom in questione, buttò giù una serie di pensieri riguardo a quello che stava succedendo e una serie di idee su tre principi che tenuti a mente, potevano salvaguardare il fandom (i fandom tutti, perché sì, in quel momento quello di Star Wars era particolarmente caotico, ma non era certo l'unico ad avere problemi) dall’autodistruzione e dal diventare un posto infrequentabile.
Il risultato fu ovviamente una lunga discussione e una marea di polemiche, ma le tre leggi del fandom sono tre idee interessanti e decisamente meritevoli di esser prese in considerazione, ed eccoci qui, vediamole insieme.
La Premessa: Se vuoi fare parte di qualsiasi fandom, devi rispettare queste tre leggi.
Se non sei in grado di farlo, devi renderti conto che le tue azioni rendono il fandom un posto malsano (la parola in originale è unsafe, che ha un significato forse più ampio) e che stai minando la creatività altrui.
Come succede con le vaccinazioni (oh boy… ) il fandom funziona solo se tutti rispettano queste regole.
Gli autori devono essere liberi di creare fanart e fanfiction e tutti i contenuti che vogliono senza temere di essere attaccati per le loro scelte creative, che vi piaccia quello che creano o no.
La Prima legge del Fandom: Se non ti piace, non leggerlo. (Don’t Like; Don’t Read o in breve DL;DR)
Quello che vedi online è una tua scelta. Non è responsabilità degli altri dirti di quali contenuti dovresti o non dovresti fruire; non è compito di nessun altro mettersi a regolare internet per non farti arrivare cose che potrebbero non piacerti.
Al tempo stesso, non è TUO compito metterti a regolare il fandom per proteggere te stesso o gli altri, reali o ipotetici. Esistono strumenti fatti apposta per proteggerti se hai dei trigger o degli squcks. Impar ad usarli e a prenderti cura della tua salute mentale. Se stai fruendo di un qualche tipo di contenuto e ti rendi conto che non ti piace, SMETTILA. Fermati.
La questione qui è semplice ma piuttosto fondamentale: non è compito del fandom limitarsi, censurarsi, mettere miriadi di paletti, ma di chi legge e accede ai contenuti di vario genere farlo consapevolmente e evitando quello che può non essere nelle sue corde, con vari livelli di severità.
È un concetto che sembra decisamente essere andato in una direzione opposta oggi, con internet costellato sempre più di censure automatiche, rilevazione di parole che causano ban, content policy con maglie sempre più strette, per evitare che qualcuno di sensibile possa incappare in contenuti che potrebbero essere sgradevoli o non adatti.
Il concetto, qui, era invece l'opposto, quello di responsabilizzare chi fruisce e dare i mezzi per personalizzare l’esperienza nel fandom, senza limitarlo a priori.
Nei dieci anni circa che sono trascorsi, questo tipo di atteggiamento e di principio sembra essere sempre meno rispettato e applicato e anche il fandom (alcuni fandom più di altri, ma in generale tutti) litiga molto spesso su questioni di cosa sia “permesso” e cosa no, di cosa sia appropriato e cosa no.
Per fortuna, luoghi come Archive of Our Own ancora mantengono una policy che rispetta questa prima legge, permettendo a chi legge di filtrare a propria misura e di personalizzare la propria esperienza, ma senza vietare o limitare quello che è possibile pubblicare.
La Seconda legge del Fandom: Your Kink is Not My Kink (YKINMK, ovvero il tuo kink non è il mio kink)
Detta in parole povere, significa che a ognuno di noi piacciono cose diverse. Non spetta a te decidere a chi è consentito creare contenuti. Non spetta a te regolare il fandom.
Se qualcosa non ti piace, puoi scriverci sopra un’analisi critica o creare qualcosa che sia l’opposto, magari cercando di “convertire” altri fan al tuo modo di vedere le cose.
Ma non hai nessun diritto di venire a dire ad altri “questa cosa non mi piace e quindi non dovresti crearla. Non deve piacere a nessuno e non dovrebbe esistere”
Non spetta a te decidere quello che gli altri possono amare o odiare, quello che possono o non possono creare. Si chiama censura. Evitiamo.
Ancora una volta siamo di fronte a un concetto di autodeterminazione e di autoregolamentazione del fandom e davanti al principio cardine di non limitare la libertà altrui solo perché quello che fanno non è quello che faremmo noi. Concetto semplice, ma che è evidentemente difficile da far passare, a volte e in determinati casi più che in altri.
Quando si tirano in ballo questioni relative a sesso, amore, coppie reali o immaginarie, preferenze romantiche, nello shipping e non, c’è sempre qualcuno che vuol dirti cosa è giusto o sbagliato.
Il concetto del YKINMK è una sigla presa in prestito dal mondo del BDSM, che è, al contrario di quello che se ne può pensare dall’esterno e se non se ne è mai approfondita la dinamica, un mondo che si basa prima di ogni altra cosa sul consenso e sul rispetto reciproco. La sigla completa che viene usata in quel frangente è YKINMKATO, scherzosamente chiamato il “Kink Tomato” (solo per assonanza della sigla perché lol. È un mondo fatto - anche - così), che sta per Your Kink Is Not My Kink And That’s OK, ovvero Il tuo kink non è il mio kink e va bene così.
Non dobbiamo per forza essere tutti d’accordo sulle preferenze, su quel che ci piace, che abbiamo voglia di fare, leggere, sul modo di vivere che scegliamo, sui vestiti che abbiamo voglia di mettere, sull’arte che abbiamo voglia di creare. Io non obbligo te a fare quello che non ti piace e tu non obblighi me. Io non obbligo te a non fare qualcosa solo perché a ME non piace e viceversa.
Nel mondo del fandom, grazie a tag, filtri, rating e strumenti del genere, è possibile evitare completamente di incontrare un determinato contenuto, se vogliamo, se ci triggera (termine che va usato con oculatezza: è qualcosa che scatena una reazione potente e violenta, che provoca conseguenze gravi, come attacchi di panico, il riemergere di traumi, danni psicologici e reazioni fisiche; non si tratta semplicemente di fastidio e bisognerebbe evitare di usare questo termine in maniera leggera) o se invece è anche semplicemente un nostro squick (ecco invece un termine più leggero,che indica qualcosa che proprio NON ci piace, che ci dà fastidio, che ci fa anche un po’ schifo, che vogliamo evitare di vedere, senza però che sia un trigger vero e proprio).
La terza Legge del Fandom: Ship and let Ship. (Shippa e lascia shippare)
Buona parte del fandom (ma non tutta) è fatta di shipping. Esistono tante possibili ship là fuori quanti diversi fan, forse anche di più. Potresti avere un OTP o magari un NOTP, quel pairing che ti fa venire la nausea solo al pensiero.
Non è compito tuo regolare le ship né determinare quello che le altre persone possono o non possono shippare. Solo perché magari pensi che una ship sia problematica o disgustosa, non significa che agli altri non debba essere permesso esplorarne le possibilità nelle loro creazioni.
Sei liberissimo di creare del contenuto opposto, che va in direzione completamente contraria, scrivere saggi meta sul perché una certa ship sia repellente, di discuterne a non finire, sul tuo blog personale, con chi la pensa come te.
Quello che non è appropriato è andare a molestare chi crea contenuti su una certa ship, non è appropriato pretendere che smettano di crearne o che lo facciano solo nella maniera che TU ritieni consona.
Infine eccoci, concentrando la questione allo shipping, all’ultima legge e ancora una volta la regola è chiara e parrebbe anche semplice, ma evidentemente non così facile.
Le ship wars, e non quelle divertenti, fatte con spirito goliardico e fondamentalmente sportivo, nascono perché non si riesce a tener presente questa regola così semplice.
Andare ad insultare shipper di una coppia che non ci piace, sotto ad ogni post che fanno su tumblr, commentare le fanfic altrui con veleno e livore, perseguitare e arrivare a doxare e creare problemi nella vita reale a chi shippa un pairing a nostro parere “sbagliato” sono tutti comportamenti che non dovrebbero esistere, eppure ce ne sono esempio a sufficienza da fare sembrare il fandom un mondo di squilibrati.
Per la cronaca, doxare significa svelare pubblicamente i dati sensibili di qualcuno, come nome cognome, indirizzo di casa, luogo di lavoro, cosa che , come si può immaginare può creare problemi anche gravi, come è capitato più volte.
Nel fandom, a causa di “divergenze di opinione” tra shipper, si è arrivati anche a casi di swatting, ovvero chiamate alla polizia con finte denunce di emergenza in corso, tale da far intervenire a casa di qualcuno una squadra armata, la SWAT, appunto, che sfonda la porta e fa irruzione, con conseguenze a volte letali. Non è un fenomeno limitato allo shipping e al fandom, anzi, ma è capitato.
Va da sé che se si arriva a mandare gente armata a casa di qualcuno perché shippa in un modo che non ci piace, qualcosa è andato orribilmente storto, direi che siamo d’accordo, sì?
Ci sono molti modi di discutere, nel fandom, oggi come ieri, la chiave è farlo senza cercare di impedire al prossimo di parlare, senza cercare di eliminarlo.
Il corollario finale delle Tre Leggi dice:
Non stai pagando per questi fanwork e non hai nessun diritto su di essi tranne che quello di fruirne oppure scegliere di non farlo. Se scegli di farlo, non puoi poi attaccare chi li ha creati se non erano di tuo gusto. È proprio il massimo delle cattive maniere.
Sii cortese, nel fandom, la renderà un’esperienza migliore per tutti quanti.
La stessa autrice delle Tre Leggi, discutendone poi e rispondendo ai tanti commenti (molti tutt’altro che positivi e amichevoli, a dimostrazione che, no, il concetto ne era passato per nulla) faceva notare che era perfettamente cosciente del fatto che le sue Leggi fossero saldamente a tutela degli autori e delle autrici, di chi crea contenuti. Questo perché senza qualcuno che crea, non ci sarebbe il fandom, non ci sarebbero fanfiction, fanart, saggi, podcast, video edit, cosplay, non ci sarebbe nulla di cui godere e discutere.
Eppure ogni singola persona che abbia mai creato fanworks ha, ad un certo punto, prima o poi, ricevuto commenti orribili e spesso violenti.
Se c’è sesso, allora non va bene, perché c’è sesso, se non c’è allora è una delusione perché non c’è, lo stile fa schifo, non sai scrivere, non sei disegnare, non conosci l’anatomia, sei incapace, non conosci la lore, la tua ship è sbagliata e anche tu sotto sotto dovresti non esistere, minacce di ogni tipo, anche estreme, espresse in maniera disinvolta, tra commenti e risposte sui social, anonime e non.
E questo non è accettabile.
Come dice l’autrice: il fandom è qualcosa in cui si SCEGLIE di partecipare, un opt-in environment. Scegliamo di essere qui e scegliamo cosa consumare. Ci saranno sempre delle cose che troviamo fastidiose, così come nella vita reale, là fuori, dove invece spesso non hai scelta e non c’è un sistema per decidere cosa vedere e cosa filtrare.
Quel trope che ci piace così tanto, è lo squick di qualcun altro. Il tuo OTP è il NOTP di qualcun altro.
Se ognuno potesse dire “non mi piace questa cosa, quindi non dovrebbe esistere” nel fandom non resterebbe più nulla e sparirebbe tutto in una nuvola di fumo.
Quindi è fondamentale che chi partecipa, dentro questo grande calderone dello shipping, faccia attivamente uno sforzo per essere intelligente, cortese, per proteggere sé stesso senza cercare di eliminare e limitare il prossimo, per venire incontro agli altri, e non andargli incontro con una mazza chiodata, insomma.
Cominciando con tre semplici regole e vedendo come procede da lì.