Jumanji: The Next Level - Due boomer entrano in un videogioco
Il secondo capitolo di Jumanji arriva nelle sale: la coppia The Rock e Kevin Hart funziona ancora, nonostante il film non brilli per originalità.
Ogni volta che si parla di Jumanji è impossibile, per me, non tornare con la mente indietro al primissimo e iconico film del franchise. Perché bene o male ci sono cresciuto, così come lo hanno fatto tanti altri, invecchiando con esso e ben rappresentando lo scarto che esiste tra il supporto del gioco da tavolo e quello videoludico del nuovo corso. Ed è sulla vecchiaia e il divario generazionale che Jumanji: The Next Level, difatti, si diverte a giocare, riportandoci nuovamente in quella console magica lasciata a marcire nello scantinato.
Se però c’è una regola che vale sempre per Jumanji è che esso continuerà a ritornare sotto qualsiasi forma, a prescindere che venga distrutto, seppellito o gettato nel mare. Ci sono forze decisamente oscure dietro tale nome, lo sanno bene anche i quattro ragazzi che nello spazio di un’avventura improvvisata si sono ritrovati a vestire i panni di avatar virtuali in una giungla fin troppo reale. Pensando però di essersi lasciati alle spalle quell’incubo digitale sono andati avanti con le loro vite, finendo in università e dedicandosi alle proprie passioni.
Tutti eccetto Spencer che si è trasferito a New York, ma si ritrova a pensare spesso a quanto la sua vita fosse migliore nei panni del personaggio di The Rock, il dottor Bravestone. Insomma, come potete biasimarlo? Quando fai lavoretti schiavizzanti per racimolare i due spicci da dare alla retta universitaria, pensare di essere stato una sorta di supereroe per un giorno è un motivo di depressione continua. Specialmente quando tutti gli altri tuoi amici si divertono, hanno super successo e girano il mondo, raccontandoti perfino ogni singolo dettaglio quelle poche volte che vi rivedete e a cui vai giusto per cortesia.
In perfetto clima natalizio e con un bus sgangherato, Spencer torna a casa per le feste e scopre che c’è suo nonno ad attenderlo nella stanza in cui dormiva, interpretato dall’ormai intramontabile Danny DeVito. Un evento tira l’altro e Jumanji finisce per tornare in tutto il suo splendore, o quasi. Infatti il gioco è parzialmente danneggiato considerando che la console è stata sistemata con mezzi di fortuna, perciò quando gli amici di Spencer si fiondano nella giungla per cercarlo, qualcosa va storto e vengono risucchiati anche Danny DeVito e il suo ex-migliore amico venuto in visita, con il quale ha interrotto i rapporti dopo che quest’ultimo decise di andare in pensione e vendere il locale gestito da entrambi.
Oltre alla selezione casuale dei giocatori partecipanti, da cui Bethany viene esclusa arbitrariamente, anche gli avatar risulteranno assegnati a giocatori diversi. Fridge assumerà le vesti di Jack Black con buona pace del suo fisico palestrato e dell’orgoglio afro-americano spesso sottolineato, Martha rimarrà Ruby Roundhouse aka Karen Gillan, mentre The Rock e Kevin Hart verranno presi rispettivamente da Danny DeVito e amico.
Ed è qui che Jumanji: The Next Level prende davvero piede nel suo aspetto migliore: la chimica ormai consolidata tra Dwayne Johnson e il suo collega di una vita, i quali non solo funzionano bene anche quando sono loro stessi o fingono di essere adolescenti, ma perfino quando gli è richiesto di imitare due vecchi nonnetti del calibro di DeVito e Danny Glover, sostituendoli effettivamente sullo schermo senza far pesare troppo l’assenza dei due. Esplorando il rapporto che li lega e scontrandosi con le diavolerie tecnologiche di un videogame senza capirle minimamente, il dinamico duo finisce per dare spessore alla narrativa dietro la loro storia e trarne forse il punto di forza migliore di Jumanji: The Next Level, il quale abbandona quasi completamente il vecchio cast per concentrarsi sulla storia dei pensionati.
Non che le nuove generazioni non abbiano spazio: il gioco infatti ripete lo stesso schema dello scorso film, costringendo il gruppo ad avventurarsi in una nuova campagna alla ricerca dell’ennesimo gioiello trattenuto da un grande cattivone che molti di voi troveranno tremendamente familiare. Se dovessimo tradurre il tutto in termini videoludici, Jumanji: The Next Level è come un grande DLC di stampo classico che aggiunge un’inedita storia, una nuova area desertica da esplorare e alcuni avatar mai visti prima da utilizzare. Alla base rimane comunque lo stesso gioco però, con le stesse meccaniche, le stesse battute e le stesse dinamiche tra i personaggi variegate giusto da alcune nuove debolezze/resistente degli eroi.
Non aspettatevi quindi un film strutturalmente diverso e meno lineare, anzi forse c’è meno Jumanji della prima pellicola, nella quale rimaneva quel senso di scoperta e meraviglia che qui manca quasi totalmente essendo ormai veterani della giungla. Ai vecchi protagonisti bastano infatti pochi minuti per ritornare nel mood di Jumanji, mentre i due pensionati dovranno attendere oltre la metà del film per capire quantomeno le basi dei loro personaggi e del mondo di gioco, trasformando la pellicola in quella situazione in cui i figli più giovani si ritrovano quando devono spiegare ai loro familiari cosa stanno facendo davanti alla PlayStation.
Il tutto è riassumibile nel trend del “Ok Boomer” reso in maniera comunque divertente, sempre grazie al fatto che i due boomer in questione sono rappresentati da Hart e Johnson. Gli altri attori a questo giro hanno decisamente molto meno spazio su schermo, ma non è necessariamente un male quando il lato migliore della pellicola è rappresentato da un’unica coppia, come un po’ lo era in precedenza se si pensa a quanto il diverbio tra Spencer e Fridge fosse rilevante.
Ci sono poi una serie di tipiche americanate basate sulla demenzialità e sull’anzianità dilagante, un elemento che del resto rimane nella soggettività del senso dell’umorismo di ognuno di noi. In questo caso però è importante sottolineare una certa ridondanza nelle battute, le quali nel 70% dei casi si ripetono senza divergere troppo dal tema dell’incomprensione descritto qualche riga fa. I guizzi di originalità sono pochi, così pochi che potrete contarli sulle dita di una mano al massimo, così come le volte che vi ritroverete a ridere alla stessa battuta portata avanti dall’inizio del film.
A prescindere dagli aspetti più criticabili della commedia a stelle e strisce, in Jumanji: The Next Level si affronta comunque un viaggio più interno che esterno, dove lo scorrere delle vicende del gioco è solo un pretesto per approfondire la relazione tra il nonno di Spencer e il suo migliore amico, scoprendone i retroscena e vedendo come la vita possa essere crudele nel suo corso, salvo avere l’intervento del fato nel far vivere a due amici l’avventura più bella della loro vecchiaia.
Ed è solo questo che rimane alla fine di The Next Level: la consapevolezza che invecchiare non è la fine del mondo e che c’è sempre tempo per poter sistemare ciò che si era rotto. Nel film c’è ovviamente spazio per le risate di circostanza, le scene d’azione in ambienti estremi, animali inferociti, i muscoli di The Rock e NPC dai dialoghi scriptati, ma è nelle sue battute finali che Jumanji dimostra di essere stato -tutto sommato- un viaggio interessante, lasciando che la sua maledizione diventi un piccolo miracolo di Natale.