Il cinema nel 2030: un racconto di Natale fuori tempo massimo
Come sarà il cinema nel futuro? E soprattutto, ci sarà il cinema nel futuro? Con N3rdcore avete l'occasione di dare un'occhiata a come saranno le sale cinematografiche del 2030.
Questo articolo viene dal futuro. Come in una favola natalizia, ho avuto la possibilità di fare un breve ma incisivo viaggio nel prossimo futuro, più precisamente nell’anno 2030. Una premessa che mi mette sullo stesso piano dei tanti invasati che circolano dentro e fuori dal web, ma che voglio comunque fare, a beneficio di quei pochi temerari che decideranno di proseguire con la lettura. Non c’è davvero conoscenza senza condivisione, per cui ho deciso di rendervi partecipi dei cambiamenti che avverranno nei prossimi anni. Purtroppo però, lo Spirito del Natale futuro che vi è toccato in sorte ha una passione che svetta sulle altre e che lo porta a essere osservato, non del tutto a torto, come una persona particolarmente noiosa e bizzarra: il cinema.
Il cinema nel 2030: un assaggio di futuro
Con a disposizione possibilità pressoché infinite, come per esempio consultare le cronache sportive per arricchirmi con le scommesse al mio ritorno, come un novello Biff Tannen, ho deciso invece di sfruttare l’occasione che mi è stata concessa solo per immergermi nel mondo del cinema nel 2030. Mi dispiace deludere chi vuole essere informato su aspetti ben più importanti, come gli sviluppi sociali o il cambiamento climatico.
Il mondo del 2030 mi è sembrato simile a quello odierno, solo con ancora più social network, di molti dei quali non ho compreso il funzionamento. Come immaginerete, anche nel 2030 tante, tantissime persone passano il tempo a mostrare la propria vita, attraverso dispositivi sempre più potenti o accattivanti, a una platea virtuale sfuggente e disinteressata. Dal momento che i centri delle città erano assediati da persone intente a fare dirette o a registrare brevi video comici, incentivati o addirittura sponsorizzati dai più importanti brand globali o locali, sento di potermi sbilanciare su una cosa: nel futuro, c’è speranza anche per influencer o aspiranti tali.
Il cinema nel 2030: intrattenimento post COVID-19
Prima di concentrarmi sul cinema, voglio però affrontare l’elefante nella stanza e rispondere alla domanda che tutti vi starete facendo a questo punto. Sì, il COVID-19 nel 2030 non fa più paura. La malattia esiste ancora, ma grazie ai progressi della scienza e medicina è sotto controllo e molto meno pericolosa. I suoi strascichi però si avvertono ancora nell’aria, e la sensazione è che “gli anni del virus”, come li chiamano nel futuro, abbiano lasciato cicatrici profonde in chi li ha vissuti, e che il mondo sia davvero entrato in un’altra epoca, non priva di fascino.
A differenza di quello che molti temevano, i cinema nel 2030 godono ancora di buona salute. Le piattaforme streaming nel frattempo si sono moltiplicate, ma a farla da padrone sono soprattutto quelle con superpotenze alle spalle (Amazon, Disney e Apple), che grazie alla loro solidità economica hanno potuto mantenere i prezzi dei propri abbonamenti bassi e acquisire alcuni dei progetti più attesi, soprattutto negli anni del virus. E Netflix? Netflix ha mantenuto la propria politica aggressiva sul piano finanziario, aumentando sempre di più il debito per realizzare contenuti originali per il suo catalogo. Gli abbonati a Netflix sono aumentati, ma non abbastanza per coprire gli elevati costi e per competere con i concorrenti.
Per un certo periodo, Apple ha trattato l’acquisizione di Netflix, con l’intento di integrare la piattaforma nei propri dispositivi, compresa la nuova avveniristica Apple Car a guida autonoma. L’antitrust statunitense ha però bocciato l’affare, grazie anche alla pressione dell’amministrazione di Michelle Obama.
Il futuro di Netflix
Netflix ha quindi radicalmente modificato la propria strategia, concentrandosi soprattutto su prodotti rivolti agli adolescenti, mettendo in atto un rigoroso piano di contenimento dei costi e alzando il prezzo degli abbonamenti, con conseguenti ricadute sul numero degli iscritti al servizio. Al momento, Netflix si mantiene a galla, ma non è neanche vicina a quella posizione di netto predominio sul mercato che oggi ci immaginiamo. In prospettiva, anche le neonate piattaforme streaming di proprietà di Google e Facebook godono di una salute maggiore rispetto a quella di Netflix.
Ma se il soggetto del mio racconto è il cinema, perché vi sto parlando delle piattaforme streaming? Perché nel 2030, le piattaforme sono il cinema. Percepisco la rabbia e il disorientamento dei cinefili più puri e nostalgici, ma vi prego, non disperate. In un repentino susseguirsi di eventi, che ho ascoltato con gli occhi sgranati dalla voce di persone con cui ho condiviso alcune visioni al cinema, è radicalmente mutato il panorama distributivo, che ha avuto una sola grande direttrice, l’esperienza in sala. A subire il cambiamento più importante sono stati proprio i cinema che prima godevano di una posizione dominante, cioè i multisala.
La mancanza di varietà di proposta, la programmazione incentrata su un tipo di cinema eccessivamente standardizzato che già popolava le piattaforme e la fatiscenza di certi impianti hanno portato a un brusco allontanamento del pubblico. I multisala, già predisposti per accogliere tante persone, sono stati in larga parte acquistati da Amazon, Disney, Apple e dalla stessa Netflix, che hanno cominciato a proporre ai loro clienti degli abbonamenti che comprendevano anche la visione in sala dei propri prodotti di punta, spesso anticipata rispetto all’arrivo in catalogo.
Il cinema nel 2030, parola d'ordine: esperienza
Come il John Hammond di Jurassic Park, le multinazionali sopracitate non hanno badato a spese, e hanno creato dei veri e propri store cinematografici, in cui convivono il merchandise specifico di ogni azienda, ristoranti o bar con prodotti a tema e delle sale dal sorprendente impatto visivo e sonoro, non replicabile dall’home video. Per esempio, nei Disney Movie Store disseminati in tutto il mondo, potete comprare le action figure di Star Wars dopo aver goduto di una visione collettiva della trilogia classica o prima di partecipare ad altri eventi simili, che sono organizzati a cadenza regolare.
Allo stesso modo, negli Apple Cinema Store potete acquistare gli ultimi modelli di iPhone e dei rivoluzionari occhiali in realtà aumentata Apple Glass, per poi approfittare del vostro abbonamento e precipitarvi nella sala attigua per vedere l’ultimo capitolo di James Bond, che nel frattempo è diventato un franchise Apple. Il cinema non è chiuso in se stesso, ma fa parte di un contesto sociale e tecnologico che lo valorizza. Le piattaforme streaming non sono più viste come un nemico, ma come una parte dello stesso ecosistema, con cui interagire e collaborare. Grazie anche agli orari lavorativi ridotti e allo smart working ormai diffuso su scala planetaria, il cinema (ma più in generale la fruizione della cultura) non è più una fugace evasione di due ore prima di un triste ritorno alla vita di ufficio, ma un’esperienza più lunga e avvolgente, che soddisfa gli occhi, lo spirito e la mente.
I cinema di provincia
E le piccole sale indipendenti di provincia e di periferia? Non ve lo nego, molte hanno cercato invano di contrastare le major su un campo in cui non potevano competere, proponendo una versione depotenziata di ciò che gli altri facevano meglio, con esiti catastrofici. Grazie anche ai fondi statali ed europei, concessi a pioggia nell’ottica di un nuovo Piano Marshall post pandemico, i gestori delle piccole sale hanno potuto a loro volta aggiornare i loro vetusti impianti e hanno beneficiato di forti agevolazioni su spese, costo del personale e pubblicità. Ci sono quindi piccoli cinema che si tengono a galla o addirittura prosperano, offrendo un’esperienza radicalmente diversa da quella delle major.
Un altro tipo di ecosistema, costruito intorno a film indipendenti, classici del passato restaurati e cinema d’autore, arricchito da dibattiti, approfondimenti e incontri con registi e attori, sulla scia di quanto avviene ai nostri giorni durante i festival cinematografici, che a loro volta godono di buona salute. Come avviene in ogni campo e in tutte le epoche, ad avvantaggiarsi è stato chi ha lavorato sulla qualità e sulla profondità della propria proposta, fidelizzando i propri clienti e offrendo loro qualcosa di diverso dalla concorrenza. Gli altri hanno dovuto cedere il passo.
Dopo aver avuto un piccolo assaggio di un futuro in cui il cinema è un solido ingranaggio di una macchina culturale efficiente e rodata, parte integrante della vita di ogni cittadino, sono tornato a un presente ben più cupo, in cui l’intero settore è abbandonato all’incertezza più totale. Adesso ho però la consapevolezza che, proprio come nei migliori racconti di Natale, il momento più buio è quello che precede l’alba di un nuovo giorno.
Gli amici del cinema
Il cinema ha ancora un futuro da vivere, perché l’esperienza condivisa e liturgica della sala non può essere sostituita dallo streaming. Nei prossimi anni, capiremo che il progresso non è necessariamente un nemico della sala cinematografica, e che quest’ultima ha solo bisogno di una svecchiata, sia in termini di comunicazione che in ottica industriale, per integrarsi (e non opporsi) alla comodità degli sconfinati cataloghi che abbiamo a disposizione sulle piattaforme on demand.
Nello struggente finale del celebre e amatissimo film di Natale La vita è meravigliosa, dopo aver ritrovato gioia e speranza George Bailey riceve un messaggio dal suo angelo custode Clarence, che gli dice «Ricorda che nessun uomo è un fallimento se ha degli amici». Proprio come l’indimenticabile personaggio interpretato da James Stewart, anche il cinema ha tanti amici pronti ad aiutarlo e a trasformare quello che sembrava un abisso di tristezza e disperazione in un luminoso futuro.