Hanno ucciso l’Uomo Ragno: La leggendaria storia degli 883 è un inno generazionale
È da poco terminata su Sky Hanno Ucciso l’Uomo Ragno, la serie che racconta la storia degli 883. Dopo otto puntate e tante canzoni, qual è stato il segreto dietro il successo di Max Pezzali e Mauro Repetto? Forse talento, forse ostinazione, ma anche tanto cuore.
Si dice che gli 883 siano stati capaci di colpire tre differenti generazioni di ragazzi, e di certo la carriera di Max Pezzali ne ha di storie degne di essere raccontate. Degli eroi, in questo caso provenienti dalla periferia di Pavia, interessano soprattutto le origini. Come si fa a passare dall’essere bocciati a scuola al palco del Festivalbar?
Cosa succede nel lasso di tempo tra questi due eventi? Qual è il segreto per scalare le classifiche musicali? La serie da poco terminata su Sky, scritta anche da Sidney Sibilia (Smetto Quando Voglio e l’Isola delle Rose), romanza fatti realmente accaduti e suggestioni, raccontandoci la nascita musicale di Max Pezzali e Mauro Repetto.
Partiamo subito col dire che la serie funziona, non si dilunga troppo nelle sue otto puntate e si prende il giusto tempo per raccontare fatti veri e altri più romanzati: per esempio la storia d’amore tra Max e Silvia “Atene”, la compagna di scuola che fa passare il nostro attraverso ogni fase possibile della friendzone, anni prima della celebre Regola dell’Amico che farà scuola per molti di noi.
In Silvia convergono in realtà tre diverse ragazze della vita di Pezzali, con buona pace di chi voleva scoprire la musa ispiratrice di Come Mai.
Ma in cosa ha funzionato la serie Sky? Cosa ci lascia oggi e promette per il domani? Di recensioni spoiler free ne sono uscite a bizzeffe, perciò voglio darvi il mio punto di vista liberamente. Vi avverto quindi di interrompere qui la lettura se dovete recuperare la serie e non volete anticipazioni.
Non c’è tre senza un duo
Hanno ucciso l’Uomo Ragno è la storia di due ragazzi che, in barba a qualsiasi ipotesi, riescono a dar vita a una delle più celebri band italiane degli anni ’90. Lo fanno divincolandosi tra varie difficoltà, tra manager dell’industria musicale e una Pavia che non li lascia mai, nemmeno nelle loro canzoni.
A simbolo di quest’ultimo elemento, il fatto che Con un deca si erga a sigla d’apertura di ogni puntata; perché a volte serve molto per abbandonare la periferia, e non è detto che ciò accada guadagnando milioni.
Il successo degli 883 è parte anche di un deciso cambio di paradigma nella scena musicale italiana, al cui centro riecheggia il marchio di Radio Deejay: dopo il duo di Pavia anche altri gruppi, come gli Articolo 31, troveranno il successo mandando dei brani che raccontano la voglia di riscatto delle periferie attorno alla gigantesca Milano.
Ma prima del successo degli 883 ci sono i banchi di scuola, le cotte e la pioggia in motorino. Ci sono i Pop e la scoperta del rap in un Italia ancora in mano alle canzonette d’amore come “Brutta” di Alessandro Canino.
C’è soprattutto l’incontro fortuito tra due ragazzi caratterialmente agli opposti. Sull’equilibrio tra il razionale ma timido Max e l’energico ma inconcludente Mauro si dipanano gli eventi della serie. Quando i due protagonisti sono sullo schermo non si corre mai il rischio di annoiarsi; perfino i dialoghi prendono un ritmo diverso, difatti la serie trasmette una velocità sensibilmente differente al primo ingresso in scena di Mauro Repetto.
Non è la Rai
La serie inizia con due episodi dedicati ai protagonisti. Prima solo Max, poi Mauro, ed è qui che secondo me la curiosità di tanti è stata finalmente soddisfatta. Mentre Pezzali ha spento di recente le 30 candeline della sua lunga carriera, su Repetto sono circolate negli anni le leggende più assurde: dal fare passeggiate con Jim Morrison, al vestire i panni del Clown all’interno del parco di Disneyland (questa non è troppo distante dalla realtà).
C’è effettivamente da dire che il cofondatore degli 883 ha anche lasciato tutto, Italia compresa, a metà degli anni 90’, dopo aver contribuito ai primi tre album della band. Tutto ciò ha portato inevitabilmente le generazioni successive a non conoscerlo affatto.
“Questo ragazzo non è stato capito” afferma il suo interprete Matteo Giuggioli, e questo concetto risulta tremendamente vero man mano che le puntate passano. Mauro non ha il talento di Max nel canto, però è di enorme supporto nella scrittura e quando arriverà il successo, saranno per primi i giornalisti a bollarlo come il “ballerino degli 883”.
Un’etichetta sminuente, perché il nostro è di fatto la scintilla dell’esplosione di Pezzali. Come ribadito più volte dal frontman degli 883, senza Repetto, senza la sua energia dentro e fuori il palco, nulla sarebbe avvenuto.
Per anni Mauro è stato poco più della ricerca su Google “Chi era il biondino che ballava negli 883?”, ma la serie di Sky gli restituisce dignità, mostrando al contempo le sue fragilità: cosa fai quando hai dato tutto per un progetto ma non trovi uno spazio per te? Con Max alla voce, e la voglia di salire sul palco, cosa fare davanti al pubblico in canzoni da solista?
Il momento in cui Repetto si scatena nei suoi balli è rappresentato come la svolta nella storia della band, sia agli occhi del pubblico, sia a quelli di Claudio Cecchetto.
Gioca Jouer
Sul fondatore di Radio Deejay ci sarebbero molte parole da spendere. Cecchetto ha avuto uno strapotere enorme sul mercato italiano: nella sua radio hanno transitato presentatori come Gerry Scotti, Amadeus, Jovanotti e Fiorello (gli ultimi due appaiono anche nella serie).
In ogni sua scena, il patron milanese si mostra come il classico uomo di affari che punta solo quando il cavallo gli ha dimostrato di essere vincente. Nei panni de i Pop i due ragazzi fanno appena un singolo, Live in the Music, che viene presto dimenticato. Quando il duo supera la prima crisi e passa alla scrittura in italiano, Cecchetto si prende il merito di avergli dato il consiglio giusto (mai enunciato).
Pur rischiando di essere macchiettistico, Cecchetto è in realtà il perfetto ritratto di una certa categoria di persone, ossia quelli che possono distruggere il tuo sogno con critiche giuste ma spietate. La serie dissemina questi snodi sapientemente, e l’ultima micidiale osservazione del manager arriva quando gli 883 hanno pubblicato un album con quattro singoli da hit parade. Nonostante il successo clamoroso, Cecchetto sentenzia un “siete impresentabili”, chiarendo che i due non hanno né lo stile, né il look, né tantomeno il carisma delle popstar.
Una delle foto scattate per la copertina dell’album. Cecchetto ha imposto dall’alto l’uso dei fumetti.
Forse il pregio più grande di Pezzali è quello di saper incassare feedback di questo tipo, perché nella serie, a ogni indicazione negativa di Cecchetto, Max scava dentro di sé facendo un passo in avanti nella scoperta del suo talento. Repetto, come detto in precedenza, è la benzina che permette alla fiamma di sprigionarsi con ancor più vigore, anche se sarà destinata a consumarsi in fretta.
Da adesso in poi
Sibilia e soci hanno deciso di terminare la serie con un cliffhanger curioso: Max ha in mano la cassetta di Come Mai, su cui ha lavorato tutta la notte. La canzone è ottima, ma Mauro Repetto lo guarda a metà tra l’estasiato e il basito: “Come la ballo io questa?” dice, e Hanno Ucciso l’Uomo Ragno ci saluta in attesa della seconda stagione.
Il dubbio di Repetto non è da sottovalutare, perché se gli togli quella presenza sul palco a metà tra un animatore e un’idol di Non è la Rai, cosa può fare? La storia degli 883 passa soprattutto dall’addio di Mauro, ma in mezzo ci sono altri momenti storici: la scrittura di Finalmente Tu affidata per Sanremo a Fiorello, o ancora il palco del Festivalbar dove risuoneranno le trombe di Nord Sud Ovest Est.
La serie ci regala un piccolo assaggio di questa esibizione, dato che si fermerà cronologicamente prima, alla chiusura della stagione estiva all’Aquafan di Riccione.
Ci sono ancora altri album e tante canzoni che ancora oggi risuonano come l’inno a un’adolescenza che forse non ci siamo mai scrollati di dosso. Perché gli 883, più che la colonna sonora della nostra giovinezza, sono stati più come un’estensione dei nostri pensieri: cotte mai passate, cavolate con gli amici, uscite in motorino, bar e sala giochi.
Parlando di loro stessi, hanno parlato anche di noi, e questa serie attribuisce il giusto merito a Max Pezzali e Mauro Repetto. Due ragazzi che, contro ogni aspettativa, hanno creduto nel loro sogno.