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Game of Thrones 8 - Recensione della prima puntata

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Baci, abbracci, riunioni, complotti e draghi, mentre la trama si blocca nella neve, in attesa che si scateni l'inferno e lo scontro finale di questa ultima stagione di Game of Thrones

Game of Thrones è un macchinario enorme e come tale ci mette sempre un po’ a ripartire. Le prime puntate sono un po’ come quando inizi una nuova sessione di gioco di ruolo e il master ti ricorda dove eri e cosa stavi facendo mentre tira fuori i dadi e distribuisce le schede personaggio.

Il risultato finale è quasi sempre una puntata di ricollegamento con un colpo di scena più o meno grande verso la fine e anche stavolta è andata così, il che è paradossale perché c'è un esercito di morti che sta arrivando con tanto di drago e qua sono ancora tutti a discutere sui Re, sembra di vedere il PD.

Si riparte più o meno da dove eravamo rimasti, Jon e Daenerys sono arrivati a Grande Inverno ed è il momento di abbracci, saluti e ricongiungimenti. Un momento necessario per molti personaggi che non si vedevano da tempo e che sarebbe stato assurdo non mostrare. In questo sdilinquire di buoni sentimenti non è strano che le cose migliori siano le occhiate “ma chi è ‘sta bionda che mi hai portato in casa?” di Sansa che col tempo è diventato uno dei personaggi più interessanti da tenere d’occhio, l’approccio diplomatico di Lyanna Mormont e i soliti scambi tra Tyrion e Varys.

Dopo quanti abbracci si rischiano i crampi?

 E sì, speravo non fosse vero, ma stanno realmente forgiando spade di ossidiana, come se fosse metallo e non vetro. Vabbe'. 

Il resto fa volume. Parole, parole, parole che servono solo a far scorrere il tempo, prima che lo scontro finale si inghiotta tutto. Chi ha esperienza nei videogiochi sa che purtroppo arriva un certo punto, soprattutto nei titoli giapponesi, in cui ti tocca chiacchierare con gli NPC per poter far proseguire la storia e sbloccare nuove quest. Ecco, siamo in quel momento, ma non possiamo neppure premere un tasto per saltare i dialoghi.

Particolarmente bello però lo scambio tra Samwell e Daenerys. “Ottimo lavoro Sam, complimenti per essere l’unico erede, visto che t’ho bruciato i parenti”.

Chi ha esperienza nei videogiochi sa che purtroppo arriva un certo punto, soprattutto nei titoli giapponesi, in cui ti tocca chiacchierare con gli NPC per poter far proseguire la storia e sbloccare nuove quest

Stendiamo invece un velo pietoso sulla scena di Jon che cavalca il drago. Gli effetti speciali sono degni della scena di Atreyu che cavalca Falcor ne La Storia Infinita, non si capisce bene se doveva essere un momento epico, goffo o tutti e due e il risultato finale è abbastanza imbarazzante, sia nella resa che come significato, con lui sta là aggrappato alla bestia come uno che non sa fare il passeggero sulla moto. Tutto parte da “oddio, i draghi hanno mangiato solo una decina di capre, portiamoli a pranzo fuori” e finisce con una sveltina nella neve col drago che li guarda fissi, sensazione che chiunque abbia un gatto o un cane conosce benissimo.

Scusate umani, non ci è chiaro perché vi state colpendo ritmicamente a vicenda con il bacino

La stessa sensazione si ha con la scelta di lasciare Bran impantanato nel cortile di grande inverno a guardare tutti storto mentre mena sfiga con le profezie funeste, una sorta di Greta Thunberg paraplegica cui però qualcuno dà ascolto. Dovrebbe essere inquietante e invece sembra il “Ricordati che devi morire” di Non ci resta che piangere.

Lato Cersei non va tanto meglio, Euron, altrimenti detto “Pacey Cattivo” continua a gigioneggiare per entrare nel letto di Cersei. L’unica nota interessante è Bronn che dopo la scena di nudo gratuito d’ordinanza viene coinvolto nel complotto per l’uccisione di Tyrion e Jaime con la stessa balestra con cui è stato freddato Tywin.  In uno show che mantiene saldi i suoi ideali di cinismo ciò accadrebbe davvero, ma vista la piega è abbastanza improbabile e sarei piacevolmente smentito da un Bronn avido fino in fondo. 

Che altro resta? Ben poco, la frettolosa fuga di Yara e il suggerimento che Theon troverà morte e redenzione aiutando gli Stark e un bambino zombie incatenato a un muro, unico brivido della puntata.

Tutto ci porta alla scena finale, la rivelazione di Sam a Jon del suo destino manifesto. Lui è il legittimo Re, è un Targaryen e sta andando a letto con sua zia, che è perfettamente normale in una casata che vede il sesso tra consanguinei come un ottimo modo di finire la giornata.

Ricordati che devi morire, e che m'avete lasciato in un pantano

In questa scena si condensa il peggio e il meglio di Game of Thrones, da una parte abbiamo un personaggio interessante, che viene trascinato in posizioni di comando, pur non aspirando a ottenerle, e che alla fine si muove sempre verso un compromesso nobile e mai verso un guadagno personale. Strategia che gli è già costata una lama nel cuore, ma che non ha scalfito il desiderio di Jon di essere qualcosa di diverso rispetto ai classici re incoronati dal destino manifesto.  Lui vorrebbe solo stare tranquillo a parlare di spade con Arya e invece gli tocca sempre prendere decisioni, che palle. 

Dall’altra invece abbiamo un bamboccione con la faccia concentratissima a cercare di capire cosa sta succedendo, mentre il mondo intero lo usa a suo piacimento, e i risultati sono comici.  Significativo è il fatto che, dopo la rivelazione, la sua più grande preoccupazione sia non turbare l’attuale status quo , perché adesso glielo vai dire te a Daenerys che deve fare un passo indietro, glielo vai dire tu a tutti i vassalli degli Stark che hai consegnato il castello in mano a una parente e che hanno fatto diventare Re del Nord un Targaryen.

La tipica faccia di chi non ha avuto i suoi elefanti

La prima delle ultime sei puntate è stata una sorta di lungo ritorno, la chiusura di un cerchio fatto di abbracci, arti attaccati a un muro, intuizioni visive (Il bambino che si arrampica per vedere gli Immacolati come Bran voleva vedere l’esercito di Robert Baratheon, che arrivava a Grande Inverno e Arya che vede il mastino durante la parata) e di sguardi, come quello che Jaime posa su Bran, il primo dopo averlo spinto giù dalla torre. Questa specularità è senza dubbio la parte più raffinata di una puntata pensata soprattutto per ripartire e poco altro.

E tutto questo sarà spazzato via dalla battaglia di Grande Inverno, perché come dice Varys "niente dura".

Questo articolo fa parte della Core Story di aprile, dedicata a Game of Thrones.

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