STAI LEGGENDO : Cozzilla ovvero Godzilla psichedelico all'italiana secondo Luigi Cozzi

Cozzilla ovvero Godzilla psichedelico all'italiana secondo Luigi Cozzi

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Cozzilla è la versione italiana della versione americana di Godzilla e la si può guardare online in una versione restaurata da un fan

 Nel 1977 nei cinema italiani arriva Godzilla. È a colori, ha una nuova colonna sonora, scene aggiunte tratte anche da documentari di guerra e dialoghi rifatti da zero.  Si tratta di una versione così diversa dall'originale della Toho del 1954 da essere un film se non originale di sicuro unico nella tradizione di Godzilla, frutto della visione di Luigi Cozzi e conosciuta tra gli appassionati con il titoli di Cozzilla. Ma proviamo ad andare per ordine, dando un paio di punti fermi della vita variegata e peculiare della prima pellicola con protagonista Godzilla.

La pellicola Gojira prodotta dalla Toho e diretta da Ishiro Honda arriva nei cinema giapponesi nel 1954, decretando l'inizio dell'avanzata inarrestabile di Godzilla. Nel 1955 la Toho decide di distribuire il film negli USA e, dopo un discreto giro di passaggi da un distributore all'altro,  i diritti arrivano alla Trans World Releasing Corp. che decide di adattare il film per venire incontro al pubblico americano.  Non solo quindi i dialoghi vengono tradotti in inglese ma viene inserito un nuovo personaggio, il giornalista Steve Martin interpretato da Raymond "Perry Mason" Burr, utile a fare da ponte tra la cultura americana e quella giapponese, un avvicinamento coadiuvato da diversi tagli e cambiamenti ai dialoghi e alle caratterizzazioni dei personaggi.

Questa è la versione che arriva nei cinema americani nel 1956 con il titolo di Godzilla, King of the Monsters!. Questa versione arriva anche in Italia e viene vista da un piccolo Luigi Cozzi che se ne innamora. Passa una ventina d'anni e Luigi lavora ora nel cinema da qualche tempo.

 Nel 1976 il cinema viene colto di sorpresa dal successo del King Kong prodotto da Dino De Laurentis che riporta il gorillone sulla bocca di tutti e crea un rinnovato interesse intorno ai film di mostri.  Tra quelli che hanno annusato i possibili guadagni c'è Luigi Cozzi, regista e sceneggiatore nel cui curriculum apparivano già collaborazioni con Dario Argento come in 4 mosche di velluto grigio e che pochi anni dopo dirigerà Starcrash e negli anni '80 l'Hercules con protagonista Lou Ferrigno. Cozzi decide quindi di tentare la carta vintage e contatta, senza successo, i King Brothers nel tentativo di importare il film Gorgo.

Ripensando al suo amore di gioventù prova quindi a contattare la Toho per poter riportare al cinema il Godzilla del 1955. La Toho però gli dice che può dargli solo i diritti per la versione americana, Godzilla King of the monsters!  Cozzi accetta ma si scontra con il gusto del tempo:  un film in bianco e nero, per lo più vecchio, rischia di non venir proiettato da nessuno. Prende così una decisione rischiosa e parecchio originale per i tempi: ricolorare la pellicola. 

La locandina originale de Godzilla di Cozzi è stata utilizzata per la copertina del primo numero di Fangoria. L'autore del poster è Enzo Nistri.

Siamo nel 1976, la Industrial Light & Magic di Lucas esiste da circa un anno e Star Wars sta per arrivare sulle scene, insomma  se uno desidera ricolorare un film in bianco e nero sperando di avere un buon risultato l'unica è ricolorare ogni singolo fotogramma a mano . Costerebbe un sacco di soldi e richiederebbe un sacco di lavoro, per cui Cozzi e il suo socio Armando Valcauda decidono di utilizzare una tecnica diversa:  gel colorati da applicare direttamente sulla pellicola. 

Si tratta di una soluzione economica ma dal risultato ben poco prevedibile perché i gel vengono applicati su sezioni ampie della pellicola, andando a colorare intere parti dell'immagine e non singoli personaggi o elementi inquadrati.  L'effetto finale è a metà strada tra la psichedelia e una maglietta decolorata con la candeggina, ma parecchio affascinante.  Il fascino della pellicola però non si ferma alla colorazione con la brillantina perché Cozzi, resosi conto che la pellicola americana dura solo 81 minuti, decide aggiungere alcune scene per avere una durata più vendibile ai cinema dell'epoca.  La scelta del materiale aggiunto è quanto meno eterogenea: altri film di mostri e documentari di guerra. Veri. 

Tra le pellicole utilizzate figurano cult suo mostri come La bestia dalle profondità o, in un discreto cortocircuito temporale, Godzilla Raids Again del 1955, oppure The Train di John Frankenheimer, utilizzati per aggiungere spettacolarità alle scene di distruzione causate da Godzilla durante i suoi attacchi. Le scene aggiunte che però colpiscono di più sono quelle tratte da documentari e cinegiornali dedicati alla seconda guerra mondiale, in particolare  alcune immagini che raccontano la distruzione di Hiroshima, come l'intro del film .

Si tratta di alcuni minuti che mostrano la città di Hiroshima la mattina del 6 agosto 1945, mentre un cacciabombardiere la sorvola. Poi l'esplosione atomica e le immagini di distruzione. Pochi minuti che determinano il tono della pellicola in maniera pesante, dandole un'atmosfera parecchio tesa e quasi funebre e per certi versi disorientante, in particolare quando durante l'attacco finale di Godzilla ai danni di Tokyo si passa in rapida sequenza da primi piani del lucertolone che spara il suo alito di fuoco a immagini di persone che bruciano vive ed edifici che crollano tratte di nuovo dai cinegiornali.  Una sferzata di realismo che continua nei minuti successivi quando vediamo le conseguenze dell'attacco: macerie e cadaveri, veri, che vengono raccolti dai pochi sopravvissuti che hanno espressioni tra l'attonito e l'allucinato.  

Se colorazione e scene aggiunte hanno reso le immagini qualcosa di parecchio diverso dall'originale virandolo verso acque più inquietanti, una nuova colonna sonora ideata da Vince Tempera suggella il tutto distaccandosi ancora di più dalle musiche originali e avvicinandosi a un sound più settantiano tra i Goblin e Moroder. La nuova colonna sonora nasce per necessità, dato che ci sono una trentina di minuti in più di girato da sonorizzare, ma Cozzi decide di sfruttare l'occasione per fare qualcosa di diverso dal solito in combutta con Tempera, sfruttando la tecnologia stereofonica chiamata Futursound che permise di donare più grinta a musiche e suoni del film. Infatti  a essere ritoccata e remixata non fu solo la componente musicale del film ma in particolare anche gli effetti sonori speciali, compreso il ruggito di Godzilla,  il tutto per rendere la pellicola la più spettacolare possibile sempre per incontrare il gusto del pubblico, allora, moderno.

Il risultato finale è talmente diverso dalla versione originale del 1954 da rendere la visione di Cozzilla interessante anche da studiare come esempio particolare di remake, remix o mash-up per riflettere in che modo la stessa storia possa suscitare reazioni divere quando si decide di manipolare in maniera massiccia il modo in cui viene raccontata.

Il Godzilla di Cozzi non è mai stato pubblicato in maniera ufficiale nel circuito dell'home video, raramente è stato nuovamente proiettato in sala, anche se nel 2017 ha fatto una comparsata al Fantafestival di Roma e pare che vi siano ormai pochissime copie originali del film in giro. Però da poco tempo è apparsa online una versione digitalizzata a partire da una copia originale del film, opera di un appassionato cinefilo che ha restaurato il film e lo ha pubblicato su Internet Archive, visibile a tutti. Se siete curiosi di guardare uno dei film di Godzilla più strani e meno canonici di sempre lo trovate qua.

Questo articolo fa parte della Core Story dedicata a Godzilla.

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