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Cinque pezzi facili (per Martina)

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Il segretario del PD ha cercato di tirare dentro al partito Dylan Dog, onde evitare altre gaffe ecco cinque albi recenti che potrebbero aiutarlo in politica

Sabato 7 luglio, al congresso del Partito Democratico, Maurizio Martina è stato finalmente insignito dell’incarico di segretario ufficiale, e non provvisorio, del partito in grave crisi politica.

La sua tenuta piuttosto informale – giacca nera, camicia rossa - l’aspetto longilineo, i capelli neri (benché distante da Rupert Everett nelle fattezze) hanno suscitato molti accostamenti al look di Dylan Dog, con conseguente proliferare di meme. Lo stesso Martina ha deciso di cavalcare l’onda, ma tesserando direttamente il personaggio al partito: “Oggi si è iscritto anche lui”, ha dichiarato, pur precisando con un classico hashtag “si scherza”.

La cosa ha suscitato qualche signorile reazione da Via Buonarroti, e lo stesso Tiziano Sclavi, creatore del personaggio, ha precisato la sua presa di distanza in un’intervista a Repubblica.

Certo, ascriversi tout court una figura cult del calibro di Dylan è di grande effetto, ma Martina – o meglio, i suoi comunicatori – potevano attendersi l’effetto boomerang. Sarebbe forse stato più semplice citare qualcuno degli albi del personaggio, da sempre impegnato anche su temi sociali, con posizioni che per molti versi possono avere dei punti in comune coi valori teorici della sinistra.

In ordine di tempo, e limitandoci ad albi recenti, ecco un po’ di consigli di lettura (magari con annesso selfie) per Martina.

Il numero 356, “La macchina umana”, di Alessandro Bilotta e Fabrizio De Tommaso, era una raffinata riflessione sull’orrore dell’attuale mondo del lavoro, segnato dall’alienante spettro del precariato.

Il numero 370, “Il terrore”, di Gabriella Conti e Giampiero Casertano, che con uno stile surreale fa ragionare sui rischi insiti nell’agitare la psicosi del terrorismo.

Il numero 373, “La fiamma”, di Emiliano Pagani e Daniele Caluri, che vanno a indagare il tema, estremamente delicato, della possibile violenza delle forze dell’ordine, con una posizione intelligentemente critica e tutt’altro che manichea

La Fiamma

Il numero 374, “La fine dell’oscurità”, di Mauro Uzzeo e Giorgio Santucci: un albo che – tra il resto – tratta dei rischi di ogni fondamentalismo, che ha perfino suscitato reazioni stizzite da parte di certi conservatori religiosi schierati a destra, che si sono sentiti punti sul vivo dalla filosofia relativista messa in campo dagli autori.

La fine dell'Oscurità

Il numero 377, “Non umano” di Giancarlo Marzano e Giulio Camagni, che presenta uno dei temi fondamentali di Dylan Dog fin dalle origini e dal mitico, durissimo “Doktor Terror” di Sclavi: l’eterna possibilità di un risorgere di fermenti fascisti e nazisti da cui l’Europa si sente ormai troppo serenamente immune.

Sia chiaro, Martina non troverà in questi albi, sic et simpliciter, il programma del suo partito, tutt’altro: ma se li leggerà – o se ne farà fare una sintesi dal suo ufficio stampa – troverà degli spunti interessanti, del tutto pari a quelli che possono venirgli dalla letteratura, dal cinema o dal fumetto non seriale.

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