Quando una storia per la SBE è in fase di scrittura o di disegno, è indicata con un titolo provvisorio che poi, quando arriva il momento di mandarla in stampa, viene di solito cambiato, scegliendo tra una serie di proposte diverse. Nel caso di Che Regni il Caos, il titolo (putroppo bocciato) per cui io facevo il tifo era Quanto Cazzo Sono British, che per me rappresentava bene certe atmosfere della storia e il suo spirito di fondo. Purtroppo, i Poteri Forti mi hanno impedito di usarlo e redazionalmente si è deciso di omaggiare Lars Von Trier invece che la Dark Polo Gang.
Ma un giorno avrò la mia vendetta, bitch.
Detto questo, tradizionalmente quando esce una mia storia, mi diverto a scrivere qualche riga per raccontarne le curiosità. Lo faccio anche questa volta.
Dunque, la storia è il primo capitolo di un lungo arco narrativo che durerà tredici albi e che ci porterà fino al numero 400 di Dylan Dog. In sostanza, l’idea è molto semplice: una metora colpirà la Terra entro un anno, annientando l’umanità. E, mese dopo mese, ci renderemo conto di come la presa di coscienza dell’imminente e inevitabile apocalisse, modificherà i comportamenti della popolazione mondiale. Non è tutto qui, ovviamente, perché la meteora in arrivo non è solamente un grosso sasso lanciato nello spazio, ma un frammento della materia originale che componeva l’universo, scagliato via dalla deflagrazione del Big Bang, in viaggio attraverso le profondità stellari da milioni e milioni di anni.
Una forza della natura carica di malvagità e in grado di alterare il tessuto stesso della realtà. A opporsi a questa forza inarrestabile, c’è John Ghost, il personaggio introdotto nel numero 341 (Al Servizio del Caos) della serie, un misterioso e ambiguo genio della tecnologia e un magnate della finanza che pare l’unico essere umano in grado di comprendere e gestire le forze impazzite dell’universo.
E Dylan? Che c’entra con questa storia Dylan?
C’entra. Ma dirvi adesso come e in che maniera, sarebbe rovinarvi il gusto della storia.
Diciamo solo che Ghost ritiene che Dylan sia una pedina fondamentale per salvare la Terra dall’apocalisse in arrivo e che, negli ultimi anni di storie, ha tramato (certe volte nell’ombra, certe volte intervenendo in prima persona) per fare in modo che l’Oldboy fosse pronto a fare la sua parte.
Ora quel momento è arrivato.
In sostanza, il Ciclo della Meteora è un arco narrativo che metterà finalmente in relazione le molte trame e sottotrame messe in cantiere sin dall’albo 337 di Dylan Dog (Spazio Profondo), portandole a compimento e conducendo Dylan a una nuova rivoluzione, che avverrà tra i numeri 399 e 401 della serie mensile.
Cosa c’è da dire sulla storia di questo mese che da avvio al tutto?
Che mi sono divertito un sacco a scriverla, tanto per cominciare.
Divisa nettamente in due parti, la storia nasce con l’idea di avere un “primo tempo” squisitamente splatter, violento, esagerato e fracassone, disegnato da uno dei più vigorosi disegnatori che conosco, Leonardo “Leomacs” Massimiliano. In questa parte torna in scena Axel Neil (il Maniaco con l’Ascia, il Massacratore Metallaro, il primo personaggio che ho creato per l’Indagatore dell’Incubo) per mettere a ferro e fuoco una Londra mai così realistica e attuale, nella sua rappresentazione.
Axel ha in mente un piano ben preciso: uccidere la Regina. Dylan, l’unico che è stato capace in passato di fermarlo, è costretto a intervenire e, ve lo dico subito, ci riuscirà, diventando un eroe nazionale e un cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera.
In questa parte della storia mi sono divertito a giocare con i dialoghi di Axel (fatti solo di titoli di canzoni Hard Rock e Metal), con la mia passione per la cultura e la società inglese (quanto cazzo sono british, appunto) e con i dettagli che ho aggiunto alla mitologia dylaniata negli ultimi anni (la cantina, il cellulare, lo zombie armaiolo, Carpener, Rania, i reali inglesi e John Ghost stesso).
E’ un porzione della storia “Recchioni Style” che più “Recchioni Style” non si potrebbe, una volontaria esagerazione estrema, una messa in ridicolo dei miei stessi stilemi.
Mettere poi Dylan a confronto con la Regina e calarlo nel pieno della “società dell’immagine” è stato un vero spasso.
La seconda parte della storia, disegnata da un elegantissimo e algido Marco Nizzoli, è invece un totale ribaltamento stilistico e un necessario riappropiarsi delle tematiche sclaviane, per ribadirle con forza. Qui ho usato il mio stile più sobrio e asciutto, continuando e intessere nella trama dylaniata tradizionale, i nuovi elementi (a cominciare dal cugino avvocato di Jenkins per tornare poi a John Ghost, senza trascurare un discorso sulla tecnologia e la cultura social, che mi sta molto a cuore), ma rimettendo sotto i riflettori quelli classici, a cominciare da quel “i veri mostri siamo noi” che, in questi temmpi, acquista una sfumatura più aggressiva.
“I veri mostri siete voi”, dice Dylan a un gruppo di villici imbufaliti (di cui uno ha una sospetta somiglianza con un noto amante delle ruspe), smarcandosi (finalmente) da quella filosofia che gli imponeva di darsi il cilicio addosso e comprendersi nella schiera dei non-umani, pur sapendo bene di avere il cuore dalla parte giusta, rispetto ai sub-umani che si trovava ad affrontare. Forse, tra tutte le“rivoluzioni” che ho apportato al personaggio negli ultimi anni, questa è la più profonda ed eversiva ma, anche, la più fortemente necessaria dati i tempi che stiamo vivendo.
Il confronto finale con Ghost è, da una parte, pura “trama” utile all’arco narrativo. Dall’altra parte è il confronto tra una sensibilità (la mia, rappresentata da John Ghost) e un’altra (quella di Tiziano, rappresentata da Dylan). La sequenza finale ci racconta che è il pensiero di Tiziano a trionfare, con una sequenza che omaggia Watchmen ma che è, soprattutto, una celebrazione di quel meraviglioso essere umano che è Dylan Dog.
Per il resto, citazioni a strafottere, ritmo folle e parecchia meta-narrazione.
La mia solita roba insomma.