“Cosa succederebbe se un bambino da un altro pianeta precipitasse sulla Terra, ma invece di diventare un eroe per l'umanità, dimostrasse di essere qualcosa di molto più sinistro?”
Questa è la premessa di L’angelo del male – Brightburn, il nuovo film prodotto da James Gunn il cui trailer (dopo lo scandalo estivo che lo ha visto allontanare dalla Disney e dalla regia de I guardiani della Galassia – Vol. 3) sta spopolando in questi giorni in rete. Il soggetto si può racchiudere in due parole: Superman malvagio. Almeno a giudicare da quanto visto fino ad ora, tutto richiama molto da vicino il Man of Steel di Zack Snyder, salvo poi abbandonarsi a risvolti horror che sostituiscono quelli prettamente super-eroistici.
Tutto interessante, e vedremo se il film terrà fede alle promesse, ma non particolarmente originale, almeno per chi bazzica i fumetti. Versioni ‘negative’ dell’Uomo d’Acciaio se ne sono viste a bizzeffe, a partire dal clone avariato ‘Bizarro’ (che era grottesco più che malvagio, a onor del vero) fino al villain Hank Henshaw anche conosciuto come ‘il cyborg’ (da non confondersi con l’omonimo eroe della Justice League) che durante la saga del ‘regno dei Supermen’, successivamente alla morte di Supes per mano di Doomsday (che, a pensarci bene, è egli stesso una versione fuori controllo del boyscout dal costume azzurro) si era fatto passare per il figlio di Krypton redivivo, per Superboy Prime (versione di Superman di una terra alternativa, diventato pazzo per aver visto distruggere il suo mondo dopo la Crisi sulle Terre Infinite) a mille altre varianti.
Ma andando fuori dall’universo DC, molti autori hanno immaginato degli epigoni dell’uomo d’acciaio che però non rispondessero alle sue caratteristiche di benevolenza e candore. Pensiamo ad esempio al ‘Patriota’ (The Homelander) della serie ‘The Boys’ di Garth Ennis: a metà tra Superman e Capitan America, è un eroe nazionale dal sorriso splendente davanti agli occhi delle telecamere, salvo poi abbandonarsi alle peggiori nefandezze nel privato, dalle droghe a pesanti molestie sessuali, come la più licenziosa delle rockstar. E lo stesso si può dire di Batman, che – a puro titolo di esempio – ha fornito le basi per il personaggio di Nemesis creato da Mark Millar, il cui arco narrativo parte proprio, per dichiarazione dell’autore, dal presupposto ‘cosa sarebbe accaduto se Bruce Wayne fosse stato uno stronzo?’.
L’idea è accarezzata anche nel recente film Suicide Squad: “cosa accadrebbe se il prossimo Superman non fosse amichevole?”. Di qui l’esigenza di costruire una squadra di reietti sacrificabili’ dotati di abilità fuori dal comune per poter affrontare un’eventuale minaccia super-umana. A tutto dire, l’idea di far affrontare un Superman malintenzionato da una sexy schizzata in corpetto e mazza da baseball e da un tizio che lancia boomerang non appare proprio come il massimo della strategia difensiva militare, ma sorvoliamo.
Si tratta, comunque, di una domanda lecita e affascinante, che ha a che fare con il concetto di realismo e con quello che distingue un super eroe da un super criminale. Quanto è probabile che una persona comune, non dotata di particolari valori altruistici, una volta investito di poteri eccezionali – o magari di una grossa somma di denaro, come il rampollo di casa Wayne – non li usi per il proprio profitto, magari prevaricando gli altri, invece che per il bene comune? Stava per cascarci anche l’Uomo Ragno, del resto, prima che una dura lezione gli insegnasse che ‘da grandi poteri derivano grandi responsabilità’. E soprattutto, quanti sarebbero in grado di distinguere veramente il bene dal male? E quanto è possibile fare il bene senza provocare il male?
Si tratta di questioni etiche non da poco, e nel passaggio allo schermo si fanno spesso evidenti. Se il Batman dei fumetti raramente uccide, al cinema gli autori si prendono spesso importanti licenze, per non parlare proprio del Superman di Zack Snyder, che nel tentativo di difendere la città di Metropolis dalla minaccia di Zod non si fa troppi problemi a lanciare il super avversario contro dei palazzi potenzialmente abitati da civili provocandone il crollo. Lì, sembra più che altro una grossolana leggerezza di sceneggiatura, parzialmente recuperata dal sequel Batman V. Superman dove il potenziale distruttivo dell’Uomo d’acciaio viene messo in luce proprio come motivo di rancore del cavaliere gothamita nei confronti di quello che lui vede come una minaccia aliena più che come il protettore del genere umano.
I fumetti, comunque, sono pieni di questo genere di eroe negativo e veramente ‘super’, ovvero, nietszchianamente, al di là del bene e del male, talmente concentrato sulla sua missione di salvare miliardi di persone che non si fa problemi eventualmente a sterminarne milioni. Pensiamo all’Ozymandias di Watchmen che, colpito dalla storia del nodo gordiano, ovvero l'applicazione del "pensiero laterale" a un problema in apparenza non risolubile, decide di evitare lo scontro tra USA e URSS facendo entrare in scena un simulando l’avvento di un terzo nemico extraterrestre che minacci tutti, costringendo le due superpotenze ad allearsi per scongiurare una catastrofe ancora maggiore.
Insomma, l’eroe realistico diventa simile al villain, come il Ra’s Al Ghul originale di Neil Adams, che si configura sostanzialmente come un pericoloso eco-terrorista. In Batman Begins, Christopher Nolan lo avrebbe poi rivisitato in chiave ‘sociale’, al passo con i tempi di terrorismo internazionale in cui il film è stato realizzato.
Un modello non dissimile dal Thanos di Avengers: Infinity War che, al contrario della sua controparte fumettistica, il cui scopo principale è sostanzialmente compiacere la personificazione della Morte di cui è innamorato, si configura sostanzialmente come un paladino estremo della sopravvivenza, sacrificando metà delle forme di vita presenti nell’intero universo perché le restanti possano vivere in pace e armonia, fronteggiando così la crisi ecologica imminente.
E al pubblico cinematografico questa versione di Thanos è piaciuta particolarmente – anche se qualcuno si chiede, e non a torto, a che pro sacrificare metà delle forme di vita dell’universo quando si ha il potere di raddoppiare le risorse vitali dello stesso. Magari ce lo spiegheranno nel prossimo Avengers: Endgame – tanto da essere acclamata come ‘vero protagonista’ della parte finale della saga e quasi alla pari degli eroi che lo contrastano. Una forma diversa di eroismo, talmente estrema da confondersi con il suo opposto, mentre il Thanos dei fumetti era sì un eroe, ma in senso classico, come quelli della tragedia greca che per poter compiere il loro destino non potevano che confrontarsi con la morte, dato che il culto degli eroi è sostanzialmente una derivazione del culto dei morti.
D’altro canto, anche Superman ha ucciso. Sia nei fumetti che nel film Man of Steel, l’assassinio del nemico Zod per salvare gli innocenti che lui avrebbe ucciso provoca nell’Uomo d’acciaio lunghe crisi di coscienza, ma quanti moscerini e microbi farà fuori l’Uomo Ragno – per dire – quando investe Venom di un boom sonico per inibire i poteri del suo simbionte? Ubi maior, minor cessat. La differenza tra un super eroe e un super villain sta spesso nei numeri, nelle dimensioni e nella visibilità dei danni collaterali che entrambi provocano per perseguire uno scopo.
(si ringraziano Mauro Antonini e Marco Lucio Papaleo per le suggestioni)