Lucca Changes: un cambiamento manifesto?
Il manifesto di Lucca di quest'anno è un template aperto a tutte le interpretazioni di chi vuole partecipare al gioco. Con risultati interessanti.
L'edizione 2020 del Lucca Comics è ovviamente una delle più difficili della storia della manifestazione, per le note problematiche legate al CoViD-19. A lungo rimasta in forse, si è poi deciso per un'edizione profondamente diversa dal solito, come palesato anche dal claim "Lucca ChaNGes", che vuole evocare il senso di trasformazione necessario con il rimando all'acronimo originario CNG, Comics and Games.
Per l'organizzazione di vari aspetti dell'evento è stato coinvolto Roberto Recchioni, che curerà anche conferenze e mostre. L'aspetto per ora più evidente del suo intervento è la strategia adottata per il manifesto di questa edizione lucchese. Recchioni ha infatti realizzato un template vuoto, che dieci autori hanno interpretato (con un "più uno"). I lavori vengono svelati gradualmente, mentre tutti possono intervenire sulla base e pubblicare il "loro" manifesto di Lucca Comics. Hanno così aderito, in più rispetto ai dieci originari, diversi appassionati e autori, anche di primo livello nella scena fumettistica italiana.
La base rappresenta un possibile grado zero del fumetto, il layout vuoto di una tavola fumettistica su cui Recchioni si è limitato a scrivere "Dream On", "continua a sognare": un invito ai dieci illustratori ufficiali (che stanno venendo svelati poco a poco) e a chiunque voglia cimentarsi nell'impresa. In un certo modo, si suggerisce anche l'idea di una Lucca minimale, ridotta all'osso, quale quella, appunto, di questa edizione. In più, volendo, può anche evocare la celebre "pagina bianca" (con sparo) su cui è di fatto imperniato il Dylan Dog 404, quello centrale (non solo per disposizione) nell'ultimo ciclo del personaggio.
L'idea base è frequente nel fumetto, a partire dalle copertine speciali dei comics americani, le "white cover", che Recchioni ha portato in Bonelli, su Dylan Dog, con "Dopo un lungo silenzio" (l'albo del ritorno di Sclavi). In relazione a Lucca, questo tipo di comunicazione era già stato adottato dal Borda Festival, nel 2014, con una locandina "vuota" (una gallery qui).
Il meccanismo di coinvolgimento del pubblico di riferimento è analogo a quanto fatto poi da Recchioni nel Comicon di Napoli 2017, dove l'autore ricopriva il ruolo di Magister, e dove aveva utilizzato l'hashtag "seimejote" per invitare a realizzare un manifesto alternativo al suo (ispirato a un mash up tra Reinventing Comics di Scott McCloud e Sasha Gray). Qui Nerdcore aveva dato riscontro delle varie locandine realizzate: si trattava però di variazioni sul tema della figura antropomorfa a otto braccia, e non della libertà totale di soggetto assegnata qui.
Anche il manifesto del Lucca Comics del 2018, ideato da LRNZ, promuoveva il coinvolgimento degli utenti, stimolandoli a creare un "loro" manifesto personalizzato tramite randomizzazione (ne avevo parlato qui), con una strategia simile (anche se, ovviamente, diversa nell'offrire un minor grado di personalizzazione).
La risposta comunque alla call è stata piuttosto alta, come numero di interventi e qualità, per cui è impossibile dare un riscontro di tutti. In generale, al di là di alcuni poster anche molto belli, pare essere colta l'idea di fondo: non un semplice manifesto, ma il proprio "sogno" per il fumetto italiano e per il suo (forzato, si ammette) cambiamento; ovvero una dichiarazione di poetica, di intenti, anche una polemica.
Tra le interpretazioni non ufficiali visivamente più notevoli per realizzazione vi è quella di Ausonia, che raffigura Salvini e Meloni come un mostro a due teste (e in questo modo, all'apprezzamento artistico, si unisce il forte engagement del post, rilanciato nuovamente da entusiasti e detrattori della rappresentazione), con probabile riferimento alla notoria "Bestia", l'algoritmo della propaganda di destra. Un controcanto critico piuttosto interessante potrebbe essere visto in quello di Gianluca "Borg" Borgogni, per cui la cosiddetta "bestiolina" del nuovo giornalismo di sinistra sui social è lo specchio esatto della Bestia salviniana.
Giulio Rincione invece si concentra sul clima, ipotizzando il rischio di una tragedia per Lucca 2050, se non si cambia rapidamente qualcosa. Anche Arturo Lauria, in una interessante chiave cyberpunk, pensa a una possibile apocalisse dei comics causata però dall'intelligenza artificiale, per il 2030.
Non mancano numerose riprese polemiche, che fanno parte dello spirito del gioco. Da un lato l'utilizzo del manifesto permette ai loro autori di esprimere con una certa visibilità tali critiche all'evento lucchese, focalizzate ad esempio sulla partnership con Amazon (Stefano Antonucci) e a favore del Borda Festival (Claudio Calia). Tuttavia, anche queste critiche contribuiscono comunque al dibattito e alla visibilità del festival stesso, rafforzandone di fatto la comunicazione.
In ogni caso, come detto, è intrinsecamente impossibile dare qui un riscontro di tutte le risposte visive, e soprattutto armonizzarne il discorso. Vi suggeriamo però davvero una ricognizione all'hashtag di riferimento (https://www.facebook.com/hashtag/luccachanges).
I "Dreamers".
Qualcosa di più sistematico si può invece dire sugli autori ufficiali, che non hanno solo il valore di dare il "calcio di inizio" alla risposta social, ma denotano una visione piuttosto chiara. Tra quelli già rivelati (i "Dreamers") ha molto fatto parlare l'interpretazione di Yole Signorelli, in arte "FumettiBrutti" (vedi qui una mia disamina del suo lavoro su N3rdcore), che ha realizzato una supereroina trans come simbolo del cambiamento. La cosa ha suscitato numerose polemiche, sicuramente attese, focalizzate spesso sul "disegnato male" che è però, per contro, una dichiarata marca del lavoro dell'autrice, fin dal nome d'arte adottato, e collocata del resto in una tendenza - variegata - del fumetto italiano almeno negli ultimi vent'anni (vedi qui per un accenno). I colori, non a caso, sono quelli della copertina (e in gran parte degli interni) di "P. La mia adolescenza trans", la recente opera dell'autrice in cui racconta la sua esperienza.
Il ruolo del "più uno" spetta invece a Leo Ortolani, scelto come guest star e palesato quasi subito, con una vignetta sul Covid sulla scia del suo "Andrà tutto bene", dove ritorna anche l'ironica rappresentazione del virus come il simpatico ma letale "Covidio".
Gigi Cavenago realizza l'interpretazione più "neutra" finora, se vogliamo, ma graficamente molto elegante come suo solito, con le mani che sorreggono Lucca che paiono quasi una metafora dei difficili sforzi per salvare la manifestazione. Se vogliamo, tale rappresentazione è l'ampliamento - visivo, e notevole - del concetto espresso dallo stesso Recchioni con la sua "base" (che, come abbiamo visto, è essenziale e sufficientemente neutra per permettere molteplici interventi, ma ha già in sé un possibile senso nel dichiarare una edizione minimale). Del resto, la collaborazione tra Recchioni e Cavenago è iconica già nel nuovo corso di Dylan Dog, come curatore e nuovo copertinista: quindi ha anche un significato questa maggiore sinergia tra i due concetti.
Il dreamer numero tre, Fraffrog, al secolo Francesca Presentini, viene dal mondo di Youtube e rappresenta quindi un frammento ormai molto importante del mondo fumettistico, attualmente forse non ancora molto considerato dalla scena tradizionale. La sua declinazione va nel senso di una interpretazione "tradizionale" del manifesto di una "festa del fumetto", sottolineandone la natura di evento ai confini col fantastico. Al centro lo sguardo infantile (il bambino - o bambina? - travestita da supereroe), mentre al robot - la fantascienza - sembra appartenere il ruolo dell'adulto trascinato in questo ambito dal bambino (reale o interiore): anche qui, l'adozione del robot è forse un modo per renderlo (sottilmente) gender neutral. Dietro il canonico ingresso di Lucca, palloncini, draghi, dirigibili: il mondo fiabesco che il fumetto può rappresentare per l'infanzia.
In modo analogo a quanto fatto da FumettiBrutti, il manifesto di Sio - quarto dreamer ufficiale - ha introdotto il simbolo schwa (ə), di recente portato all'attenzione del dibattito pubblico italiano soprattutto in seguito ad alcuni interventi della linguista Vera Gheno e alle scelte della casa editrice EffeQu per alcuni libri, in cui si è adottata questa nuova desinenza al posto di maschile e femminile per includere coloro che non si identificano in tali due generi. Da notare come lo schwa è stato inserito "all'ultimo" nella nuvoletta, scritto a mano col pennarello e incollato con lo scotch, a indicare un cambiamento ancora in opera. Anche questa scelta, ovviamente, è stata oggetto di numerose reazioni.
Rachele Aragno, quinta dreamer, interpreta invece il cambiamento nel senso di una transizione tra generazioni al femminile. Un'autrice giovane e relativamente nuova nella scena del fumetto, che quindi si presta bene a interpretare il tema della trasformazione anche come transizione generazionale (coerente anche col suo graphic novel, "Melvina").
Rita Petruccioli, sesta dreamer, con la sua consueta eleganza grafica, ne fa l'occasione di una riflessione femminista: "Look at my comics, not my body!". Anche in questo caso, si possono riscontrare delle risonanze con la notevole opera di esordio della Petruccioli come autrice completa, "Ti chiamo domani" (ne ho scritto qui), che è anche una riflessione attenta e delicata sul tema della violenza, specie quella subdola, non riconosciuta come tale (a fianco di altri temi che si intrecciano alla vicenda della protagonista).
Stefano Turconi e Teresa Radice sono tra i nomi più importanti del fumetto disneyano odierno, e anche - sempre in modo congiunto - di quello autoriale. Il manifesto evoca i temi marinareschi frequenti nei loro fumetti (da "Il porto proibito" in giù) e individua nel cambiamento un fattore di opportunità, come recita il nome della nave istoriato sul timone: anche se il cielo è cupo e tempestoso, a indicare che il messaggio di speranza non inclina alla faciloneria, ma al celebre "ottimismo della volontà" (un senso che pare appunto di ritrovare anche nelle loro opere).
Vincenzo Filosa realizza una meraviglia per l'occhio e per l'intenditore, che viene chiamato a cogliere nel dettaglio tutti i rimandi ai personaggi dei fumetti disseminati dall'autore. Un lavoro che è un pezzo di bravura, perché il tema della festa del fumetto come affollarsi dei propri eroi preferiti è il tema più classico e più usurato di questo tipo di manifesti. Ma Filosa sa darne una brillante reinvenzione, sia nella composizione grafica, sia nel modo non banale di alternare personaggi noti e meno noti, con uno sguardo citazionistico attento e raffinato (lo stesso che si rileva nel suo notevole "Italo": e di questo citazionismo non sterile avevo scritto qui). La stessa forma della composizione può rimandare o alla forma radiale del virus, o - più probabilmente - a un suo rovesciamento vitalistico, richiamando forse addirittura un ovulo fecondato (non a caso al centro della sfera centrale appare la nascita di un nuovo personaggio, accudito dai Cosma e Mito di una celebre opera di Filosa stesso.
Bella anche la reinterpretazione del "poster tradizionale" operata da Samuel Spano, che come in Fraffrog sottolinea la gioia genuina infantile dell'incontro con i propri fumetti preferiti (in questo caso, è in evidenza Spider-Man, che è un simbolo perfetto del fumetto nel suo grado più puro ed "ingenuo", in senso positivo). Come già in Fraffrog, inoltre, si nota anche qui l'attenzione a rappresentare in modo "inclusivo" il personaggio centrale, non caratterizzandolo in modo netto per genere. Unə Bambinə Ideale, insomma, se seguiamo le indicazioni linguistiche di Sio.
Conclude la rassegna Agnese Innocente, classe 1994, che interpreta per un terza volta, a modo suo, in modo essenziale il tema classico: abbiamo la torre del Guinigi, le foglie che cadono simbolo dell'autunno, che qui divengono anche quelle che crescono sulla torre in una speranza di rinnovamento (e, come nota la stessa pagina della manifestazione, richiamano anche - in negativo - il taglio dei jeans strappati della protagonista). L'autrice ha di recente esordito, nel fumetto, con un adattamento de "Il mago di Oz", e quindi, se vogliamo, anche in questo caso può esserci una connessione con l'evocato tema del mondo fantastico esplorato tramite lo sguardo della bambina Dorothy.
Conclusioni.
Una cosa che si può constatare è dunque in generale la particolare attenzione, sotto vari profili, ai temi del "genere"; non solo nei temi "progressisti" dei manifesti ma anche nel buon equilibrio di genere tra i Dreamers (il numero di autori e autrici è perfettamente identico). Inoltre, l'equilibrio è notevole per quanto concerne la pluralità di stili, generi, forme da cui gli autori arrivano. Chiaramente, una possibile selezione, e altre se ne potrebbero dare, ma hanno anche un forte valore rappresentativo di quello che è oggi il fumetto italiano: quasi una selezione antologica dedicata a questi anni '10 che si vanno chiudendo. Un aspetto che, forse, sarà amplificato dall'aspetto critico-espositivo delle mostre lucchesi.
La "scelta di campo" piuttosto chiara, al di là di prudenze ed equilibrismi "equidistanti" che sarebbero forse l'opzione più normale, per cautela, per una manifestazione di queste dimensioni (tra le più rilevanti a livello mondiale), che parla a un pubblico generalista. Del resto, anche Recchioni - nel suddetto dibattito nato attorno ai manifesti - ha ribadito con forza lo statuto di Lucca Comics, che chiede un'esplicita dichiarazione di antifascismo "costituzionale" (che, pare di cogliere, non è usanza universale).
Inoltre, un aspetto che forse si è colto meno, e che qui si è cercato di evidenziare con brevi annotazioni su ogni manifesto, è come vi sia una sintonia piuttosto forte tra i Dreamers ufficiali e il tipo di manifesto da loro rappresentato, che in effetti non appare come una semplice esecuzione tecnica (magari pure virtuosistica) ma cerca di rappresentare il contributo al "sogno del fumetto" che ciascuno di essi è in grado di portare.