STAI LEGGENDO : King's Field 4 - la retrospettiva di Studiofrizzy

King's Field 4 - la retrospettiva di Studiofrizzy

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Si conclude col quarto e ultimo capitolo uscito per PS2 questo viaggio alle origini di From Software.

Quarta e ultima incarnazione della serie di King's Field, è purtroppo divenuta celebre per la sua grottesca e demenziale introduzione in lingua italiana, ma giocandolo ci si rende conto che la situazione è ben più grave: ‘’orrori’’ grammaticali e frasi senza nessun nesso logico appestano un gioco che, invece, è una Vera Perla nella libreria della Ps2.

E di cui ne possiedo, gelosamente, una copia comprata chissà quanto tempo fa.

king's field

Giocatissimo dal sottoscritto all’epoca, l’ho (ri)finito per ben 2 volte: una volta in lingua italiana e una volta in lingua inglese (il gioco, rispetto al terzo capitolo, è molto breve). Non per qualche cambiamento nel gameplay o nell’ambiente di gioco, ma perchè la schermata finale, in lingua inglese, è qualcosa a cui tengo molto.

Questa quarta incarnazione rimane praticamente identica nel gameplay, preferendo risolvere i problemi dei suoi predecessori. Non siamo più su Ps1, siamo su un hardware più potente, quindi il terrificante lag è acqua passata, la grafica diventa molto più gradevole e il gioco gira a 30 fps stabili.

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Tutto bene?

La trama, che si distacca dai suoi predecessori, in apparenza è molto semplice: una statua maledetta è stata trafugata durante una spedizione. La sua influenza malefica ha gettato nel caos il Regno e tocca a te riportarla indietro per spezzare la maledizione.

Ma i veri pregi del gioco sono l’Atmosfera e il Level Design. Malinconica e decadente, degna di un romanzo fantasy anni 80 o dei primi capitoli di Berserk, l’atmosfera risulta essere la migliore della saga: giocato al buio e con le cuffie, il gioco ci metterà pochissimo a rapirci.

king's field

Se non si presta la dovuta attenzione, una trappola può sancire il nostro primo Game Over. E siamo praticamente all’inizio del gioco.

Stesso discorso per il Level Design, a tratti stupefacente: ogni singola zona è collegata in maniera omogenea alle altre, non si avverte mai un brusco cambio di ambientazione. Ci capiterà spessissimo di riconoscere da lontano zone gia viste in precedenza oppure raggiungere zone che prima ci sembravano irraggiungibili.

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Durante la nostra avventura non incontreremo tantissimi personaggi, perchè il gioco non vuole raccontare una storia di riscatto o una ‘’chanson de geste’’, vuole immergere tra le rovine di una città antica,dimenticata, forse più vecchia del tempo stesso(da qui il sottotitolo del gioco, The Ancient City). Man mano che andremo avanti nel gioco, entreremo in contatto con una civiltà misteriosa, che ricorda i lavori di H. R. Giger, le cui rovine non ci offriranno risposte, ma aggiungeranno domande su domande. E forse è meglio così, forse è meglio viaggiare con la nostra fantasia e trovare le nostre, personali, risposte.

king's field

Immagine che vale più di mille parole

Ho preferito non dilungarmi troppo nel raccontarvi questo capitolo: perché se siete rimasti affascinati da questa saga, recuperate assolutamente questo capitolo. Ci sono dei momenti, dei dettagli e delle ‘’sorprese’’ che gli appassionati dei Souls apprezzeranno molto.
Prima di concludere, aggiungo due ultimi particolari: il gioco presenta due finali, uno buono e uno cattivo. E sì, quello buono richiede l’utilizzo della Moonlight GreatSword. Infine, vi lascio con la schermata finale. Non è spoiler, è uno sguardo al futuro.

king's field

Immagine che vale più di diecimila parole

La nostra avventura finisce qui. 4 giochi, una miriade di ore per concluderli, viverli e assaporare ogni sfumatura. Rigiocarli, riscoprirli di nuovo, stavolta con anni di Soulslike sulle spalle è stato quasi catartico. Scoprire che alcune idee di un Dark Souls qualsiasi erano già stato ‘’introdotte’’ fa capire come, a differenza di tantissime Software House moderne, la FromSoftware ha sempre onorato le sue radici. Per citare un’altra serie Meravigliosa, "Costruire il futuro e tenere in vita il passato sono la stessa cosa’’.

Vi lascio con un’ultima curiosità: Nel Castello dimenticato di Cainhurst, In Bloodborne, è presente in lontananza la regione di Verdite del primo King’s Field. Non si sa se è effettivamente esplorabile, finché non avremo un porting di Bloodborne per Pc non lo sapremo mai.

Ma una di una cosa siamo certi: la frase di Ludwig, QUELLA frase, adesso assume un significato completamente diverso.

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