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John Carter di Marte torna finalmente in libreria

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John Carter di Marte torna grazie alla collana Fantaclassica di GM. LIbri! Un'occasione unica per riscoprire una delle opere pioneristiche del fantastico

 John Carter e i pulp magazines

Il "monopolio europeo" del fantasy venne messo in secondo piano quando iniziarono a proliferare i narratori pulp nel Nuovo Mondo. Se in Inghilterra il fantastico si declinò in un genere di nicchia ed elitario, negli Stati Uniti divenne uno dei generi più popolari grazie all'avvento dei Magazines, riviste specializzate nella pubblicazione di materiale narrativo ma economico.

In America è la rivista Argosy gestita da Frank Munsey a dare avvio al fortunato genere dei pulp magazines, periodici economici stampati su un tipo di carta ad elevata percentuale di "pasta di legno" da cui prende il nome, ed imitata dai celebri Weird Tales e The Unknown. Questa editoria economica e  commerciale, che verrà soppiantata dai volumi paperbacks, si caratterizzerà per numerose pubblicazioni dai vari generi, sportivi, polizieschi, hot and spicy, western, science-fiction, weird-horror e ovviamente fantasy. Nel 1905 Munsey fonderà un'altra popolare rivista The All-story, che avrà il merito di pubblicare le prime opere di uno dei padri della letteratura fantastica: Edgar Rice Burroughs.

Burroughs e John Carter di Marte

GM. Libri è un piccolo editore molto attento alla letteratura fantastica, lo dimostra la collana Fantalibri e la nuova sotto-collana Fantaclassica, in questa nuova avventura editoriale "esordisce" un ciclo fondamentale di tutto il genere! John Carter di Marte di Burroughs, con i primi  tre romanzi dell'intero ciclo.  Segnalo che sotto la curatela di Masa Facchini la traduzione della precedente edizione Newton è stata ritoccata e corretta dove necessario, questo per garantire al lettore un prodotto che rispetta i canoni classici del passato ma non presenta i preoccupanti sintomi del "è invecchiato male". 

Inoltre segnalo che se l'operazione troverà un riscontro favorevole si avvierà una serializzazione del Ciclo di Barsoom di Burroughs, operazione portata in auge soltanto dalla orma  fantomatica Nord nella leggendaria collana Cosmo Oro di fantascienza. Così finalmente anche i lettori più giovani potranno avvicinarsi al fascino di questa epopea pulp in tutta la sua completezza.

Burroughs delineò un prototipo di fantasia eroica primitiva, grezza, ma di grande successo; tra i suoi romanzi più popolari c'è il ciclo di John Carter di Marte. Il protagonista di questa epopea interplanetaria è il soldato John Carter, erede della "mitologia della frontiera" americana  che ricalca i tropi del cowboy o del trapper solitario. Questo Yankee cavalleresco è “sospinto da mezzi mistici attraverso gli abissi dello spazio e si ritrova su Marte" come disse  Brian W. Aldiss, da avventuriero diventa il  protagonista di un nuovo genere fantastico; l'Heroic Fantasy o Sword and Sorcery (teorizzato dopo da Fritz Leiber) ovvero la versione fantastica dei romanzi di "cappa e spada".

John Carter e l'eroe monolitico

L'eroe di Burroughs è catapultato in una società aliena e barbarica dove l'unico elemento che stabilisce il rispetto è la forza bruta e l'uso della spada. La guerra è una pragmatica selezione naturale sul pianeta rosso di Barsoom (Marte) dove i marziani verdi (Warhoon) combattono contro gli umani di Zodanga. Ambientazioni esotiche, atmosfere estrapolate dalle Mille e una notte, sensualità orientale, e ataviche pulsioni guerresche animano il sangue dell'ex ufficiale di cavalleria.  I romanzi di Burroughs non spiccano per sensibilità psicologica ma fondarono i tropi degli eroi "titanici", dove uomini maturi e atletici salvano spesso avvenenti fanciulle seminude. La cinematografia sarà molto grata al retroterra culturale delle riviste Pulp, basti pensare ai film peplum con gli attori culturisti di Cinecittà.

Gli eroi di Burroughs, Tarzan, Carson Napier, David Innes e lo stesso  John Carter sono tutti caratterizzati allo stesso modo, sono forti, imponenti, agili, schietti, virili e non hanno mai bisogno di aiuto e soprattutto non hanno “sviluppi formativi”. Dall'inizio della storia fino alla sua conclusione nei romanzi di Burroughs non ci sono crescite, John Carter arriva su Marte come eroe già formato e torna sulla Terra soltanto con altre avventure da raccontare.

Un altro merito di Burroughs è di aver eliminato alcune barriere tra il fantasy e la science-fiction, nei suoi racconti aleggia una misteriosa forza magica che non deriva unicamente dalla tecnologia, Carter fa più uso della spada che di armi aliene e segue un codice di condotta cavalleresco. La narrativa di Burroughs è stata definita planetary romance per aver unito il romanzo d'avventura alla fantascienza e all'esotismo di pianeti alieni.

John Carter e la "scuola di Burroughs"

Il mensile Weird Tales sarà il principale periodico a dare spazio all' Heroic fantasy, sub-genere del fantasy, specializzato nella violenza, ricco di caotici e stereotipati colpi di scena magici e virilità guerriera. L'ambientazione soprattutto prende vita in contesti e scenari "pre-industriali", cioè in mondi privi di tecnologie sofisticate dove la negromanzia e la magia sono libere di spadroneggiare tra gli uomini. Tutti emularono la narrativa di Burroughs, in sintesi. Questa è una bellissima opinione del grande Ray Bradbury:

Edgar Rice Burroughs non si sarebbe mai considerato un agitatore sociale con doveri verso la società. Ma sta di fatto (ed è una cosa che adoro dire perché crea sempre un grande scompiglio) che Burroughs è probabilmente lo scrittore più influente di tutta la storia dell’umanità. Dando a un’intera generazione di ragazzi avventura e romanticismo, Burroughs li ha spinti all’azione e a diventare speciali. Ed è questo che dobbiamo fare per gli altri: dare il dono della vita con i nostri libri. Dire a un bambino o una bambina di dieci anni: ehi, la vita è uno spasso! Alza la testa e diventa grande! Ho parlato a un sacco di biochimici, astronomi e tecnologi in vari campi che a dieci anni si erano innamorati di John Carter e di Tarzan e hanno deciso di fare qualcosa di avventuroso. Burroughs ci porta sulla luna. Tutti i tecnologi hanno letto Burroughs.
Un paio di anni fa ero al Caltech con un gruppo di scienziati, e tutti hanno ammesso, per la prima volta in vita loro, di avere letto Burroughs. C’era anche Arthur Clarke che ha riconosciuto di essere stato influenzato da lui, cosa che del resto è naturale: gran parte degli scrittori di fantascienza sono cresciuti con Burroughs. Due degli astronomi più in vista, uno della Cornell e uno del Caltech, hanno confessato: ebbene sì, è grazie a lui che siamo diventati astronomi. Volevamo vedere Marte più da vicino. Ma vale anche per altri campi. Il bisogno di avventura è costante, e ancora una volta gli intellettuali lo snobbano, con la conseguenza di tarpare le ali ai loro figli. Non si può uccidere un sogno. Sono convinto che molta delinquenza, in un modo o nell’altro, sia la conseguenza dell’uccisione di un sogno. Il dovere sociale deve nascere da una vita vissuta con un certo senso dello stile, dell’avventura e del suo fascino.”

Insomma John Carter ha fatto scuola, no?

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