Thor: Love and Thunder nasconde la serietà dietro capre urlanti
Thor Love and Thunder ci porta in un universo fatto di spavalderia, dubbi, stupidità e coraggio nascosto nel posto meno scontato.
Il debutto di Thor Ragnarok è stato senza dubbio uno dei momenti che più mi ha colpito da osservatore delle produzioni di casa Marvel e devo dire che la prima visione mi ha lasciato così e così. Da un lato è possibile apprezzare la follia umoristica di Waititi e godersi un Dio del Tuono che oscilla tra mitologia e pop, dall’altro Hulk e tutta la trama di fondo lo rendono un affronto nei confronti della “regalità” se così vogliamo chiamarla delle due precedenti pellicole. Fino a Dark World c’era questo mito eroico che andava a cozzare contro il sarcasmo di Tony Stark e lo scherno di un uomo medievale che affronta il mondo moderno come se fosse un parco giochi. Ridevamo quando la promozione di Thor era lui che spaccava un boccale di birra in un ristorantino nel deserto americano, ora però quella promozione che vi ha fatto ridere è proprio Thor come personaggio.
Che lo accettiate o meno, la direzione del nostro dio asgardiano è lastricata di scene comiche e di spin off come il Thor Festaiolo e quando fa sul serio è solo un guerriero che apprezza combattere per mettersi in mostra e utilizzare i propri poteri. Thor Love and Thunder è questo all’ennesima potenza, è un Ragnarok 2.0 on the Rock che fa quel che vuole fin dai primi minuti della pellicola.
Di serio in questo film c’è solo Christian Bale nel ruolo di Gorr il Macellatore di Dei ed è talmente serio, teatralmente tragico da essere il contraltare perfetto per il film. Ecco, quando parliamo di Ragnarok 2.0 non è solo perché si ripropone quel gioco di risate e colori, ma anche perché in Ragnarok non c’era la gravità di un cattivo che sapesse farlo: Hela, pace alla sua buon’anima, era comunque una che voleva sfidare Thor e conquistare Asgard quasi per diletto e pure lei aveva la sua buona dose di battute. Lo scopo, del resto, era far rivaleggiare Thor con qualcuno con il suo stesso carisma e una spavalderia eguale.
Però questo obiettivo finiva per rendere Hela un contorno alla disavventura del Dio del Tuono, che era più su un cammino di scoperta personale che altro. Qui, invece, la minaccia è reale e tangibile, un male che va oltre la fisicità dello scontro e si insinua con un dubbio ragionevole fin da prima della iconica sequenza d’apertura degli studi Marvel. Gorr è Thor Love and Thunder nella sua parte migliore, nel nascondere sotto la patina dell’idiozia una lotta interna molto seria, pesante e che bene o male coinvolge tutti i personaggi che appaiono sullo schermo, lasciando che l’ombra di Gorr si faccia più pesante di minuto in minuto anche senza la sua presenza.
A rincarare c’è una performance di Bale straordinaria e con alcuni momenti topici che vi sfido a dimenticare dopo la visione, anzi a mio giudizio abbiamo ampiamente superato i momenti di Thanos con tutta la gravità del caso. Anche il Titano Pazzo aveva una storia e un obiettivo ragionevoli nel grande schema della comprensione, ma qui siamo su un qualcosa di più personale del raziocinio: Thor Love and Thunder crea un intreccio che probabilmente tutti noi avremmo seguito di fronte all’ordalia di Gorr, anzi ho trovato irritante il silenzio (voluto) della parte buona nei confronti delle motivazioni del male. Benissimo, oserei dire, è questo che voglio dopo più di 10 anni di film dove i cattivi erano fatti con lo stampino, anzi è da questa nuova fase tutta giovanile che sembrano essersi svegliati diversi istinti creativi nella casa delle idee, come ci ricorda anche Multiverso della Follia.
Fuori da Gorr però, la cui sola presenza priva il film dei colori e delle risate come un effetto PleasantVille più macabro e truculento, Thor Love and Thunder è un tributo cafone ai Guns N’ Roses e all’eccentricità, è come essere davanti ad un almanacco al neon il cui contenuto sono pagine scarabocchiate che descrivono le avventure immaginifiche di vichinghi spaziali, proprio come le immaginerebbe un bambino in overdose da zuccheri.
Lampi e saette, stelle ogni dove, lotte epocali, scemenze a non finire e battute talmente cringe che fanno il giro e diventano belle. I più seri di voi, quelli che hanno odiato Ragnarok con ogni loro cellula, probabilmente non cambieranno idea (anche se me lo auguro) e anzi forse odieranno ancora di più il regista nonché il personaggio, però tutti gli altri si divertiranno un mondo in sala. Non ricordavo così tante risate in un film Marvel da un po’, forse dai Guardiani della Galassia e non a caso i mondi di uno e dell’altro si sono incontrati nelle ultime pellicole: l’ispirazione all’operato di Gunn di Waititi è evidente perfino se lo guardiamo nella prospettiva del recente Suicide Squad, anche perché la combriccola del tuono si imbarca in una missione al limite del fattibile.
C’è spazio però per un personaggio in grado di portare l’equilibrio tra le due parti: quella seria dei temi e quella divertente di Thor. La Potente Thor è l’ago della bilancia della pellicola, affronta la genesi del suo personaggio con brillantezza e la trasforma in un arco narrativo di tutto rispetto che si contiene tranquillamente nelle due ore di film, senza risultare affrettato o fuori posto. La storia con Jane è sempre stata nei pensieri di Thor in diversi momenti dell’MCU e qui finalmente trova la sua espressione ricercata, lo fa con una delicatezza che non mi aspettavo da Love and Thunder, anzi direi che le battute finali conferiscono una solennità alla Potente Thor e di riflesso a Thor stesso, che finisce per maturare e assumere un ruolo diverso, paradossalmente più serio se raffrontato al percorso da sbruffone che porta avanti dall’inizio del minutaggio.
Proprio come chi ride nonostante le difficoltà, Thor Love and Thunder finisce per strapparvi tante risate ma allo stesso tempo vi piazza alla stomaco dei colpi niente male e che vi faranno venire le paturnie mentre vedrete della capre giganti urlare. Questa è la forza vera del film, qualcosa che Ragnarok non aveva per nulla e che qui trova in Mighty Thor il vessillo perfetto.
Del resto era difficile non scadere di nuovo nella trappola dell’Hulk stupido e macchietta, trattare Jane o Valchiria o qualsiasi altro con una caricatura eccessiva e snaturante. Invece questo non accade, anzi alle volte è Thor stesso a essere la parte “fastidiosa” di alcuni scambi, rendendo il tempo sullo schermo equo perfino per lo Zeus di Russel Crowe: introdotto come un pagliaccio e trasformato velocemente nel protagonista di “Il Giorno Sbagliato”. Ogni personaggio ha una doppia faccia, anche buttata lì in due secondi ma che bastano a farti dire “cavolo, amico” in pieno stile vero Waititi.
L’unico elemento che si conferma dal corso precedente è la straordinaria direzione visiva di tutto l’apparato artistico di Thor Love & Thunder, che riprende la pregevolezza di Ragnarok, nonché i colori sgargianti, e li trasforma con idee innovative, inquadrature folli e ambientazioni sempre originali.
Quello che ho apprezzato di più è senza dubbio l’utilizzo di quest’ultime nella definizione del tono delle scene, magari con dei contrasti tematici a rinforzare la dissonanza o a particolari idee che hanno reso alcuni momenti paradossalmente stupidi nonostante una gravità importante della scena. Anzi direi che non sarebbe un peccato andare a vedere il film anche solo per questo aspetto, difficile farsi sfuggire la bellezza di esplorare universi bizzarri semplicemente osservando due ore di un racconto epico dove un vichingo fantascientifico cerca di salvare la pelle degli Dei mentre è intento a scongiurare le crisi di gelosia delle sue due armi.
E questa descrizione è tutto quello che vi serve per capire che Thor Love and Thunder vale quantomeno la curiosità di interessarsi al prezzo del biglietto, o dell’abbonamento a Disney+ se avete pazienza.