Sala d’arme – la scrittura è una spada, non datevela sui piedi – quarta lezione: lo scenario
Una buona storia può essere ambienta in ogni epoca? Forse, ma non tutte le epoche andranno bene per la vostra storia. Ne sanno qualcosa Romeo e Giulietta.
E si continua a viaggiare in quella terra nebulosa delle idee e della scrittura, apparentemente fatta di tante soggettività, in cui tutto è vero e niente lo è.
Nella nostra ultima chiacchierata, vi avevo lasciato alle prese con i personaggi, gli attori della vostra storia. Oggi parliamo della costruzione del palcoscenico che quegli attori dovranno calcare: lo scenario.
Il termine “scenario”, nel fumetto franco-belga sembra discendere direttamente dalla tradizione della commedia dell'arte e con esso si intende tutto l'insieme degli elementi della storia come l'idea, il soggetto, i personaggi, l'ambientazione e la sceneggiatura . L'accezione italiana, invece, è decisamente più circoscritta e, sostanzialmente, è volta a identificare quegli elementi che compongono lo sfondo della vicenda che si vuole raccontare, in particolare, la sua collocazione storica e geografica.In poche parole, e per rifarsi come sempre a Star Wars, l'incipit del film: “tanto tempo fa, in una galassia lontana, lontana", è già lo scenario.
Messa in questi termini, non sembrerebbe che ci sia poi molto da dire sullo scenario, giusto?
Si sceglie un dove, di decide un quando e ci si ambienta la propria storia, magari facendo qualche ricerchina su Google, giusto per non far vedere di essere proprio ignoranti come capre.
E, tutto sommato, è un approccio che potrebbe pure filare. A patto che la propria storia sia così universale da poter funzionare in qualsiasi contesto.
In realtà, raramente le cose sono così semplici.
Un esempio facile: Romeo e Giulietta.
L'archetipo dell'amore contrastato. C'è forse una storia più universale? No, tanto è vero che è stata calata praticamente in ogni ambientazione possibile... ma ogni ambientazione ha richiesto alcune modifiche, certe volte minime, certe volte consistenti. E, in certi casi, le cose non hanno funzionato comunque.
Prendiamo il caso, per esempio di Romeo + Juliet di Baz Luhrmann.
In questo adattamento dell'opera shakespeariana, l'azione è spostata ai giorni nostri, in una immaginaria località della costa ovest americana (Verona Beach). Tutto il film ha un'atmosfera sopra le righe e continua a giocare sui parallelismi tra il mondo moderno e l'epoca antica, in un divertito e divertente affresco post-moderno. Funziona alla perfezione fino a quando un meccanismo della storia originale finisce per schiantarsi malamente con lo scenario proposto:
Romeo è esiliato a Mantova dopo l'uccisione di Tebaldo. Giulietta chiede aiuto a Padre Lorenzo per sottrarsi alle nozze e ricongiungersi con l'amato. Il religioso ha la bella pensata di dare alla ragazza un veleno che la farà apparire come morta. Nel frattempo, invierà una lettera a Mantova per informare Romeo dello stratagemma e invitarlo a recarsi a Verona quanto prima per portarsi via la, momentaneamente senza vita, Giulietta. Purtroppo la lettera non arriva e le cose vanno a finire come sappiamo.
Un momento, c'è qualcosa che non quadra...
La lettera.
Se l'ambientazione è moderna, perché Padre Lorenzo si sarebbe dovuto affidare a una lettera? Perché non usare il telefono?!
Prendi lo smartphone in invii un WhatsApp a Romeo, informandolo che Giulietta non è morta.
Ci metti pure una faccina.
Romeo arriva a Verona, si porta via la salma della ragazza che si risveglia al suo fianco, un bel bacio e tutti vivono felici e contenti, tranne Bill Shakespeare che, fortunatamente, è morto da un pezzo e non può assistere a questo sabotaggio della sua opera.
Insomma, capite qual è il punto?
Ogni storia ha la sua ambientazione perfetta. Certo, alcune storie funzionano bene anche in ambientazioni diverse (basti pensare a Yojimbo, una meravigliosa storia di samurai trasformata in una altrettanto meravigliosa storia di pistoleri da Sergio Leone, o ai Sette Samurai diventati I Magnifici Sette), ma difficilmente funzionano altrettanto bene e comunque richiedono sempre un buon intervento di sartoria per cadere a pennello.
Il primo consiglio che vi posso dare quindi, quando vi troverete a dover stabilire il dove e il quando della vostra storia, è sempre il solito: andate al nucleo di quello che volete raccontare, capite bene qual è il senso della vostra storia e provate a immaginarvi in quale contesto questo nucleo narrativo possa venire esaltato al meglio, per affinità o per contrasto.
Così facendo, scoprirete che ci sono ambientazioni che servirebbero male la vostra storia (mettendogli, letteralmente, il bastone tra le ruote, come nell'esempio di Romeo e Giulietta), altre che potrebbero risultare neutre e altre ancora che potrebbero dargli un respiro più ampio e profondo. Alla stessa maniera, se il vostro processo creativo è partito dall'ambientazione (magari vi siete detti: "voglio proprio raccontare una bella storia d'ambientazione vittoriana!") cercate di capire i temi culturali e sociali dell’epoca, in modo da stabilire quali concetti proprio non potrebbero funzionare in un contesto del genere e quali, invece, ne verrebbero esaltati.
Ma, soprattutto, non scegliete mai e poi mai un'ambientazione per poi non sfruttarla.
Se la vostra storia si ambienta in un preciso momento storico e in un preciso luogo, ci deve essere un perché. La storia, la cultura, e la geografia di quel luogo devono intervenire nella vostra vicenda in maniera diretta (influenzandone gli avvenimenti) oppure in maniera indiretta (dettando le psicologie dei personaggi a causa del contesto sociale in cui essi vivono).
Ci sono storie in cui l'ambientazione è, a tutti gli effetti, un vero e proprio personaggio tanto è grande la sua influenza sugli avvenimenti ma, anche senza arrivare a questo, non può esistere una storia in cui l'ambientazione non abbia una qualche rilevanza sulle vicende e sulle caratterizzazioni. Ed è per questo che la documentazione e lo studio diventano fondamentali.
Il cinema e i fumetti non bastano. Serve la storia, quella vera. Serve conoscere la politica del tempo e il sentire della gente.
Uno degli aspetti più belli del nostro mestiere è quello di poter passare ore sui libri (o su Internet) ad approfondire gli argomenti che riteniamo necessari per creare le nostre storie e a perderci dentro di essi. State facendo una storia western? Il cinema e i fumetti non bastano. Serve la storia, quella vera. Serve conoscere la politica del tempo e il sentire della gente. Serve sapere come funzionavano le armi, quando sono state introdotte, che problemi davano. Serve conoscere il prezzo delle cose. Serve sapere che tipo di flora e di fauna c'è nella regione in cui avete deciso di ambientare la vostra vicenda e magari anche conoscerne il clima. E via dicendo.
E si badi, tutta questa roba non è necessaria solo nel caso si stia facendo un rigoroso fumetto storico, eh?
Quando ho scritto Ucciderò Ancora Billy the Kid avevo già una discreta conoscenza delle vicende di Pat Garrett e William Bonney ma molte cose, elementi che poi hanno influenzato in maniera importante lo sviluppo di tutta la storia (arrivando fino ad alterare la mia idea iniziale) le ho apprese dallo studio, approfondendo la mia conoscenza dei vari personaggi reali che comparivano lungo il corso della narrazione, cercando di immaginare come avrebbe reagito la gente di quel periodo e il governo dell'epoca a un'invasione di non-morti,.
E stiamo parlando di una storia di pistoleri e zombi, non di Guerra e Pace.
E voi direte: ma se l'universo me lo invento io, allora posso fare come voglio, no?
Col cavolo.
Il genere fantasy è pieno di autori che ragionano in questa maniera e questa è l'esatta ragione per cui il genere fantasy è pieno di spazzatura.
Nel caso di un universo fantastico, SPECIALMENTE se si tratta di un universo fantastico, dovrete creare regole e meccanismi coerenti. E vi ci dovrete attenere. Perché se li cambiate a seconda delle vostre necessità, romperete quel patto con il lettore sui cui si basa ogni storia, ovvero la sospensione dell’incredulità.
In più, qualsiasi sia l'universo che avete creato, avrà delle coordinate fisiche, sociali, matematiche, storiche... e via discorrendo.
Per esempio, se state scrivendo un'opera fantasy-medievale, non potrete ignorare l'aspetto reale di quel contesto: le città funzionerà in una certa maniera, così come la vita di tutti i giorni, la strategia bellica e via dicendo (a meno che voi non abbiate creato le premesse per cui queste cose funziono diversamente).
Detto questo però, bisogna stare attenti a non eccedere nel senso opposto.
Poco importa quanto avete studiato e quanto vi siete documentati, la narrativa non è l'occasione per far sfoggio della vostra cultura. La documentazione e l'approfondimento devono servire per dare credibilità allo scenario e corpo alla storia ma non devono soffocarla. Se l'approfondimento uccide il ritmo della vostra storia, eliminatelo.
Se un dettaglio storico o geografico non collima con quello di cui avete bisogno per realizzare una bella storia, ignoratelo. Tarantino ha fatto uccidere Hitler a colpi di mitraglia in un cinema in fiamme e nessuno è venuto a lamentarsi che Bastardi Senza Gloria fosse storicamente inaccurato. Sergio Leone, ne Il Buono, il Brutto e il Cattivo, ha messo in scena un bombardamento di una città, pratica che diventerà comune in uno scenario di guerra quasi un secolo dopo e tutte le armi che i personaggi impugnano non sono ancora state create, nell’anno in cui la storia è ambientata. E quindi?
O forse siete di quelli che dicono che Il Gladiatore è un brutto film perché ci sono le balestre e i tatuaggi?
Detto questo, direi che è il momento di lasciarvi da soli, a riflettere nella vostra stanzetta, alimentandovi di sole teste di pesce e scuotendo le catene che vi tengono prigionieri (io vi immagino così, fatevene una ragione). Buon lavoro.
Potete trovare qua tutti gli insegnamenti della Sala D'Arme di Roberto Recchioni