Run with the Wind - la nuova concezione degli anime sportivi
Run with the Wind è l'ultimo particolare anime sportivo, tratto dall'opera di Shion Murata, che presenta un nuovo modo di raccontare lo sport.
Lo sport è un elemento quasi imprescindibile della cultura umana, soprattutto di quella legata all’intrattenimento e all’attività fisica. Dalle epoche più remote fino ai moderni eSport, nel corso degli anni e dei secoli abbiamo visto il corpo umano (e la mente) compiere imprese mirabolanti in onore dell’agonismo e della competitività. Il calcio, il basket, il baseball e tante altre discipline sono diventate dei veri e propri emblemi nazionali che portano le potenze mondiali a darsi “battaglia” sui campi sportivi delle Olimpiadi e dei Mondiali, contribuendo sostanzialmente all’economia e al turismo degli ospitanti.
Un fenomeno culturale di questa portata non ha potuto esimersi da avere una rappresentanza nel settore animato giapponese, soprattutto perché nelle terre del sol levante lo sport scolastico è una parte fondamentale della formazione dei giovani nipponici. Gli “anime sportivi” sono senza dubbio una categoria che ha via via guadagnato sempre più popolarità nel corso della sua storia, portando questo genere a rappresentare alcuni degli show più visti di molte stagioni produttive, con tanto di premi e riconoscimenti rubati ai mostri sacri degli studi e dei marchi più in vista. Qui in Italia, a cavallo tra gli anni '80 e '90 abbiamo visto l’importazione di alcune produzioni di successo come Captain Tsubasa – o Holly e Benji – Slam Dunk, Gigi la Trottola e infine Mila e Shiro Due Cuori nella Pallavolo.
Lo sport scolastico è una parte fondamentale della formazione dei giovani nipponici
Inutile dire che chiunque abbia una televisione ha, almeno una volta, visto una puntata degli anime citati, magari anche per sbaglio o incuriositi dalle moltissime battute e parodie che i show radiofonici e televisivi erano soliti fare. Osservando anche solamente la struttura di un singolo episodio, è facile capire quali siano le principali caratteristiche di questo genere: focus sull’azione sportiva (ovviamente), ampio spazio all’illustrare i legami tra i personaggi chiave e il team, riflessione personale del protagonista e, soprattutto, descrivere in maniera romanzata come lo sport forgi lo spirito e ci spinga a dare il meglio di noi stessi, oltre che esagerare al limite della fisica le azioni di gioco.
Sebbene questi dogmi siano sempre più o meno presenti anche nel panorama attuale, le ultime declinazioni degli anime sportivi hanno portato a risultati decisamente interessanti, soprattutto per il modo in cui utilizzano i concetti base per raccontare qualcosa di nuovo in maniere completamente diverse. Per parlarne con un esempio d’eccezione abbiamo scelto di basarci su Run with the Wind di Shion Miura, recentemente entrato nel simulcast di Crunchyroll (dopo la pubblicazione manga e un film live-action) attraverso le animazioni di Production I.G.
Run with the Wind parla di un gruppo di dieci studenti universitari che, per un motivo o per un altro, finiscono per condividere un appartamento di convenienza a un prezzo rasente lo zero. All’inizio della serie il protagonista principale, Kakeru Kurahara, viene sfrattato dalla sua abitazione e non avendo soldi neanche per mangiare accetta l’offerta di Haiji Kiyose, il secondo protagonista e “co-proprietario” del complesso, di vivere sotto il suo tetto, visto che entrambi frequentavano la stessa università. Dato che non avrebbe dovuto sborsare nulla, Kakeru accetta di buon grado se non per poi rendersi conto, insieme agli altri occupanti, che Haiji li ha incastrati in un contratto decisamente particolare: se volevano rimanere in quella casa avrebbero dovuto accettare il fatto di essere membri ufficiali del Club di Corsa dell’università e, quindi, iniziare ad allenarsi per gareggiare nella competizione più difficile ad Hakone: meta storica per tutti gli sport che vedono al loro centro l’azione su pista o strada.
All’inizio nessuno aveva intenzione di partecipare – e già qui c’è un enorme elemento di differenza rispetto agli altri sportivi – perché, eccetto per Kakeru e Haiji, tutti gli altri non avevano alcuna esperienza in quella disciplina. Un esempio è il ragazzo chiamato “Principe”, il quale non è altro che l'incarnazione di qualsiasi appassionato di manga che vive tra le pile dei suoi fumetti e non pratica attività fisica. La stessa situazione drammatica vale più o meno anche per gli altri giovani, nonostante sia evidente che alcuni di loro abbiano un talento o un fisico più predisposto alla corsa. Agli occhi di Haiji però, ognuno di quei ragazzi è estremamente speciale oltre che capace e, per tale ragione, insiste sul voler correre ad Hakone e vincere utilizzando quel team amatoriale. Questa premessa è essenzialmente il filo principale della trama che tiene insieme tutto il racconto, ma il valore di Run with the Wind non risiede in essa o nella prodezza agonistica, piuttosto si concentra sull’illustrare allo spettatore quanto lo sport influenzi la vita delle persone, specialmente se quest’ultime sono dei giovani adulti che devono già affacciarsi alla cruda realtà del mondo.
Kakeru rappresenta, idealmente, la tradizione classica delle produzioni sportive con i suoi canoni onnipresenti: possiede il desiderio di essere il migliore nella disciplina, allenandosi ogni giorno per migliorare la sua già impressionante velocità, pensa solo al proprio record ed è lì principalmente perché vuole la gloria dell’essere il più bravo corridore del Giappone. Fin dalle prime battute è chiaro che il suo talento lo abbia reso affamato di vittorie e riconoscimenti in un senso genuino, ovvero quello di tutti gli atleti che naturalmente mirano a farsi notare nel loro settore. Si tratta di una mentalità comune che possiamo analizzare anche in Diamond no Ace e nella sua gestione della squadra di baseball protagonista. In esso è evidente che ognuno degli “eroi” presenti una dote unica – quasi come un superpotere – e che siano già atleti estremamente predisposti a scalare il campionato nazionale.
A quel punto, come molti altri show, l’evoluzione di questi ragazzi non avviene all’interno dei legami personali o del cosiddetto “bonding” – seppur presente – ma piuttosto è il rapporto con gli avversari sempre più forti a far crescere Eijun e gli altri, creando un ecosistema che si basa interamente sulla prestazione e sul superamento dei propri limiti fisici. Per questo, in ogni competizione e allenamento, possiamo assistere alla creazione di nuove “mosse” e tattiche sempre più forti che dovrebbero garantire la vittoria contro la squadra più forte del momento (e che nel corso della serie rappresenta quasi un nemico vero e proprio). Una pratica molto abusata che rientra nella forma degli iconici power-up del genere shonen e che abbiamo potuto vedere anche in Haikyu!!
Un terreno di mezzo lo osserviamo con Yowamushi Pedal e il modo in cui i ciclisti del liceo Sohoku ricevono ampio spazio sia nelle gare che nella loro vita privata. Mentre sui grandi tracciati li vediamo compiere prodezze al limite della fisica e del buon senso, addirittura trasformandosi in cavallette umane o facendosi crescere delle ali angeliche, fuori da esse c’è una grande attenzione alla struttura psicologica del protagonista – che è solamente un ragazzo otaku dal talento nascosto – e a quella di tutti gli altri personaggi che compaiono su schermo, perfino dei rivali più strani. Anche qui però, nonostante una profondità maggiore e una decisa caratterizzazione psicologica di rilievo, le gare scandiscono il ritmo dell’evoluzione dei personaggi quasi totalmente, vivendo in funzione dei risultati e della rivalità con il liceo di Hakone.
E qui abbiamo l’evoluzione di Run with the Wind, che porta a nuove vette quanto già sperimentato in Yuri!!! on Ice e Free! - Iwatobi Swim Club. Lo sport fin da subito viene inteso come una sorta di trama parallela che serve a contestualizzare e muovere le riflessioni dei dieci occupanti dell’appartamento. Nel corso delle prime puntate viene spesso ripetuta la domanda “Che cosa vuol dire correre?”, così tanto da ricevere delle risposte stizzite da parte dell’atletico Kakeru che pensa di saperlo già visti i suoi trascoarsi. Proprio lui, uscito fuori da una squadra con un coach super competitivo che lo ha addestrato a ignorare chi è troppo lento, è l’elemento di contrasto perfetto per capire veramente cosa vuol dire questa domanda nella prospettiva di chi non ha mai pensato di correre seriamente. E non a caso finirà per prendersela con il corridore più debole del gruppo per poi, attraverso esso, arrivare a capire cosa veramente voglia dire far parte di una squadra unita da un obiettivo comune che va ben oltre il podio.
Ma non solo, nell’opera di Shion Mura è chiaramente impresso l’intento di non focalizzare l’attenzione del lettore/spettatore sul lato agonistico per permettere di lasciare ampio respiro alla parte della vita reale con i suoi problemi – o Slice of Life in termini di genere – che, naturalmente, fanno parte della quotidianità degli studenti universitari. Gli anime sportivi infatti spesso abusano dell’ambientazione liceale o scolastica per consentire ai loro personaggi di sacrificarsi completamente alla disciplina, in modo che lo show (o il manga) rimanga costantemente sul binario della competitività e non presenti tempi morti. Diamond no Ace e Yowamushi Pedal lo fanno, ad esempio, attraverso l’accelerazione degli allenamenti e i vari “salti temporali” di giorni e settimane per non perdere tempo tra le partite. Kakeru e i suoi compagni sono stati invece caratterizzati seguendo il principio opposto per far sì che le qualità positive dello sport (e della corsa in particolare) fossero esaltate in un’ottica quasi escapistica, esterna all’agonismo.
L’esempio lampante di questa linea di trama è incarnato nel personaggio di "King", o in quello di "Nico-senpai": studenti dell’ultimo anno che sono invischiati già nel mondo del lavoro e che hanno passato il ritmo della “giovinezza”, raccontandoci di come il tempo possa essere tosto e quanto alcune scelte possano incidere nella salute mentale e fisica. Entrambi però, una volta deciso di arrivare a partecipare alla maratona di Hakone, subiscono dei cambiamenti non indifferenti grazie all’attenzione del caposquadra Haiji, tra i quali smettere di fumare o decidere di dedicarsi a un’attività fisica per ottenere riconoscimenti da utilizzare per il proprio curriculum (in Giappone conta molto). Per quanto possa essere velata, è una chiara critica al modo in cui il sistema orientale porti una persona ad annullare tutto ciò che non generi profitto o titoli di studio. Lo sport, secondo il messaggio dell’autore, potrebbe essere un ottimo modo per evitare di perdere la propria umanità in uffici troppo stretti o in castelli di pratiche da validare fino a tarda notte.
Ma questa analisi critica e personale non vale solamente per le ragioni pratiche; la parte psicologica è equamente curata attraverso la storia personale sia di Kakeru che di Haiji. Il primo illustra le luci e ombre della formazione atletica, raccontandoci di come sia difficile riuscire a fidarsi del prossimo dopo un’intera vita passata a concentrarsi solamente su sé stessi e sulle prestazioni, giudicando le persone solo dai risultati. Il secondo invece è il più classico personaggio che torna a correre dopo un bruttissimo incidente con anni di riabilitazione annessi e una salute cagionevole ancora ad accompagnarlo. Lui, che spinge più di tutti per correre, possiede la caratterizzazione che muove tutte le altre e che da il significato alla serie, un po' come la “solitudine” di Yuri lo era per Yuri!!! on Ice. Si tratta del riscatto di chi ha subito, del trionfo della speranza e della volontà dell’uomo che si accresce attraverso l’unione dei desideri di una squadra. Una deriva che parte dalla drammaticità – seppur non eccessiva – per sbocciare nella positività più pura e vivendo costantemente di contrasti tematici nel corso dello sviluppo.
In questi concetti è, in definitiva, costituito il nuovo slancio che fa evolvere gli anime sportivi dai canoni del passato e dalle derive shonen, come quelle di Kuroko no Basket e Prince of Tennis. È una voglia collettiva di voler raccontare gli sport in un’ottica più realistica e umana, creando spaccati di relazioni e crescita che ogni adolescente o giovane uomo subisce negli anni più delicati della sua vita. Run with the Wind è forse una delle espressioni più accurate di queste nuove idee, ponendosi quasi come un’opera di formazione che mostra allo spettatore il modo in cui l’assetto mentale di uno sport possa potenzialmente cambiare il modo di percepire il mondo e la società che ci circonda.
Lo sport, secondo il messaggio dell’autore, potrebbe essere un ottimo modo per evitare di perdere la propria umanità in uffici troppo stretti o in castelli di pratiche da validare fino a tarda notte
I problemi finanziari, la voglia di ottenere un posto in cui stare, il realizzare i propri desideri e fare ciò che ci piace sono pensieri che in qualche modo turbano tutti noi in misure diverse, così come lo fanno con i nostri dieci “eroi”. Correre, per loro, rappresenta infatti un modo per scendere a compromessi con le preoccupazioni e, al contempo, una via per riflettere su loro stessi e sullo stile di vita che possiedono. Ciò li coinvolge e li avvicina l’un l’altro, creando un supporto morale così forte da muovere le corde emotive dello spettatore, quasi come se avesse corso insieme a loro. Per capire veramente cosa significa la corsa per i protagonisti di questo anime, e per il messaggio lanciato agli spettatori, bisogna solamente prestare attenzione alle parole che Haiji grida a Kakeru: “Se vuoi correre per andare veloce, smetti. Prendi un treno e vedrai quanta velocità ti circonderà. Però, se vuoi davvero capire cosa significa per noi questa disciplina, osserva gli altri dare il loro massimo sulla pista. Per quanto siano inesperti, nessuno di loro sta correndo a vanvera come tu credi, anzi. Forse hanno un desiderio, una volontà, perfino più grande della tua”.