STAI LEGGENDO : Metal Gear Solid 4 - 15 anni e sentirli tutti

Metal Gear Solid 4 - 15 anni e sentirli tutti

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Il 12 Giugno, Metal Gear Solid 4 ha compiuto 15 anni, è doveroso spendere un pensiero sul finale della saga di Solid Snake

Metal Gear è tornato a far parlare di sé grazie ai vari annunci che vedono l'arrivo di Metal Gear Solid Delta e le remastered dei primi 3 titoli della saga "Solid" (che dico così perché ci si dimentica troppo spesso del primo e secondo gioco su MSX2 dove tutta la leggenda di Outer Heaven è cominciata, ma questo inciso è un profondo momento ACKCHYUALLY).
Però, senza troppa fanfara e rumore, a Giugno è trascorso il quindicesimo anniversario di Metal Gear Solid 4 Guns of the Patriots. Un capitolo discusso, a volte anche discutibile (i momenti photoshoot delle Beauty and the Beast che uno si fa molte domande) che gran parte del pubblico si ricorda per le cinematic lunghissime e per l'abuso delle nanomacchine che giustificavano gran parte di ciò che accadeva durante la storia!

Parliamone! Ma non tanto per fare un articolo di rincorsa sugli anniversari, ma proprio per quello che è il significato più intrinseco del gioco, che dà un punto finale all'epica saga di soldati, sensitivi e gente con la benda sull'occhio.

Certo poi ci sonk stati Peace Walker e Metal Gear Solid V, ma quelli sono step intermedi che ampliano una storia già raccontata, mentre Guns of the Patriots voleva essere il punto fermo che mandava un messaggio.

 

A meme to surpass Metal Gear

Partiamo da Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, che uscì su Playstation 2 portandosi dietro un discreto clamore, essendo il seguito di uno dei giochi più rivoluzionari della generazione precedente.
MGS2 era un gioco completamente inaspettato che buttava sul tavolo il concetto di meme, di informazioni e interconnessioni di una rete che raccoglieva tutto.

Inizialmente si riprendono le fila di quanto accaduto in Metal Gear Solid con la prima missione del gioco che è esattamente ciò che ci si sarebbe aspettato.
Nei panni di Solid Snake viviamo una nuova missione di infiltrazione per svelare una nuova e potentissima versione del Metal Gear, l'arma Nucleare bipede il cui spettro minaccia il mondo da anni.

La storia raccontata si sfilaccia, ci porta a controllare una copia sbiadita di Snake, Raiden, che ripete ossessivamente azioni che non gli appartengono, scontrandosi con esagerazioni stonate che fanno sentire chi sta giocando un po' preso in giro, fino a perdere completamente di significato in favore di un ragionamento concettuale su chi sia il giocatore, prima di chiedersi chi siano Solid Snake, Raiden, Solidus, Liquid Ocelot e così via...

Qui avviene un fatto a cui siamo abituati: quando un autore indica la luna il pubblico guarda il dito.
Ovviamente il portare avanti un discorso più metatestuale in maniera così sfacciata fece sì di lasciare aperte delle questioni da un punto di vista di trama, un dettaglio non importante ai fini del discorso più ampio in cui si inseriva Sons of Liberty.
Esattamente come in Watchmen di Moore e Gibbons si discute di chi sia più forte fra il Gufo Notturno e Ozymandias, perdendo il focus della critica al mondo supereroistico e portando il tutto proprio sugli elementio che venivano evidenziati e decostruiti.
Quindi il pubblico comincia a chiedere che fine abbia fatto Vamp il vampiro, dove sia la figlia di Olga Gurlukovich che cosa stia tramando Ocelot e tante altre domande specifiche sulla trama.

There is always a Snake, there's always a Boss, there's always a Metal Gear

Sorvolando rapidamente su Metal Gear Solid 3: Snake Eater che meriterebbe un discorso a parte su cosa sia e cosa significhi. Basta dire che quel terzo capitolo raccontava tanto e bene e che ad un livello più profondo ci mostrava che non fossero necessarie risposte, perché la storia si ripete.
Solid Snake aveva Big Boss, il suo mentore e padre, che si rivelava il cattivo della storia e doveva affrontare una banda di pazzi per fermarlo, stringendo uno strano rapporto di nemiciamicizia con un soldato chiamato Gray Fox.
E in Snake Eater hai un prequel dove Big Boss, ancora col nome in codice Naked Snake, si ritrova contro The Boss, sua mentore, che si rivela essere la cattiva della storia e deve affrontare una banda di pazzi per fermarla, stringendo uno strano rapporto di nemiciamicizia con un soldato chiamato Ocelot.
E in un certo senso era pure il finale di MGS2, dove Raiden, che all'inizio del giocop utilizza il nome in codice Snake, affronta Solidus, che era stato suo mentore e che durante il gioco perde un occhio diventando identico a Big Boss, di cui fra l'altro è un clone, mentre stringe un rapporto di nemiciamicizia con Solid Snake.

Snake Eater doveva essere il finale che chiudeva il cerchio. Un serpente che affronta un boss che gli ha insegnato tutto ciò che sa.
Però il pubblico continuava a chiedere a gran voce una chiusura della TRAMAH!

I stopped an Old Snake along the way

Quindi si arriva Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots.
MGS4 è uno dei giochi più strani che si possano trovare su una PS3 (sperando che ne facciano una remaster).
Si parte da un concetto classico ma che funziona sempre: il vecchio soldato che non vuole mollare nonostante tutto intorno il mondo stia cambiando.

War has changed, recita la rauca voce di Solid Snake, rinominato Old Snake per l'occasione, invecchiato all'inverosimile a causa del fatto di essere un clone di Big Boss, mentre continuiamo a giocare come abbiamo sempre fatto, in un contesto che non lo richiede.
Se per I primi 4 giochi del franchise ci infiltravamo in basi militari, stando attenti a trappole e a soldati di pattuglia, nascondendoci in scatoloni e evitando il più possibile lo scontro diretto, qui cercheremo di applicare queste tattiche in ambienti di guerriglia urbana, dove spesso i nemici sono distratti da altri mercenari in lotta con loro, in una infinita proxy war che non finirà mai perché l'economia ha da girare.
Il risultato è un vecchio che si mimetizza coi muri tramite una tuta speciale mentre intorno c'è una partita di COD.

La trama è scandita con cinematic lunghe, spettacolarizzate all'inverosimile e dove tutto ciò che è stato si ricollega, intrecciando insieme qualsiasi cosa si sia vista nei capitoli precedenti della saga.

Quindi il personaggio secondario del prequel era in realtà un personaggio del primo gioco con un nome in codice diverso, soldatesse viste in precedenza ritornano, gli eroi che ben conosciamo si chiudono in un loop di azioni e reazioni sempre uguali a loro stesse, elementi comici finiscono per diventare parte integrante della storia,
I boss sono imitazioni migliorate di vecchie fight che uniscono elementi da tutta la saga, culminando nel più raffinato dei fan service dove rivisitiamo Shadow Moses, il setting di Metal Gear Solid 1.
È estraniante passare da Snake Eater che porta il gameplay all'apice e che racconta una storia Camp rivoltando come un calzino l'idea Bondiana delle spie a Guns of the Patriots, dove il gioco resta indietro rispetto a sé stesso e ci tiene a raccontarti ogni singolo dettaglio.

Perché andare in quella direzione?
Semplicemente perché quello che abbiamo davanti non è Metal Gear Solid 4, ma Metal Gear Solid 15.

L'invecchiamento di Snake non è solo un trucco narrativo, ma un modo per mettere a nudo cosa succederebbe se un franchise così di successo continuasse a sfornare seguiti e seguiti. La trama si complica e si forza per dare senso ai minimi dettagli e chiudere i vari archi narrativi.
Snake è vecchio e gli viene ricordato di continuo, la schiena è dolorante e la fatica è visibile anche nell'HUD di gioco, perché è il franchise ad essere così, mentre la guerra cambia come cambia il mercato, i fan vogliono che quell'anziana IP continui ad aggiungere meccaniche e citazioni, a sfondare la quarta parete, rimanendo però fedele a quei pochi pixel che nel 1987 si infilavano in una scatola di cartone per eludere le telecamere di sorveglianza di Outer Heaven.

Le reazioni miste che i giocatori hanno su MGS4 sono proprio questo, il risultato di ciò che hanno voluto e chiesto a gran voce, la sequelizzazione costante voluta perché quando ci fu detto che noi non fossimo Solid Snake in MGS2 noi ci siamo tappati le orecchie e abbiamo cominciato a fare tipo coi bis dei concerti, cominciando a cantare "Se non metti l'ultima chiamata Codec, noi non ce ne andiamo".


E pure il finale nel cimitero, che è un momento di rara bellezza emotiva, ci dice sotto sotto che si può spengere la console per un attimo e non cercare di essere soldati, in modo più sottile di Sons of Liberty.
Nel 1987, Big Boss ci intimava di spegnere l'MSX2 perché ormai alle strette, nel 2001 si poteva spegnere la PS2 perché non eravamo eroi di una guerra fantapolitica, ma solo noi stessi, in grado di trovare il nostro destino, qui lo facciamo con un senso di pace, perché in mezzo ai fiori bianchi di quel cimitero ci viene detto che di serpenti non ce n'è più bisogno, e pure di seguiti di Metal Gear!
Poi ok, sono usciti altri giochi, forse anche un modo della Kojima Production di far pace con gli applausi e con la propria creatura, ricordandoci che un po' Big Boss lo siamo stati anche noi, ma la saga è legata in modo strettissimo al quarto capitolo (ACKCHYUALLY è il sesto considerando i giochi per MSX) che ci ha dato il finale, la chiusura che si chiedeva a gran voce, ricordandoci che non sempre pensare ai franchise in modo globale è una buona idea

C'è da sperare in MGS4 remastered in un volume 2 della collection, perché un simile discorso merita di non perdersi come abandonware e di essere riscoperto, rigiocato e ricordato.
Perché la guerra è cambiata, e un ripasso non fa mai male!

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