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L'affascinante mondo "nascosto" del Sudoku

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Il Sudoku mi è sempre sembrato un gioco "noioso" e "complesso" finché non ho scoperto le varianti che mi hanno stravolto il cervello.

Fra le piccole bolle di ricordi della mia infanzia riguardanti il periodo in cui vivevo con i miei nonni ci sono quelle della Settimana Enigmistica: c’era sempre un numero in giro per la casa e io, assieme a mia sorella, ci divertivamo non tanto con i giochi logici complessi quanto con i classici “unisci i puntini” o “colora le sezioni”. Ma anche le differenze andavano forte.

Non guardavo altro, che lasciavo invece per l’infinitamente più saggio nonno di cui, purtroppo, non ricordo i puzzle preferiti.

Ricordo invece che anni più tardi mia nonna materna, altra appassionata di Settimana Enigmistica, si dilettava nei cruciverba. Io e mia sorella apprezzavamo molto il farli assieme a lei, che era così brava che faceva anche quelli senza le caselle nere, che io non ho mai imparato a risolvere.

E poi c’è stata la svolta del Sudoku. Non mi sono mai soffermato molto su come siano arrivati, all’improvviso, quei puzzle nelle nostre case. So solo che un giorno Annamaria, mia nonna, se ne uscì con questa nuova “passione” al punto che smise di comprare la Settimana Enigmistica per lanciarsi sulle riviste specializzate in Sudoku che contenevano decine e decine di queste griglie con i numeri che non mi piacevano.

Lei mi ha insegnato a risolverli. I primi metodi rudimentali giusto per farmi capire il senso di quei puzzle mentre lei era già diventata così brava da potersi dedicare a griglie più grandi e complicate.

Non mi piacevano i Sudoku. Troppi numeri, troppa matematica. Odiavo (e odio) la matematica e non riuscivo a vedere altro che matematica laddove lei invece riusciva a vedere tantissima logica.

Con il tempo quelle riviste diventarono un dispositivo elettronico di Sudoku che oggi è un’app sul suo smartphone.

Anche nel mio smartphone c’è un’app di Sudoku, ma non la uso spesso. Mi ricordo di lei ogni tanto, quando ho voglia di qualcosa di rilassante con dei numeretti. La apro e faccio i Sudoku per bambini perché non ho mai imparato davvero, fino in fondo, a risolverli.

Con un salto di tanti (troppi) anni in avanti arriviamo ai giorni nostri quando, qualche tempo fa, mi imbatto in qualcosa che mai avevo mai immaginato di scoprire: le varianti dei Sudoku che, applicando tantissima fantasia nella creazione delle griglie, fanno nascere dei veri e propri puzzle di logica che hanno dell’incredibile.

Inciampo in questo mondo attraverso Damaso Scibetta, un matematico italiano che si diletta, da un po’ di tempo, nella creazione di queste varianti e che si è ritagliato anche un piccolo momento di celebrità all’interno della community di giocatori che hanno reso popolari le varianti del Sudoku nel mondo.

Come spesso accade ho bisogno di saperne di più, perciò lo contatto per fare due chiacchiere in merito alla natura di queste varianti, come funzionano, dove è possibile trovarne e via discorrendo. Mi innamoro, istantaneamente, di questo mondo iniziando a divorare un (bel) po’ di video su giocatori che approcciano queste “modalità” particolari e provo a dilettarmi in alcune di queste con (almeno per ora) risultati discutibili.

Damaso, di cui trovate i puzzle a questo indirizzo, mi spiega un po’ la diffusione del gioco, la nascita della varianti e il processo creativo (almeno per quanto lo riguarda) dietro la costruzione di una griglia ex-novo.

Così imparo che il Sudoku è vecchio quanto i numeri ma che la sua diffusione nel mondo avviene, come per quasi tutti i puzzle logici “da settimana enigmistica” grazie ad un’azienda nipponica, la Nikoli, che si occupa proprio di diffondere questo genere di puzzle.

Il Sudoku è uno fra i più famosi che sono stati distribuiti in giro per le riviste nonché quello che contribuisce a fare un nome all’azienda anche se sono decine e decine quelli che la Nikoli recupera dalla storia del mondo e rende fruibili al grande pubblico orientale e non.

Ed è proprio grazie al loro lavoro che mia nonna Annamaria, anni fa, si imbatte nel suo primo Sudoku innamorandosene e cercando di fare innamorare anche i suoi nipoti.

E la storia del Sudoku finirebbe qui se non fosse per il Covid-19 che fra tutte le “nuove professioni” che ha generato riesce a dare una seconda vita anche ad un puzzle vecchio quanto i numeri.

Damaso mi racconta, infatti, che durante la pandemia viene aperto un singolare canale YouTube, Crack the Cryptic, in cui si parla solo ed esclusivamente di Sudoku gestito da Mark Goodliffe, vincitore per 12 volte del The Times Crossword Championship e Simon Anthony, ex detentore del record le solzuioni consecutive di Listener Crossword.

Il canale fa, come si suol dire, il botto segnando record su record durante il periodo della pandemia e dando vita ad una community, la più grande e importante, per quanto concerne i giochi di logica con un focus proprio sul Sudoku.

Quel che accade, come mi racconta Damaso, ha dell’incredibile: si forma in pochissimo tempo un nutrito gruppo di persone, fra matematici e informatici, che si dedicano alla creazione di nuovi puzzle e nuove varianti del gioco classico dando alla luce centinaia e centinaia di nuove logiche con cui costruire enigmi sempre nuovi con meccaniche sempre più complesse, intricate e intriganti.

Si parte, come sempre, da cose molto semplici come i Killer Sudoku, in cui ci sono delle “gabbie” nella griglia con un numeretto che indica la somma complessiva dei numeri contenuti in questa sezione fino ad arrivare a vincoli che vedono veri e propri percorsi in cui i numeri al loro interno devono seguire particolari regole di successione.

Il tutto senza mai uscire dalle regole base di un Sudoku: numeri da 1 a 9 che non devono mai ripetersi nella stessa riga, colonna o quadrato 3x3.

E questo, come lo stesso Scibetta mi spiega, porta in pochissimi anni a formulare veri e propri nuovi teoremi matematici sulle successioni numeriche e sulle interconnessioni fra i numeri.

Mi mostra alcuni strumenti di progettazione, come f-puzzle o SudokuLab, con i quali lui stesso si cimenta nella creazione dei suoi puzzle e mi mostra il processo creativo che c’è dietro la costruzione di una griglia.

Si parte da una “semplice” idea, come può essere quella di tracciare una linea al cui interno i numeri possono essere solo crescenti, e scoprire come questo vincolo impatti sul resto dei numeri scoprendo nuove regole e logiche.

E man mano si costruiscono nuovi vincoli per costruire una “logica di risoluzione” che il giocatore dovrebbe seguire per poter arrivare in fondo al puzzle.

Poi si cerca di risolverlo, prima con strumenti automatici per essere certi che il Sudoku sia valido (per esserlo deve esistere una sola soluzione possibile) e poi provando a risolverlo autonomamente per verificare che questa soluzione univoca sia, di fatto, trovabile da un essere umano in modo logico (senza brute-force e senza try-and-error quindi).

Damaso mi spiega che la community è piena di tester a cui provare a sottoporre il proprio Sudoku per avere dei pareri a cui, spesso, accade di dover fornire uno scritto in cui si dimostra la logica dietro al proprio puzzle (così da dimostrarne la validità).

Infine mi spiega quanto questa community sia molto attenta all’open source cercando di fornire gratuitamente ogni tool ed aiuto possibile verso chiunque voglia approcciarsi a questo mondo perché, insomma, le scoperte sono difficili da fare se le strade verso la conoscenza venissero chiuse senza reali motivi apparenti.

La cosa che mi colpisce da tutto questo racconto è quanto questo mondo sia estremamente affascinante: un gioco di logica apparentemente semplice che da vita ad una community di questo livello, un gioco che contribuisce attivamente alla “ricerca scientifica” in ambito numerico e un gioco il cui unico limite è la fantasia di chi si approccia nella sua creazione e diffusione.

E, ancora, il “gioco della creazione” che, come Damaso mi fa capire durante la nostra chiamata, è un “puzzle sul puzzle”: un creatore di Sudoku, infatti, deve rispondere a regole prestabilite e deve trovare lui stesso una logica all’interno della sua idea creando, così, un gioco nel gioco.

Affascinante il processo creativo che mi mostra, sequenza dopo sequenza, per la creazione del suo prossimo puzzle di cui onestamente non saprei dire molto. Ma è stato proprio il processo a farmi sorridere: Damaso sembrava “giocare” proprio con quei tool spiegandomi come questa o quell’idea andavano a “rompere” le regole e quindi doveva provare un approccio differente. Semplicemente… magico.

Così come magico il mondo che mi si è parato davanti subito dopo… un’infinità di puzzle logici bellissimi la cui risoluzione è un esercizio di logica incredibilmente rilassante e soddisfacente.

Date un’altra possibilità di Sudoku, non ve ne pentirete.

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