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La quinta stagione: il terremoto della saga di Nora K. Jemisin

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Nora K. Jemisin è stata la prima a vincere il premio Hugo tre volte di seguito. La quinta stagione, il primo romanzo della saga vincitrice, è arrivato in Italia da poco.

Per chiunque sia un amante della cultura pop nelle sue ennemila forme, questi sono anni interessanti, bisogna ammetterlo.

Parlando di generi, se ami il fantasy, sai che raramente nel corso della storia avrai avuto accesso a così tanto materiale, tra serie tv, saghe letterarie, giochi da tavolo e così via. Idem per l’horror, la fantascienza, la narrativa weird, quella supereroistica e tutto quanto ha definito la cultura nerd nel corso degli ultimi anni. Se, d’altra parte, parliamo di medium, abbiamo accesso a una quantità tale di videogiochi, fumetti, libri, film, giochi da tavolo e serie tv che non basterebbero tre vite a goderseli tutti.

Dove voglio arrivare? Da un lato voglio dirvi che è diventato meravigliosamente difficile trovare qualcosa di emozionante da leggere (ma questa è un’altra storia), dall’altra non si può che plaudere alle case di produzione che continuano a sfornare prodotti a cui possiamo attingere.

Nel caso specifico, poiché Nora K. Jemisin è arrivata in Italia grazie alla campagna uscite della Mondadori, non posso che essere contento dell’iniziativa editoriale che ha portato sul mercato i titoli di George Martin pubblicati in una veste che ogni collezionista vorrebbe avere, altri grandi autori fantasy o appunto, la plurivincitrice dell’Hugo Award, Nora k. Jemisin e la sua La quinta stagione.

Il libro in oggetto – La quinta stagione – è il primo di una saga in tre parti, uscito negli Stati Uniti nel 2016 e subito affermatosi come uno dei titoli più interessanti per la critica di genere e piazzatosi saldamente nel cuore degli appassionati.

La storia segue la vita di tre donne, Damaya, Syenite ed Essun, prese in tre momenti differenti delle rispettive vite: una bambina allontanata dalla famiglia, una ragazza costretta a sottostare a regole che non ha scelto e una donna su cui la vita si è accanita fin troppo. Le tre protagoniste si muovono su questo unico, enorme continente – l’Immoto – che costituisce la terraferma del mondo del romanzo e ci aiutano a conoscere tutte le dinamiche che animano i rapporti tra le caste che lo popolano.

 Tra tutti spiccano gli orogeni, esseri umani dotati del potere di creare e fermare terremoti – o meglio, di entrare in contatto con il magma e i minerali in generale – e per questo temuti ma al contempo tenuti in grande considerazione. 

Il motivo di questa considerazione risiede nel particolare rapporto tra gli orogeni, o rogga se vogliamo usare il termine dispregiativo della lingua dell’Immoto, e i terremoti, in una terra che è squassata da movimenti tellurici con così tanta frequenza da averne fatto oggetto di una particolare dottrina religioso, la litodottrina.

La fortunata combinazione tra il mondo della saga, la trama avvincente e le protagoniste temprate dalle asperità della vita riesce a fornire al libro un ritmo incalzante e avvincente, pieno di colpi di scena mai pretestuosi e ben piazzati lungo lo scorrere delle pagine.

Il primo volume della trilogia ci apre le porte del mondo e ci svela cosa sono le quinte stagioni da cui nasce il titolo, dandoci però modo, al contempo, di innamorarci della tenacia che le tre protagoniste dimostrano quando la vita le mette alle strette.

Non è difficile immaginare che in queste tre storie l’autrice abbia voluto inserire sia una parte della sua vita che una parte delle difficoltà a cui le donne vengono costantemente sottoposte in tante parti del mondo: il dover sottostare a regole fatte solo per le donne, il dover rispondere alle esigenze di un uomo o peggio, il doverne subire le violenze, costituiscono un filo rosso che si avverte fin dalle prime pagine e fa stringere i denti per il dolore e la frustrazione anche al più cinico dei lettori.

Alla frustrazione segue pure l’incazzatura e lo sfogo della rabbia, non preoccupatevi.  Le protagoniste non rimarranno con le mani in mano tanto a lungo e la fine del primo romanzo mi ha lasciato con quell’acquolina che solo un cliffhanger ben piazzato è capace di regalare. 

Molti altri sono i temi che scorrono sotterranei tra le pagine de La quinta stagione, il primo e più lampante dei quali è sicuramente l’attenzione all’ambiente e la cura del pianeta che ci troviamo ad abitare.

La storia dell’Immoto è fatta di continui sconquassamenti della terra che, con la loro forza distruttrice, cancellano città, popoli, intere civilità: gli abitanti possono solo ricostruire con i cocci sempre più piccoli del mondo precedente e piangere – oltre che per i propri morti – anche per la conoscenza perduta.  Non è difficile immaginare che la terra su cui si muovono le protagoniste del romanzo sia la nostra Terra, giunta ormai a un punto ben oltre il limite che si avvicina anche al nostro orizzonte. 

Proseguendo e approfondendo la lettura, gli altri due punti che saltano all’occhio sono il dolore della perdita, inevitabile in un mondo così pericoloso e costantemente presente nella vita di Damaya, Syenite ed Essun, e la forza primitiva e potente che spinge queste donne a cercare costantemente di migliorare la propria condizione, per evitare alte perdite e riscattare la condizione in cui la società le ha relegate.

Temi, insomma, di una modernità dirompente, che rendono La quinta stagione un romanzo di fantascienza da manuale, capace di trasportare la stretta attualità in un contesto lontanissimo, dando modo al lettore di metabolizzarne ogni aspetto e poterlo guardare con l’occhio clinico che solo la distanza riesce a garantire.

Il modo migliore per lasciarvi, quindi, è con il discorso che la Jemisin ha tenuto in occasione dell'assegnazione del suo terzo premio Hugo, nel 2018: niente meglio delle sue parole può riassumere sia le fonti d'ispirazione e i messaggi del romanzo sia l'enorme sensibilità di questa scrittrice che dovremo continuare e tenere d'occhio negli anni a venire.

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