Keywords, quando la scusa delle IA nasconde la voglia di fare più soldi
Una brutta storia di licenziamenti dovuti alla IA che forse nasconde solo la voglia di fare più profitti, l'ennesima vicenda legata al mondo dei videogiochi che non avrebbe risonanza se non fosse per la dura lotta di chi si trova senza lavoro.
Lo scorso 27 giugno, Keywords Studios Italy, azienda che offre servizi agli studi di videogiochi, tra cui anche la localizzazione, aveva annunciato il licenziamento in blocco di circa 31 dipendenti su 159 dalle sue filiali di Roma e Cinisello Balsamo, nel milanese. Una grossa operazione che, ancora una volta, ha trovato poco spazio sui media nostrani, quando il settore dei videogiochi continua imperterrito a macinare miliardi su miliardi mentre i lavoratori e le lavoratrici rimangono a casa.
Alla comunicazione, i dipendenti di Keywords hanno annunciato sciopero per i giorni del 5 e 6 agosto, una mobilitazione che ha visto partecipare - dicono i sindacati - quasi il 50% della forza lavoro totale, mentre su un altro fronte, rappresentanti dei lavoratori e azienda si sono incontrati per raggiungere un accordo. Il pomeriggio del 6, a sorpresa, c’è il dietrofront di Keywords, che dopo l’incontro con i sindacati Filcams, Fisascat, Uiltucs ha annunciato la revoca del licenziamento collettivo. Annullato quindi l’esubero in blocco, e la causa sarebbe dovuta non a buon cuore ma a “vizi di forma”. Insomma, il procedimento non era stato svolto alla perfezione, per cui è da annullare.
Una vittoria. Ed è giusto festeggiare. Ma l’azienda sembra ancora intenzionata ad andare avanti con i licenziamenti. «Rimane lo stato di agitazione, con annesso blocco agli straordinari», scrivono i sindacati in un comunicato congiunto.
«La riunione del 6 agosto con l’azienda è stata molto rapida, ci hanno detto che avrebbero ritirato la procedura a causa di un vizio di forma nelle posizioni dell’organico», racconta il sindacalista Uiltocs Mario Grasso. «Nelle prossime settimane ripresenteranno la procedura di licenziamento, formalmente non è possibile impedirglielo, e l’azienda sembra aver precluso qualsiasi strada all’uso di ammortizzatori sociali».
Una mossa “giustificata” da un 2023 di “crisi”, secondo l’azienda. Ma la società, dice Grasso, «non è in perdita, gode di ottima salute». I licenziamenti, continua il sindacalista, sono giustificati a fronte di una flessione dei ricavi del 7%. «Parliamo però di un’azienda che continua a macinare utili e ricavi e che da dieci anni cresce». Alla luce dei licenziamenti in blocco emerge anche un aumento di 14mila euro sullo stipendio dei tre dirigenti, che arriva così a quota 380mila euro, nonché un bonus di 48mila, come scrive Repubblica.
«Dall’analisi dell’ultimo bilancio abbiamo riscontrato aumento dei bonus dei dirigenti, che va in contrasto con questa presunta dichiarazione di crisi», segnala Grasso. E aggiunge: «Questa operazione alla fine serve all’azienda per aumentare solo i profitti»
Tra le ragioni di questi licenziamenti - oltre l’acquisizione della compagnia dal fondo svedese Eqt per due miliardi e l’intenzione di dislocare la forza lavoro in un mega hub in Polonia (in linea con la direzione internazionale di Keywords che con questa mossa ha già effettuato gravi tagli al personale in Irlanda, Spagna, Germania, Brasile e Giappone) - ci sarebbe anche lo zampino dell’intelligenza artificiale, usato come spauracchio ma comunque con una sua rilevanza nella vicenda.
Nella traduzione di videogiochi, l’IA viene impiegata ormai da diversi anni, causando in molti casi una riduzione delle tariffe per i traduttori e le traduttrici freelance, nonché l’uso dei lavoratori al fine di allenare questi algoritmi, che un giorno - semplicemente - sostituiranno il loro lavoro. Questo, ovviamente, si traduce non solo in un abbassamento dei costi del lavoro ma anche della qualità del lavoro, visto che i large language model sbagliano ancora molto durante la traduzione.
«L’idea è quella di tagliare i costi, rispetto anche a richieste dei loro clienti, usufruendo di servizi di intelligenza artificiale, e sostituire quindi le persone con le IA per gestire le traduzioni», continua Mario Grasso, che conferma il perdurare dello stato di agitazione, rimanendo in attesa di «eventuali azioni da parte dell’azienda».
I 31 dipendenti Keywords possono riprendere un attimo fiato, ma la storia purtroppo non è ancora giunta ai titoli di coda. Ed è come se fosse stato premuto il tasto pausa durante un momento concitato, quella battaglia col boss che non sai come andrà a finire. Una pozione di vita, un breve controllo dell’inventario, e poi si va, anche se la rotta sembra essere già tracciata. E il finale? Quasi scontato.
E quanto sta accadendo ai lavoratori e alle lavoratrici di Keywords è solo il riflesso di una cultura che valorizza gli aumenti di stipendi per gli Ad e i licenziamenti come se dimostrassero una qualche stabilità economica.
Come se l’esubero di massa - senza ammortizzatori sociali - fosse una scelta aziendale come un’altra. Ma ci sono delle battaglie che vale la pena combattere fino in fondo. Anche solo per poter dire di aver fatto tutto il possibile, di aver lottato con le unghie e con i denti. Di aver fatto rumore. Perché per qualcuno il silenzio ormai significa che è permesso tutto, anche calpestare la dignità.