Yoshinori Kitase e Naoki Hamaguchi parlano di Final Fantasy 7 Remake
Una chiacchierata tra passato e presente, per capire cosa è cambiato e cosa si prova a tornare a Midgar, in uno dei giochi più amati e discussi di sempre
Yoshinori Kitase e Naoki Hamaguchi rappresentano perfettamente le due anime del progetto Final Fantasy 7 Remake, i due affluenti che hanno creato questo fiume che trasporta con sé nostalgia, innovazione, tradizione e rinnovamento, cuore e cervello.
Il primo è l’architrave, il sigillo di garanzia sull’operazione, l’uomo che era già presente nella squadra originale che sviluppò un gioco pensato per essere così grandioso da poter stare solo in un CD-ROM, scelta che allontanò Square da Nintendo e fece la gloria di Sony.
L’altro è il ponte col futuro, uno che ai tempi Final Fantasy l’ha giocato e che proprio da un gioco della saga, il sesto ha visto nascere il suo desiderio di far parte del settore. Oggi, quello che una volta era solo un ragazzo che viveva le avventure Cloud Strife, è una delle figure più importanti del gioco che le farà tornare più vive che mai nelle menti e nei cuori di milioni di persone. Vediamo che ci hanno detto.
Mi piacerebbe iniziare parlando di sentimenti. Come ci si sente a tornare di nuovo a Midgar, a toccare qualcosa che è tuo, ma anche di milioni di persone in tutto il mondo, che fa parte delle loro memorie, della loro nostalgia? Paura? Rispetto?
Naoki Hamaguchi: Posso capire in maniera profonda i sentimenti di chi guarda a Final Fantasy con amore, perché quando uscì il gioco non ero ancora da questa parte della barricata, ma semplicemente un giocatore come tanti. Quindi credetemi se vi dico che i vostri sentimenti sono i miei. Quello che provo oggi è un senso di soddisfazione, di grandezza, è bello far parte di tutto questo, perché il team è un mix di persone che all’epoca erano solo degli appassionati e altre che erano già coinvolte nello sviluppo del gioco. E non parliamo solo di giapponesi, ma anche piccoli team creativi sparsi nel mondo che amano Final Fantasy 7 e che non vedevano l’ora di tornarci a lavorare. C’è veramente tanto rispetto, tanto amore verso il gioco, siamo consapevoli di giocare coi sentimenti di tanti, che sono anche i nostri.
Yoshinori Kitase: Dal mio punto di vista una cosa di sicuro è cambiata. Nel progetto originale ero incaricato direttamente dello sviluppo, quindi lavoravo duramente tutti i giorni cercando disperatamente di portare a termine il gioco. Mi spinsi veramente al limite, mentre adesso col Remake la situazione è differente. Adesso il mio è più un ruolo di supervisione del lavoro svolto dallo staff più giovane. Per una volta ammetto che è divertente, rilassarsi un attimo e ammirare le loro idee. Onestamente il risultato finale sta superando le mie aspettative e in questo nuovo ruolo stavolta posso godermi meglio il processo di sviluppo.
Final Fantasy 7 è uscito nel 1997. Il mondo dei videogiochi era diverso, anzi tutta la società lo era. Oggi il pubblico è diverso, il mondo dei videogiochi è diverso e anche la cultura che li circonda è differente, molto più consapevole e attenta ai messaggi. Vi siete trovati di fronte a molte situazioni che una volta andavano bene e che adesso avete dovuto modificare o togliere?
Yoshinori Kitase: Sì, il mondo è cambiato e i videogiochi con lui, questo porta con sé alcune modifiche. Un esempio lo si può trovare subito nella missione iniziale dell’assalto al reattore Mako. Le azioni dell’Avalanche sono sempre quelle: vogliono danneggiare e sabotare il reattore, ma rispetto all’originale abbiamo cambiato l’obiettivo finale della missione. Non è loro intenzione causare tutti quei danni e quella distruzione, ma cadono in una trappola della Shinra che, avendo capito in anticipo cosa volessero fare, sfrutta il loro attacco per ribaltarlo e scatenargli contro l’esercito e la propaganda, facendoli apparire in maniera negativa.
Naoki Hamaguchi: L’intento della missione non cambia nella sua essenza, questa è una scelta di Barret, lui vuole compiere atto di guerra, ma adesso abbiamo aggiunto molte più sfumature nella sua reazione al risultato finale. Questo perché in un remake cambiano anche le possibilità espressive dei personaggi, che diventa molto più realistica. Aggiungere la voce e le espressioni facciali ci permette di mostrare tutti i dubbi e il conflitto che si agita dentro Barret e il suo chiedersi più volte se ha realmente fatto la scelta giusta. Così facendo riusciamo a raccontare un personaggio noto, ma aggiungendo qualche nuova sfumatura.
Final Fantasy 7 è stato un gioco che ha cambiato per molti la percezione sul medium, ha mostrato non solo la potenza di PlayStation, ma anche la potenza dei racconti e il modo nipponico di narrare a un pubblico molto più vasto rispetto al passato. Pensate che con questo nuovo gioco quella influenza si rinnoverà? Che sarà l’impulso per una nuova generazione di persone che saranno cambiate dal gioco?
Yoshinori Kitase: L’essenza di Final Fantasy 7 non è cambiata più di tanto in questi anni e la sua storia è ancora importante, anzi, da quello che abbiamo sentito in questi giorni di contatto con la stampa e col pubblico forse è ancora più rilevante di prima. Parliamo pur sempre di salvare il pianeta da un potere che vuole sfruttarlo! Ciò che facemmo all’epoca, filtrando importanti temi filosofici attraverso un racconto di fantasia, fu renderli senza tempo, universali. Per questo motivo credo che la storia mantenga la sua forza e probabilmente avrà un forte impatto su qualcuno, magari qualcuno che all’epoca era un ragazzo e oggi potrà giocarci insieme ai suoi figli.