STAI LEGGENDO : Ho giocato a Hunter’s Arena: Legends così che non spetti a te farlo

Ho giocato a Hunter’s Arena: Legends così che non spetti a te farlo

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Nel torrido mese di agosto, Sony ci ha regalato un tris di videogiochi tutt’altro che entusiasmante per il PlayStation Plus

Nel torrido mese di agosto, Sony ci ha regalato un tris di videogiochi tutt’altro che entusiasmante per il PlayStation Plus, composto da Plant Vs. Zombies: Battle for Neighborville, Tennis World Tour 2 e Hunter’s Arena: Legends. Come ho già detto, un mese deludente, ma ci può stare, del resto siamo ad agosto, e l'ottavo mese è fatto per essere trascorso in vacanza, che sia al mare, in montagna, o da qualunque parte che sia lontana dal calore di una console.

Dei 3 giochi del Plus, l’unico che mi ha suscitato interesse è quello esclusivo per PS5, Hunter’s Arena, un po’ perché non sapevo cosa fosse ma dava l’aria di essere una specie di For Honor in versione Battle Royale. E poi, hey, è gratis (con il Playstation Plus, ma pur sempre gratis).

Il gioco comincia con un’opening cinematica niente male, che introduce tutti i personaggi in quello che sembra quasi l’intro di un anime. Una volta terminata questa comincia il tutorial, e qui partono i primi dolori. La grafica del gioco non è male, c’è un certo livello di pulizia e comunque si apprezza, ma le animazioni sono un altro discorso.

Quando i personaggi camminano sembrano dei manichini, non muovono la testa o il torso, solamente gli arti e lo stesso discorso vale per il salto. Per quanto riguarda, gli attacchi, o almeno quelli del personaggio utilizzabile nel tutorial, le animazioni sono buone, non da far gridare al miracolo ma buone.

Giocando il tutorial posso dire di non avere la minima idea della tipologia di gioco che ho davanti. Ero convinto si trattasse di un battle royale, ed effettivamente lo è, ma un battle royale con elementi MOBA come la presenza di NPC ostili per la mappa e la possibilità di salire di livello durante la partita, il che di per sé non sembra, e ripeto, sembra una brutta idea. A renderlo particolare è il fatto che si combatta solo a distanza ravvicinata. C’è un tasto per l’attacco normale, uno per le arti marziali, (che non so a cosa servano e il tutorial di certo non mi ha delucidato) una parata e i quattro attacchi speciali che cambiano di personaggio in personaggio.

Ma accantoniamo il gioco per qualche riga e parliamo delle ''leggende''.

Nel gioco ci sono ben 17 personaggi giocabili, di cui 13 gratis fin dall’inizio. Ma non fatevi stupire dal numero, Hunter’s Arena: Legends non è un Free-To-Play ma un gioco dal prezzo di ben 20 €. Il design di queste leggende è quanto di più banale si possa immaginare, se non per qualche eccezione. Tutti personaggi generici che maneggiano armi diverse, qualche bestione particolare e infine i personaggi femminili, accomunati tutti dallo stesso modello ma vestito diversamente. Sì, avete capito bene.

Per la mia prima partita online scelgo Yoongeon (e no, non si tratta della cantante K-Pop), uno spadaccino armato di due katane posseduto dallo spirito di una tigre, o così mi sembra di aver capito. In realtà l’ho scelto solo perché è la precisa fotocopia di Jūshirō Ukitake di Bleach, e io adoro Bleach. Ovviamente non mi piace sperimentare sul campo, quindi prima di avviare il match ho preferito fare prima un po’ di pratica con il personaggio, giusto per vedere di cosa si tratta e giustamente il gioco mi ha premiato crashando. Va bene gioco, non lo rifarò.

Inizio finalmente a giocare dopo quasi 5 minuti per trovare una partita (e ricordo che il gioco è appena uscito) ed eccomi all’interno della mappa pronto a sfidare chiunque…ma i nemici?! Comincio la partita e per la mappa non trovo altro che i nemici controllati dal computer, che servono solo a salire di livello poiché disporranno sì e no di 2 attacchi. Nel frattempo io continuo a cercare disperatamente un altro giocare per ‘’giocare al gioco’’ ma niente, non trovo nessuno. Inoltre durante le partite non c’è nessuna canzone in sottofondo, come in ogni battle royale, ma se nei giochi di questo genere la mancanza di musica è fondamentale per sentire i passi degli avversari e di conseguenza aprire il fuoco a vista, in Hunter’s Arena, un gioco, dove ripeti, non si spara, ma si combatte solo corpo a corpo, la totale assenza di musica rende tutto un po’ ambiguo o persino imbarazzante.

Le mie preghiere vengono ascoltate e scorgo in lontananza un altro giocatore, quindi corro verso di lui, ma appena cominciamo a combattere affronto anche la triste realtà: il netcode è penoso. Di conseguenza, mi ritrovo a combattere contro un nemico che continua a teletrasportarsi, ma che in qualche modo riesco a sconfiggere. First blood.

Non ci vuole molto perché trovi un secondo avversario, e qui c’è anche un secondo reality check: non ci sono combo, i due tasti d’attacco non possono essere alternati per creare delle combo, e ci si deve limitare a mashare il tasto quadrato più rapidamente possibile e ogni tanto effettuare qualche attacco speciale.

Questo è Hunter’s Arena: Legends, o almeno questo è il gameplay riassunto. Adesso non fraintendetemi, non ho avviato il gioco pretendendo una specie di For Honor battle royale, ma almeno un po’ di strategia e non un susseguirsi di attacchi a caso per poi vedere l’avversario scappare ed essere costretti a  se non fosse abbastanza, gli attacchi speciali dei personaggi, pur sé diversi seguono tutti lo stesso schema. Il primo è un attacco frontale, il secondo uno ad area, il terzo a distanza, e il quarto fa... cose strane.

Dopo due partite mi rendo conto che il gioco non è per niente divertente e mi preparo persino a disinstallarlo, ma non è questo il giorno. Se il gioco mi ha deluso in singolo, magari in compagnia può riuscire a divertirmi. Allora contatto il mio amico Fabrizio, grande appassionato di giochi terribili, proprio come me, e decidiamo di provare insieme la rissa reale ma in coppia, nella speranza che questa mi riportasse la gioia di cui le precedenti ore mi avevano privato.

E poi… la scoperta.

La battle royale non si può giocare in due o tre giocatori, e quindi per i gruppi c’è un’altra modalità, gli scontri 3Vs3, stile Marvel Vs Capcom per intenderci. Adesso a Hunter’s Arena: Legends, che prima era un tutti contro tutti si è trasformato, improvvisamente, in un picchiaduro. La mia domanda durante l’infinito caricamento prima dell’inizio del match era solo una: ‘’questa gli sarà uscita bene almeno?’’ Spoiler: no.

Come già detto in precedenza, i tasti per combattere sono solamente due, e non possono essere alternati, ma, se questo colossale difetto era leggermente mascherato dalla presenza di molti giocatori (in teoria) che lottano contemporaneamente, potete immaginare cosa succede nello scontro singolo. Una semplice gara a chi preme più velocemente quadrato, o a chi ha il personaggio con il tasto d’attacco più forte (e ovviamente non so chi sia, non ho il coraggio di cercare su Google se esistono Tier List di questo gioco) finchè un giocatore non esaurisce i 3 lottatori scelti.

Dopo essere stato deluso da entrambe le modalità del gioco gratis del mese d’agosto, mi sono preso un po’ di tempo per fare una riflessione su Hunter’s Arena: Legends.

Qual era lo scopo che si erano prefissato gli sviluppatori durante la creazione del gioco? Magari la speranza, che seppur il titolo peccasse in praticamente ogni ambito, di cavalcare l’onda di popolarià dei battle royale in modo da avere successo? O di sfruttare anche la componente picchiaduro nel tentativo di conquistare qualche fan? Ovviamente io non posso rispondere a queste domande, ma nel mio piccolo penso che il primo problema di Hunter’s Arena sia nei dispositivi su cui è stato rilasciato. Un gioco del genere su PS4 o ancor di più su PS5 non è neanche minimamente salvabile, e salvo chi ha il PlayStation Plus, dubito altamente che qualche potenziale cliente sia interessato ad acquistare il gioco. Tuttavia, se il titolo in questione fosse uscito per Mobile, staremo parlando di un gioco diverso, non un grande gioco, ma un videogioco discreto se giocato magari dentro al letto o sul divano. E, guardando Hunter’s Arena: Legends, sono abbastanza sicuro che il progetto inizialmente fosse stato pensato per Mobile, prima di qualche assurdo cambio di direzione.

La morale della favola (o del pezzo?) è che anche questa volta l’ambizione può fare vittime.

Alla prossima.

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