Grass Kings - L'epopea americana tra la fiction e la realtà storica
Grass Kings è una graphic novel su un'America rurale e selvaggia, culla di atavici ricordi e forze primordiali, sceneggiata da Matt Kindt e illustrata da Tyler Jenkins. La nostra recensione.
Guardare un altro paese, e addirittura continente, non è mai semplice. Ci sono numerosi filtri, incomprensioni, distorsioni, incidenti di prospettiva e il tutto finisce spesso in un'ottica macchiettistica, edulcorata e purtroppo stereotipata. Spesso quello che vediamo è una costruzione del nostro immaginario, lo facciamo col Giappone, con i nostri vicini francesi e ovviamente con il continente americano. Ma a dirla tutti anche noi siamo oggetto di queste macchinazioni che esasperano “l'italianità”, l'Italia fuori dai nostri confini è davvero “mafia, pizza e mandolino”. Per abbattere il muro dell'ignoranza non ci reste che creare un dialogo, tra noi e coloro che guardiamo da lontano e il tutto si basa sui libri, sui media visivi e i fumetti.
Quasi per caso ultimamente mi sono trovato a leggere il pamphelt culturale di Vargas Llosa Sogno e realtà dell'America Latina (Liberilibri editrice) e un altro testo importante di uno dei miei scrittori preferiti La fine della libertà. Verso un nuovo totalitarismo? (Fazi) Di Gore Vidal. In entrambi i testi l'America (settentrionale e meridionale) viene de-costruita dai suoi falsi miti, dalle vacue interpretazioni ideologiche degli europei (e nazionali) e si procede ad un'analisi meticolosa che permette di restituire un'aurea di verità a quei luoghi pesantemente alterati dal pensiero comune.
Siamo abituati a pensare all'America del progresso, dei grattacieli che sfidano le regole della fisica e dell'architettura e che osano competere in altezza con i nostri stessi sogni, ai giganteschi eventi sportivi o mondani, alle follie dei loro miliardari o alle bassezze di quelle periferie costruite per emarginare le minoranze e favorire la criminalità. Invero esistono molte altre realtà, più complesse o più semplici, isolate e a volte dimenticate.
E dobbiamo affidarci all'epos raccontato da un ispiratissimo Matt Kindt, capace di sceneggiare nel graphic novel Grass Kings (Edizione italiana a cura di Oscar Vault Mondadori) un'America rurale e selvaggia, culla di atavici ricordi e forze primordiali. A tradurre in realtà artistica l'epopea sognata da Kindt arriva l'illustratore Tyler Jenkins che fonde la violenta storia di Kindt in un sontuoso arazzo di acquarelli delicatissimi. I paesaggi incontaminati al largo di Cargill, i fiumi, le foreste, le vergini praterie di un'America persa nelle pieghe del tempo prendono vita lentamente, con una segreta malinconia e ridente gioiosità in tutte le pennellate di Jenkins, responsabile di fondere il tratto sobrio, a volte minimale e sfuggente, con l'irruenza sanguinaria del racconto. Perché Grass Kings in fondo è questo, una storia di violenta bellezza.
Fuori dai confini della cittadina di Cargill e fuori da ogni giurisdizione si erge il Regno della Prateria, un luogo di non modeste dimensioni in cui si rifugiano coloro che scelgono di cambiare vita e dedicano la propria anima alla costruzione di un nuovo paradiso e di una nuova comunità. Sono emarginati, come l'indiano Pyke, o outisiders che non riescono a sottostare ai dettami della buona società, molti sono delle figure in cerca di redenzione come la vedetta Archie, altri semplicemente fuggono da loro stessi e tra i campi e le foreste del Regno trovano la pace. Una comunità rurale delimitata da caravan, camper dismessi, casupole e baracche varie. Il Regno della Prateria segue le volontà di Re Robert e dei suoi fratelli minori Bruce e Ashur, i tre difendono con le buone e le cattive la propria baraccopoli costantemente osteggiata dalle autorità della polizia di Cargill, che (a buon ragione) vedono nei sudditi della Prateria dei viziosi abusivi illegali. Il Regno comunque non necessita di nessun aiuto esterno, ha i propri campi che permettono la produzione di derrate alimentari, i pascoli e anche un aeroporto rudimentale dove far decollare il Barone per allontanare gli intrusi con i lacrimogeni lanciati dall'alto.
La lotta intestina tra le micro-comunità di Cargill-Regno della Prateria si è protratta per molti anni, da quando le prime comunità hippie si impiantarono illegalmente sul territorio del futuro Regno e già ai tempi dovettero subire le arringhe dei poliziotti. Ovviamente Grass Kings si ispira alle embrionali entità partecipative della cultura hippie, le quali si aggregavano intorno a figure carismatiche e in luoghi dismessi per esercitare i propri ideali in libertà; anche il mondo culturale si schierò nel movimento, per esempio lo scrittore Ken Kesey e il suo gruppo di sodali “Merry Pranksters” vivevano insieme in California e furono essenziali per lo stile di vita hippie e ulteriori sviluppi degli stilemi della Beat Generation.
Portando un esempio recente basti pensare alla più recente pellicola di Tarantino C'era una volta Hollywood, dove Cliff Booth (Brad Pitt) dando un passaggio a una bellissima autostoppista si ritrova nella comunità hippie dello Spahn Ranch, fulcro centrale del film e delle tragiche dinamiche a cui Tarantino si è ispirato.
Se nella versione cinematografica l'Eccidio di Cielo Drive viene prontamente (e ironicamente) sventato da Cliff e Dalton nella realtà storica invece morirono cinque persone tra cui la moglie del regista Polansky, Sharon Tate. I responsabili del crimine furono identificati nei membri della Famiglia Manson una comune hippie del deserto californiano che adoravano come un idolo messianico Charles Manson.
Grass Kings elabora molte di queste istanze ma il risultato è molto più sobrio e sfumato, gli abitanti del Regno della Prateria non sono bifolchi o analfabeti che fuggono dalla civiltà, bensì un ventaglio di uomini e donne che hanno deciso di costruire un mondo con le proprie regole. Dobbiamo perciò dimenticare il fanatismo di alcune comunità rurali, la violenza inspiegata di questi esponenti e l'idealizzazione di un mondo costruito sulle sostanze psicotrope.
La trama all'inizio apparentemente semplice va ad infittirsi pagina dopo pagina e nonostante l'intimidatoria mole del volume (più di 400 pagine) il racconto ti risucchia, sei obbligato a leggere tutto d'un fiato. L'alternante tranquillità del Regno della Prateria viene nuovamente turbata dal bizzarro arrivo di una donna sulle sponde del fiume che separa il Regno dal territorio di Cargill. Costei è Maria, la moglie dello sceriffo di Cargill ed eterno nemico dei Re della Prateria, fuggita dalle violenze psicologiche e fisiche del suo consorte Humbert. La situazione diventa ancora più critica quando un tirapiedi dello sceriffo (che non si preoccupa di travalicare i limiti della legge) scompare misteriosamente dopo aver fatto visita a Re Robert per portare indietro Maria.
Maria è una figura estremamente positiva e che conquisterà con il suo fascino grezzo non solo i lettori ma anche tutte le lettrici perché saranno capaci di intravedere nell'apparente fragilità della fuggitiva una forza d'animo davvero esaltante. Lei è una donna capace di pensare a se stessa ed è l'unica che deciderà di affrontare i suoi demoni di petto. Robert è molto legato a lei perché gli ricorda sua figlia Rose, tragicamente scomparsa nel nulla mentre lui dormiva e lei giocava presso il fiume. Maria è una seconda occasione per il re della Prateria e farà di tutto per tenerla lontana dal tiranno con il distintivo.Ma la vera storia di questo poderoso racconto inizia a fare capolino quando si parla dell'Assassino fantasma, un famigerato serial killer a piede libero che ha terrorizzato diversi stati americani per diversi anni. A quanto pare secondo lo sceriffo Humbert questo personaggio estremamente pericoloso si nasconde nelle topaie del Regno della Prateria ed è fortemente deciso a stanarlo. Robert, suo fratello “finto-poliziotto” Bruce e altri personaggi indagano per scoprire effettivamente se ci sia una lontana possibilità che nel paradisiaco regno rurale che viva un assassino. Indizi sparsi e sospetti iniziano a farsi strada nella mente di Robert, vecchie faide, tradimenti sepolti dagli anni, segreti persi nell'aria e captati da qualche radiotrasmittente...tutto questo risveglia il suo dolore. E se anche sua figlia fosse stata una vittima?
Inizia così un doloroso viaggio a ritroso in splendidi flashback minimalisti, acquarellati con una leggerezza impalpabile da Jenkins che fa piangere le sue tavole con i colori dell'anima e dell'America ancestrale.
Ma se questo thriller rurale non vi stuzzica ancora abbastanza c'è l'urgenza di sottolineare anche la crudezza di Grass Kings che non ci risparmia tavole estremamente crude e ammantate da un tragico e sublime velo pagano e grottesco; quindi molti di voi apprezzeranno i richiami alla cultura nordica, nativo americana e celtica che si fondono nella violenza rituale dei Re della Prateria. Oltre a questo voglio precisare la realizzazione di fervide scene d'azione dove gli abitanti della Prateria si difendono dalle forze dell'ordine, il tutto è portato su un piano epico, quasi fantasy-rurale con altrettanti parallelismi medievaleggianti e favolistici. La vicenda bellica tra la Prateria e Carlling del resto non è così lontana da un rinomato fatto di cronaca americana, che viene anche citato nel graphic novel, ovvero l'assedio di Waco.Nella cittadina di Waco (texas) le forze speciali della polizia intervennero per sgominare la setta religiosa e armata dei Davidiani, capitanati da David Koresh, asserragliati in un ranch sulla collina del Mount Carmel. Qui, nel 1993, i federali furono costretti ad usare esplosivi e altre armi da fuoco pur di annichilire la minaccia dei fanatici (che si erano macchiati di crimini orribili). Il tutto si concluse con un incendio gigantesco innescato dalle forze dell'ordine in cui persero la vita più di settanta persone tra innocenti bambini e uomini armati.
Avevo iniziato il discorso citando Gore Vidal, il quale nel libro menzionato all'inizio descriverà poi anche la durezza dell'episodio di Waco che comporterà ulteriori attentati fanatico-terroristici in suolo americano da parte dei Davidiani o affini; se lo scrittore avesse letto anche Grass Kings si sarebbe davvero commosso e sarebbe rimasto sorpreso dalla forza narrativa dell'intero volume che incoraggia ognuno di noi a seguire un'infinita libertà.
Calpestando, magari, infinite praterie.