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"La vita della mia ex per come la immagino io" e la composta ferocia dell'umorismo

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La vita della mia ex per come la immagino io è una collezione di storie ironiche e crudeli che ci ricordano la complessità in cui viviamo.

La vita della mia ex per come la immagino, scritto da Gero Arnone e disegnato da Eliana Albertini non parla di ex, non parla di amore, se non dell’amore che dovremmo dimostrare alle nostre caldaie. Parla di una cosa che purtroppo il perenne dibattito su internet tende a dimenticare: la complessità.

 

La vita è un casino e anche quando le nostre intenzioni sono buone in quel casino finiamo per battere la testa violentemente contro gli spigoli del reale. E il reale, che è stronzo, prende le nostre buone intenzioni e gli torce un polso, ci dà capri espiatori perfetti, perché reali, tangibili e spesso realmente colpevoli, verso cui scagliare le nostre insicurezze e i nostri fallimenti per poi dirci “sì ok mitico, ma tanto sempre qua stai”.

La vita della mia ex per come la immagino io

In La vita della mia ex per come la immagino non si salva nessuno. Il capitalismo delle “vere donne” che sacrificano i figli, maschi con l’ego enorme, cuochi irrisolti, comici di merda, femministe a spasso nel tempo, il patriarcato. Non si salvano neanche l’autore né la disegnatrice. Si salvano solo le caldaie, se siamo disposte ad accettare le loro scelte. Avvicinatevi al testo cercando di saperne il meno possibile. A parte questa recensione ovviamente, questa la dovete leggere, giuro, solo questa.

 

Arnone, oltre ad aver lavorato con GiPi ha Il Ragazzo più felice del mondo, è anche è l’autore dei corti di Propaganda Live e in un certo senso anche questo fumetto ha una struttura “a corti”. Non è un caso che nel finale ci siano anche i titoli di coda.

 

Storie apparentemente slegate tra di loro che si mescolano, si citano, parlano le une delle altre partendo dall’autore e la presunta infelicità della sua compagna passando per la battuta più offensiva del mondo (un'idea che forse sarebbe piaciuta a Monty Python) facendo ampi giri tra le pieghe di ciò che ci disturba o imprigiona le nostre vite per tornare nel presente.

 

Albertini fa un gran lavoro sulle storie di Arnone, si è fatta le ossa con le autoproduzioni, in special modo quelle per un pubblico più piccolo, e si vede, perché sa mettersi al servizio della storia, ma senza farsi da parte. Bilancia con grande equilibrio un tratto complesso con soluzioni grafiche più essenziali nel giro di una pagina, ed è quello che ci vuole per accompagnare l’ironia dei testi che a volte arriva fulminea. La sua capacità di rendere le espressioni con pochissimi tratti è altrettanto fondamentale perché certi momenti comici ci arrivino come devono.

 

E la sua capacità di disegnare caldaie che volano credo non sia seconda a nessuno.

Di solito quando si fa satira sul presente si parla di “graffiante ironia” ma i testi di Arnone non cercano quel tipo di provocazione un po’ piaciona in cui nel gioco delle parti io ti provoco, tu ti fingi scandalizzato così io posso continuare a vivere della fama di autore controverso e tu salvi le apparenze non stando al gioco. Arnone non cerca morali particolari o posizioni assolutorie né per sé né per i suoi soggetti.

Riesce, per sua fortuna, altrimenti avrei dovuto indire una crociata nel nome della cancel culture, a restare tra la satira, lo scherzo e l’ironia senza che si senta mai il puzzo di quello che deve dirti un suo pensiero di merda dicendo "no ma io sto scherzando, è black humor". Nonostante quello che viene detto sul risvolto di copertina.

 

Il risvolto dice però il vero quando parla di “composta ferocia che non risparmia nulla”. Ecco perché non è una graffiante ironia quella di Arnone ma un tono molto controllato che dice cose terribili, spesso vere, sicuramente possibili, ricordandoci che siamo fallibili e forse dandoci un’occhiata potremmo perdonare e perdonarci nella consapevolezza di fare tutti un po’ schifo.

 

Tuttavia, Arnone è molto bravo a non scivolare in quella morale autoassolutoria per cui “se facciamo tutti schifo allora fare schifo va bene”. Le storture, i limiti della società, le sue forze più mostruose, la coglionaggine della stand-up comedy e le pressioni sociali sulla donna restano, dopo la risata.

 

E si ride, o almeno, io ho riso tanto leggendo La vita dela mia Ex per come la immagino io, di quella risata in cui in fondo ti resa un “però che cazzo eh”.

Consiglio questo fumetto come esercizio di autoironia, una caratteristica essenziale per riconoscere i nostri limiti che non sminuisce di certo le nostre convinzioni e le battaglie che vogliamo portare avanti. Anzi, solo chi si prende tremendamente sul serio non cambierà il mondo.

 

Ma voi sapete cosa disse il sultano?

 

Leggete questo fumetto e lo scoprirete, così come scoprirete perché ho parlato di caldaie.

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