Free Guy - Eroe Per gioco, o meglio il film sui videogiochi che non ti aspetti
Free Guy riesce ad essere quel film sui videogiochi di cui abbiamo bisogno e... anche quello che meritiamo.
Articolo di: Alessandro Palladino e Salvatore Pilò.
C’è una cosa su cui ogni videogiocatore non transige: un film basato sui videogiochi deve essere, per forza, fatto come si deve. Deve essere rispettoso del prodotto originale e deve ricordare loro, molto da vicino, esattamente quel tipo di mondi e sensazioni che hanno pad alla mano. Non c’è una via di mezzo: o funzionano o non funzionano.
Per questo motivo film tratti direttamente da titoli be specifichi finiscono irrimediabilmente con lo scontrarsi con una fanbase che esige, giustamente, un certo tipo di pellicola mentre tutto il resto delle produzioni cinematografiche a tema rischiano di schiantarsi sul versante opposto: troppe citazioni per reggersi i piedi, troppi occhi strizzati per funzionare, insomma prodotti difficilmente collocabili in questa o quella fascia di pubblico. Troppo poco adatti ai videogiocatori perché mancanti di quel “quid” necessario a farli sentire “a casa” e troppo lontani dal resto del pubblico che si perde fra questa o quella citazione.
Sì, ci sono grandi eccezioni come Ralph Spaccatutto ma sono eccezioni, appunto.
Poi c’è Free Guy – Eroe per gioco che, lungi dall’essere un grande film, riesce ad essere u grande film di videogiochi anzi, il miglior film sui videogiochi giusto per azzardare qualcosa di veramente grosso che finirà, senza alcun dubbio, con l’essere smentito dai più.
La pellicola di Shawn Levy e prodotta da Rayan Reynolds però ci prova lo stesso e lo fa mettendo in scena qualcosa che difficilmente vediamo sul grande schermo quando parliamo di “videogioco al cinema”: l’industria.
Sì, è vero che quando il film esula dal singolo grande titolo spesso e volentieri si parla della classica grande compagnia cattiva che vuole fare qualcosa di brutto, ma con Free Guy la messa in scena è diversa, quasi più… realistica.
La compagnia in questione è la Soonami ai cui vertici c’è Antwan, interpretato da un sorprendente Taika Waititi, il quale è attento ad una cosa ed una soltanto: fare soldi, tanti soldi e questo anche a discapito dei videogiocatori.
Pubblicità ingannevoli, bug e glitch tali da rendere i titoli ingiocabili e la continua ricerca di feature ed eventi che possano “mungere” maggiormente tutti i giocatori. Tutte quisquilie in confronto all’azione peggiore di tutte, acquisire una piccola compagnia indipendente con una bella idea (ma no da milioni di dollari di profitti) per poi cancellare (e rubare) i progetti per costruirci sopra una gigantesca macchina per i soldi.
Niente di nuovo sul fronte Occidentale insomma. Vicende che se anche ovviamente estremizzate e ingigantite ci raccontano gli spaccati più neri e bui del mondo dello sviluppo videoludico: sviluppatori con idee valide, nuove ed interessanti che si scontrano contro realtà apparentemente insormontabili finendo per perdere uno scontro il cui risultato è già stato scritto.
Free Guy riesce, quindi, a mettere in scena un tipo di videogioco “nuovo” senza dover necessariamente sfociare nel citazionismo spinto per potersi reggere in piedi (al netto di un paio di siparietti piuttosto carini) ma mantenendo sempre un certo tipo di distacco dal mondo videoludico reale tale da riuscire a imporsi come un ottimo prodotto di intrattenimento sia per lo spettatore medio che per i videogiocatori che riescono a respirare aria di casa in tutta la pellicola.
In questo l’utilizzo di importanti influencer, come Ninja, all’interno della pellicola, inseriti oculatamente nella narrazione attraverso l’utilizzo di Twitch e YouTube, non fa altro che spingere proprio su questo aspetto: non serve citare, in modo spinto, questo o quel titolo per fare un buon film sui videogiochi per i videogiocatori.
Quello che è necessario è riuscire a ricreare quel tipo di quotidianità a cui il videogiocatore è abituato e costruirgli attorno una buona storia, delle buone gag e un buon livello di azione. Il risultato è, senza alcun dubbio, migliorabile ma rimane comunque un buon inizio su come procedere per il futuro, su come riuscire a dare vita al videogioco anche al cinema riuscendo a fare anche del buon cinema.
Il messaggio oltre al videogioco
Free Guy è, quindi, un film sui maledettissimi videogiochi indipendenti e menomale che qualcuno finalmente ne parla così bene, perfino meglio di quanto qualcuno abbia fatto in vagonate di caratteri o puntate di podcast corali. Ma se questo aspetto è palese, partendo dalla finta intervista alla finta conferenza per sviluppatori indie, credo ci sia stata poca attenzione a quel messaggio che lo stesso mondo indipendente cerca di dare da anni e che solo recentemente è stato concretizzato nel Wholesome Direct: nei videogiochi non c'è più bisogno di ammazzare e basta.
Free Guy parte in un mondo a metà tra GTA e Fortnite, quindi la prima cosa che fai è ammazzare ogni cosa che si muova in città. Ad un certo punto però il film dice che il gioco violento, tale Free City, si può vivere ugualmente senza uccidere nessuno. E badate bene che è diverso dal dire, che ne so, che esistono giochi in cui non si può uccidere come Animal Crossing. L'importante, in Free Guy è far capire che è possibile scegliere di vivere un prodotto così, che si tratta di una posizione coscienziosa dei giocatori finora relegati alla violenza e condannati a un'industria che non pensa ad altro per loro. Lì fuori l'alternativa c'è, non tutto è livelli e sparatorie e se ci sono non sempre devono corrispondere alla distruzione di cose o persone. Il Wholesome Direct per l'appunto.
Il fatto però che Free Guy faccia di questa cosa un vanto è una roba grossa, perché è il primo film sui videogiochi che ti dice che non tutto deve essere azione e che la gente, addirittura, sarebbe disposta solo a guardare la routine degli NPC come molti già hanno fatto per titoli come Red Dead Redemption 2. E da qui l'importanza dell'indipendente come specchio della grande industria nelle alternative che l'industria ha paura di calcolare, quelle che tutto sommato nei calcoli non rientrano. Free Guy ci vuole dire, a differenza di altri film, che i giocatori si ormai evoluti moralmente, abbastanza da voler vedere i videogiochi come qualcosa pieno di ogni possibilità, mezzo di espressione assoluta e intrattenimento oltre il godimento personale nel vedere punti e sangue.