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Il fascino escapista di Ready Player One

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Il libro di Ernst Cline è diventato in questi anni una sorta di bibbia del nerdismo, ma al di là delle citazioni pop perché piace così tanto?

 

Ho letto Ready Player One di Erenst Cline più o meno nel periodo in cui è uscito in Italia grazie a ISBN Edizioni che fece quella spettacolare edizione che oggi non si trova quasi più ed è stata rimpiazzata da quella nuova (anch'essa molto scarsa).

Non ricordo a menadito la trama, ma senza dubbio è una lettura piacevole, una sorta di furbo manifesto della cultura geek, con ottime intuizioni ma tutto sommato niente più che un aggiornamento del classico Viaggio dell’Eroe, scritto da uno che era riuscito a ricordarsi più di altri la sua infanzia, fino a farne una sorta di ossessione e che gira in DeLorean (e per questo ha tutta a mia stima)

Sarebbe banale ascriverne il successo semplicemente al fatto che è un libro che parla di "noi" e che è arrivato nel momento in cui la sottocultura geek/nerd avevamo ormai messo non solo la testa, ma anche le spalle fuori dal guscio per trasformarsi in cultura di massa, in verità Ready Player One azzecca alcuni importanti filoni di quella sottocultura e diventa metafora, bandiera e in parte anche spietata analisi di ciò che ci circonda.

 

Questo articolo è adesso parte di ESQUIRE ITALIA.

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