Dai Fumetti al Cinema e ritorno - la mutazione dell'Universo Marvel
Come siamo passati dai fumetti che influenzavano gli adattamenti cinematografici a un universo molto più malleabile, versatile e condiviso
Come per ogni rito di iniziazione che si rispetti, ricordo molte cose del primo film su un personaggio Marvel che vidi al cinema. Era il 2002 e il Marvel Cinematic Universe era molto lontano dall’essere ciò che è oggi. Non vi era ancora nessuna traccia di una qualsivoglia continuity, il grande pubblico non aveva la più pallida idea di chi fossero il Dottor Strange, Pantera Nera o i Guardiani della Galassia e il nome di Avi Arad campeggiava lì dove adesso brilla quello di Kevin Feige. Il film era Spiderman di Sam Raimi.
Fra le tante cose che mi sono rimaste impresse della visione di quel film, ci fu il momento in cui il Parker-Maguire scoprì di poter lanciare le ragnatele direttamente dai polsi, senza l’aiuto di nessuna attrezzatura tecnologica. Ora, io ancora non ero un rodato lettore di fumetti, ma ero abbastanza certo che l’Uomo Ragno, da buon nerd (nel senso originario del termine), si fosse costruito da solo i lancia-ragnatele e la sostanza viscosa con cui appendere i cattivi davanti alle varie stazioni di polizia di New York.
Qualche anno dopo, siamo nel 2005, fu pubblicata una run di Spectacular Spiderman scritta da J.M. Straczinsky, nella quale, dopo tutta una serie di combattimenti, morti e resurrezioni, il nostro Peter si ritrovava con il potere di lanciare delle ragnatele organiche dai polsi, proprio come nella pellicola di Raimi. Da quel momento in avanti ci si iniziò a rendere conto di una cosa, ovvero che il nascente universo cinematografico Marvel, che avrebbe iniziato la sua gestazione per diventare così come lo conosciamo oggi solamente nel 2008 con il primo Iron man, teneva le redini del gioco. Che l’influenza fra prodotto derivato e prodotto originale era bidirezionale.
Con il senno di poi, questa appare essere la dinamica più naturale. I film erano pensati per un pubblico enorme se paragonato a quello che tutti i mesi correva in edicola ad acquistare il nuovo albo del suo supereroe preferito, ed era quindi logico cercare di attirare nuovi lettori proponendogli su carta gli stessi personaggi che stava imparando ad apprezzare in sala. Non viceversa.
Ad oggi, infatti, l’indotto più importante che finisce nelle casse della Marvel-Disney proviene proprio dai film e già allora, con la lungimiranza fondamentale per queste operazioni, produttori ed editor avevano già capito quale era la strada da tracciare. L’universo Marvel, inteso nell’interezza delle sue produzioni, inizia ad essere sempre più dinamico e malleabile, con idee, elementi e personaggi, capaci di passare da un medium all’altro.
Sono due ipersonaggi simbolo di questa dinamica, ma facciamo un passo indietro e torniamo ancora ai primi anni Duemila. È adesso che viene varato un nuovo universo fumettistico, l’Ultimate Universe, che nasce con un intento ben preciso: rileggere le storie e le origini di tutti i personaggi classici della Marvel, svecchiandoli e liberandoli da una continuity che si portavano dietro da più di quarant’anni (che poi è anche quello che hanno fatto in tutti i film dal 2000 in poi. Ammicco ammicco). Alcuni fra gli scrittori e i disegnatori più importanti del roster Marvel vengono messi al lavoro su queste storie che rappresentano un vero e proprio nuovo punto d’origine per nuove saghe. E infatti attirano nuove generazioni di lettori.
Fra i personaggi che subiscono un restyling importante, c’è Nick Fury, quel Nick Fury che, più di sette anni dopo, interpretato da Samuel L. Jackson, rappresenterà il filo rosso che unirà tutti i film del MCU. Per chi non lo sapesse, si dia un’occhiata al look che fu pensato per il capo dello SHIELD nel 2001.
Ecco. Penso che questo sia uno dei più lampanti esempi di come si possa influenzare la scelta di un attore per un ruolo.
Il secondo personaggio simbolo della linea intrapresa dalla Marvel è Phil Coulson, stavolta in direzione contraria. Agente dello SHIELD senza nessun potere speciale se non quello di entrare con una facilità imbarazzante nei cuori degli spettatori di tutto il mondo, fa il suo debutto, anche lui, in Iron Man del 2008. Da quel momento appare in molte delle pellicole successive fino a quando, in Avengers del 2012, Loki lo uccide. Pianti, disperazione e senso di vuoto. Ma ecco che il buon Phil riappare vivo e vegeto, fra le pagine del fumetto Battle Scars, entrando a far parte in maniera attiva dell’universo cartaceo della Casa delle Idee.
Questi sono solamente due esempi che fanno capire quale sia il modo di procedere di quella che è a tutti gli effetti una vera e propria multinazionale dell’entertainment. Il fumetto che si mescola con il cinema e viceversa, intere run che vengono influenzate da quelle che sono le scelte di sala, i gusti del pubblico e dei produttori. E questo si riflette in ogni ambito dell’attività dell’azienda. Non sono in pochi coloro che hanno collegato un apparente disinteresse della Marvel per due dei suoi franchise più importanti, ovvero gli X-Men e I Fantastici 4, al fatto che i loro diritti di sfruttamento cinematografico appartenevano, come tutti sanno, alla Fox.
Ma mentre i film dedicati ai mutanti hanno, pur se fra alti e bassi (chi ha detto X-men 3?), sempre avuto una soglia di gradimento piuttosto alta, gli scarsi risultati ottenuti in sala dal super quartetto hanno rafforzato l’idea che la chiusura temporanea della testata a loro dedicata sia da imputarsi proprio a quanto visto in sala. E quindi, da un ritorno di immagine da ricostruire da zero.
La Marvel sta dimostrando di essersi accreditata come capofila di un nuovo modo di fare intrattenimento, con una produzione di film che non accenna a calare, a cui si aggiungono moltissimi prodotti per la televisione. A tutto questo, si affianca il settore che fino a dieci anni fa era quello primario, il fumetto che, di anno in anno, cerca di tenere il passo. Questo percorso è stato già intrapreso dal franchise di Star Wars con l’universo espanso, ma, ovviamente, i risultati non sono minimamente paragonabili, anche perché le intenzioni e le modalità sono state differenti.
Quel che è certo è che adesso personaggi che un tempo non conosceva nessuno, ora sono idolatrati in tutto il mondo, il coraggio della Marvel è stato ampiamente ripagato (due film su Ant-man? Davvero?) e ancora non si vede dove tutto questo potrà portare. Bisogna solo sedersi e aspettare che anche il nome di Carol Danvers inizi ad echeggiare in ogni angolo del globo.