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Che pasticcio, Artemis Fowl!

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Uscito in esclusiva per la piattaforma di streaming Disney+, Artemis Fowl adatta la famosa saga fantasy di Eoin Colfer con risultati non proprio esaltanti.

Artemis Fowl è un romanzo fantastico del periodo in cui il termine Young Adult non era ancora stato inventato.
In quel periodo era tutta “narrativa per ragazzi” un etichetta che comprendeva uno spettro bello ampio di prodotti, dagli Istrici della Salani, a Harry Potter, la saga della Bussola D’oro, i Piccoli Brividi.

Il lettore giovane che si muoveva in libreria per cerchi concentrici di prossimità intorno ai titoli che conosceva e aveva già letto pescava da questo moto orbitale il prossimo voluminoso romanzo da aggiungere alla propria libreria.

Artemis Fowl era facile da riconoscere in mezzo alla folla, era spudoratamente attrattivo con la sua sovracopertina dorata brillante, le proporzioni e la rilegatura da libro “importante” per un bambino.
Era impossibile non notarlo, così come era impossibile non restare affascinato dalla storia e dal mondo costruito da Eoin Colfer.

Spudorato

La più grande rivalsa per il lettore che si approcciava ad Artemis Fowl era il protagonista: Artemis era spudoratamente un cattivo, erede di una dinastia del crimine organizzato con affari illeciti dai profili fumosi, non era orfano ma quasi, ma soprattutto aveva sempre il controllo della situazione, era un piccolo machiavellico figlio di puttana.
Leggerlo dopo Harry Potter (all’epoca erano usciti solo i primi tre volumi della saga della Rowling) era una gioia perché finalmente il protagonista non passava metà del libro a cadere dal pero. Artemis Fowl a differenza dell'ultimo superstite di Casa Potter non era una vittima degli eventi.

Artemis era un piccolo machiavellico figlio di puttana.

La principale caratteristica che saltava agli occhi ad un giovane lettore era proprio questa lampante dicotomia tra i due.

A modo loro entrambi se le giocavano nello stesso campo del “disvelamento di un mondo basato sulla magia, parallelo e occultato al nostro” solo che mentre Harry Potter è egli stesso un mago e quindi appartiene a quel mondo che gli è stato occultato per i fatti della vita, Artemis non è un membro del Piccolo Popolo ma solo un ragazzo abbastanza cinico e abbastanza intelligente con i giusti mezzi e la giusta voglia per tentare quello che persone molto più grandi ed esperte di lui hanno provato a fare per millenni: mettere le mani sull’oro del Piccolo Popolo.

Il Piccolo Popolo è un termine che rimanda al folclore gaelico di cui tutta la lore della serie è permeata ma con i dovuti aggiustamenti del caso. Gnomi, elfi e fate del regno sotterraneo sono molto differenti da come vengono tramandati nei miti e nelle leggende popolari, anche loro nel corso dei secoli hanno subito uno sviluppo tecnologico esponenziale a causa della magia e al tempo della storia vivevano in una società hi-tech che al lettore risulta un meraviglioso miscuglio tra fantasy e fantascienza e che ha facilmente eccitato la mia fantasia di bambino bibliofilo.

Con questi presupposti non c’è da sorprendersi come la saga di Eoin Colfer abbia attirato già nel 2001 l’attenzione della Disney che, all’epoca, intendeva espandere con nuove proprietà intellettuali il proprio segmento film in live action.

Le cose nel corso di questi 19 anni (lo ripeto, perché non mi pare vero diciannove anni), la Disney ha acquistato qualsiasi cosa fosse su mercato nel campo dell’intrattenimento ed è diventata una di quelle cattivissime compagnia che compaiono nei loro film tipo Impero del Male e non ha più problemi a fare film senza cartoni animati e la sua sagoma getta un’ombra lunga e incontrastata sulla Terra.

Nonostante ciò, nel 2019 riesce a portare a termine il suo progetto di adattare Artemis Fowl per il cinema piazzando dietro la macchina da presa Kenneth Branagh che già aveva adattato per le masse esultanti un altro strano regno a metà tra mitologia, fantasy e fantascienza, la Asgard del Thor Marvel.

E poi venne il Covid.

Ma dare tutta la colpa al Covid non credo nemmeno sia giusto, dato che il film doveva uscire in un momento, poi fu spostato, poi fu rimandato ancora… insomma, la classica situazione in cui senti la puzza dei problemi produttivi da lontano.
Dulcis in fundo, quando in un trailer vedi cose che mancano dal montaggio finale sai che qualcosa in qualche punto non è andato come avrebbe dovuto.

Il film è un pasticcio.

Un pasticcio di quelli che vedi i pezzetti di nastro adesivo del montaggio della pellicola nonostante il film sia digitale.

Il primo libro di Artemis Fowl era estremamente semplice e già molto cinematografico: Artemis rapisce un Elfo e chiede un riscatto, la situazione degenera in un vero e proprio assedio.
Immaginate una cosa alla Il Negoziatore ma con gli elfi, i troll e la magia.

Una lore proporzionata e gestibile, un mondo che mostrava il giusto serbando qualcosa per i possibili sequel, perché sì, il primo libro aveva la fortuna di essere estremamente godibile autonomamente anche senza voler leggere tutti i successivi, una cosa impensabile nella narrativa fantastica contemporanea dove le ambizioni molto spesso sopravanzano il valore del singolo libro e ogni opera raramente è fine a se stessa ma fa parte di un progetto editoriale a lungo termine (Game of Coff coff Throens tipo).

Il film sembra in difficoltà con il fatto che Artemis è a tutti gli effetti il cattivo della storia, cosicché imbastisce una complicata trama fatta di anonimi villain incappucciati, padri rapiti e ridicoli mcguffin per giustificare agli occhi del pubblico quello che a tutti gli effetti è un sequestro di persona a scopo di estorsione.
Non proprio come far leggere ad un bambino un libro sul rapimento Getty dal punto di vista dei Calabresi ma quasi.

Nel film si perdono tutte le delicate sfumature di grigio e la caratterizzazione dei personaggi che sono il vero fiore all’occhiello della narrazione cercando di ridurli a figure bidimensionali edibili per il grande pubblico.
Grande pubblico al quale ricordiamo era rivolto anche il libro che tutti questi scrupoli non se li è mai posti e nonostante ciò è andato felicemente avanti per 8 volumi. Uno in più di Harry Potter, per dire.

Martorizzata la sceneggiatura, mortificati i personaggi che soffrono di un pericoloso vuoto di carisma e un profilo visivo simile agli scarti di lavorazione di un generico film Marvel.

Fosse uscito al cinema avrebbe forse sollevato un polverone con l’ennesima storia di divergenze produttive che rendono la lavorazione di una pellicola preambolo di un disastro annunciato con conseguenti milioni buttati da parte della Grande D, invece c’è stato il Covid a metterci una pezza.

Il film ha saltato l’uscita in sala ed è stato distribuito in esclusiva sulla piattaforma di streaming proprietaria Disney+ e da lì caduto nel dimenticatoio, nonostante gli si deve riconoscere che il montaggio delle scene in ordine casuale sia abbastanza efficace come pubblicità televisiva per la piattaforma, molto più di quelle allucinanti scene da overdose di antidepressivi con le immagini dei classici Disney montate su una straziante interpretazione de “I sogni son desideri” di Mina che ci ha bombardato per tutto il lockdown.
Come a voler dire “Guarda, la tua realtà è una merda, non ci sono speranze per il futuro, unisciti a noi per rivivere l’epoca d’oro della tua spensierata giovinezza un classico disney alla volta”.

In rotazione con gli spot sul non uscire di casa e lavarsi bene le mani.
La vera guerra psicologica che abbiamo perso.

Detto ciò consiglio a tutti i lettori con prole di recuperare i romanzi di Colfer, che vi sia piaciuto il film o meno, perché seppure ci siano punti in comune a livello di ambientazione e personaggi, l'originale cartaceo è estremamente più succoso, a livello di prosa e di contenuti.
Libri per ragazzi, come ho detto in apertura, ma che risultano godibili anche ad un adulto che ama il fantasy alla Terry Pratchett e alla Douglas Adams.

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